Stefania: la vita come un’offerta a Dio

a cura di Selina Trevisan

Stefania è goriziana, quest’anno compirà 26 anni e sta compilando la sua tesi di laurea in Scienze della Formazione primaria. Contemporaneamente la sua passione per l’educazione l’ha portata a frequentare, da quest’Anno Accademico, anche Scienze dell’Educazione presso lo IUSVE – Istituto Universitario Salesiano a Mestre.
Oltre allo studio Stefana svolge anche attività come capo Scout ed è attiva come educatrice nella CEC – Comunità Educatori Cittadina, per la quale segue il cammino con i ragazzi del Triennio.
Stefania porta con sé anche una bellissima storia di avvicinamento alla fede. Un incontro con Gesù e la fede arrivato nel tempo, quando il suo cuore era pronto per “ascoltare”. Oggi Stefania vive la sua fede con passione e grande condivisione, “imparando giorno per giorno ad amare un po’ di più”.
L’abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto di raccontarci il suo percorso.

“Non mi ponevo in vero ascolto”
“Da bambina non ero stata battezzata per una scelta dei miei genitori, i quali hanno preferito lasciare a me la scelta quando fossi diventata “grande”. Ho comunque sempre frequentato, da piccola, l’Estate insieme, il centro estivo Salesiano, quindi in un modo o nell’altro ero “dentro” gli ambienti cristiani. C’ero però con un atteggiamento molto ostile nei confronti della religione: mi rendo conto ora che spesso, quando cercavo il confronto con i sacerdoti o anche con le mie amiche cristiane, in realtà il mio non era un vero confronto, era più uno scontro; non mi ponevo in vero ascolto ma era come se volessi affermare la mia idea; non mi mettevo nella condizione di cercare di capire l’altro e di ascoltarlo” ci racconta Stefania.
“La svolta è arrivata nel corso di un’estate alla fine delle Scuole Superiori, quando un’amica di famiglia, capo Scout, mi chiese se desiderassi dare una mano al campo estivo con i Lupetti. Accettai ma devo dire che comunque avevo un atteggiamento un po’ di superiorità, non mi mettevo veramente nelle condizioni di comprendere. Però, in qualche modo, sentivo che nello scoutismo c’era qualcosa che mi piaceva; decisi allora di proseguire dando una mano”.
Ad un certo punto del cammino nello scoutismo, a Stefania viene proposto di fare la “Promessa”: “questo mi ha portata a pormi numerose domande – racconta – perché la Promessa Scout recita “con l’aiuto di Dio, prometto sul mio onore di compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese…”. Grazie quindi a Loredana, la capo Scout, ho iniziato a dialogare su questi aspetti e in questo caso finalmente in un dialogo vero, in ascolto dell’altro. Ad un certo punto proprio Loredana mi ha detto una cosa che ha cambiato completamente il mio punto di vista”.

In aiuto degli altri insieme a Gesù
“Tutti aiutano gli altri, ma chi crede lo fa con qualcosa in più e questo “qualcosa in più” è Gesù” Queste le parole rivolte a Stefania dall’amica capo Scout. “Dentro di me avevo sempre pensato che chi è ateo aiuta l’altro perché ci crede veramente, invece chi crede lo fa per avere la ricompensa del Paradiso. Le parole dell’amica furono illuminanti, perché ribaltarono completamente il mio punto di vista – continua spiegando la giovane -. Ho iniziato ad interrogarmi davvero sulle mie convinzioni pregresse.
Un’altra sua frase che mi ha toccato molto è stata questa: “Non ho la certezza al 100% che Dio esista, anche io ho i miei dubbi ma è normale: d’altronde si chiama “fede”, altrimenti non si chiamerebbe così e tutti crederebbero. Però ci voglio credere, perché credo che una vita insieme a Gesù sia una vita bella”. Ho iniziato a farle tante e tante domande, finché ad un certo punto lei non era più in grado di rispondermi. Sono stata così indirizzata a don Ignazio, che ringrazio per avermi dato l’opportunità di un confronto e per aver risposto a tutte le mie domande, finché ad un certo punto mi sono resa conto che non avevo più bisogno di risposte: dentro di me avevo già deciso che volevo credere”.
Quello che per Stefania rappresenta la decisione definitiva, è una sensazione nuova: “dopo gli incontri, sentivo dentro di me una felicità che non riuscivo a spiegare in nessun modo; la collego a una frase del Vangelo, quando i discepoli di Emmaus camminano senza saperlo vicino a Gesù, poi ad un certo punto scoprono che è Lui e dicono “Non ci ardeva forse il cuore quando eravamo con Lui?”. Ecco, io in quei momenti ho sentito questa felicità, il cuore ardere, e l’unico modo per spiegarlo era il fatto sentire Gesù vicino. Questo mi ha fatto decidere di prepararmi per il Battesimo, che ho poi ricevuto nel giorno di Pentecoste del 2021″.

Non un punto di arrivo ma d’inizio
“Il mio vero percorso è iniziato dopo il Battesimo – aggiunge Stefania -. Prima la mia vita era molto “confusionaria”: facevo volontariato, ero molto impegnata, era però come se cercassi qualcosa… ma non riuscivo a capire cosa; ero alla ricerca di qualcosa che mi potesse dare la felicità. Mi sono resa conto solo dopo, quando ho iniziato in mio cammino verso il Battesimo, di essere stata molto chiusa in me stessa, proprio a livello di egoismo, di incapacità di amare veramente l’altro, per questo quando ho fatto il Battesimo e mi hanno messo la veste bianca, segno di risurrezione e di vita nuova, ho chiesto al Signore di aiutarmi a nascere a vita nuova, non più nell’egoismo ma capace di amare. Quando ho fatto questa richiesta, ho pensato quasi avvenisse un miracolo! In realtà quello non era il punto di arrivo, era il punto di partenza”.
La giovane spiega quindi come il percorso di conversione verso l’amore sia ancora oggi molto impegnativo: “sono veramente tanto contenta ma allora non sapevo della fatica che mi sarebbe costata questa richiesta, perché è un cammino che sto facendo da due anni e mezzo e che non si è per nulla concluso. È fatto di difficoltà, sofferenza e di accompagnamento. Credo infatti che la parte più importante in tutto questo sia stato l’aver trovato una “guida spirituale”. Io l’ho trovata in don Vincenzo Salerno, della comunità salesiana cittadina, che mi ha aperto gli occhi, mostrato che esiste un altro modo di vedere le cose.
Grazie all’incontro con il Signore e grazie al percorso che sto compiendo, anche assieme a don Vincenzo, ho compreso che prima ero veramente cieca e ancora adesso lo sono parzialmente, nel senso che il cammino è ancora molto faticoso. La cosa più importante che mi stanno insegnando – ed è forse la più difficile – è quella di amare.
Con tanta fatica, tanta sofferenza e tante lotte, ho capito che possiamo dannarci e arrabbiarci per le cose che ci succedono e che non vorremmo, o possiamo decidere di “starci” e di vedere le ferite come opportunità di amare, di dire “sto dove mi viene chiesto di stare ma ci sto con amore, amando il più possibile, vivendo la mia vita come un’offerta a Dio” ed è questo che io stessa, dal mio Battesimo in poi, sto imparando man mano a fare”.

Un cambiamento in divenire
“La mia vita è cambiata – racconta ancora Stefania – non in maniera improvvisa ma molto gradualmente e ancora adesso sta cambiando. È cambiata dal punto di vista delle attività, facendomi scoprire la mia passione per l’Educazione e un altro modo di vederla, di vedere le persone, di vedere la vita e il mondo. Ho iniziato ad andare a Messa la domenica ma poi ho sempre più dedicato del tempo alla preghiera, cercando di andare a Messa anche ogni giorno. Sento di aver bisogno di Gesù per riuscire, ogni giorno, a cambiare un po’, per cercare di convertire un po’ di più il mio cuore verso l’Amore.
Poi, sul “come” vivere le cose, la mia vita sta cambiando drasticamente: se prima era un continuo cercare qualcosa che riempisse il vuoto che avevo, adesso il mio focus è imparare a vivere la mia vita come un’offerta a Dio. È difficilissimo, ancora non ce l’ho fatta, ma cerco di stare lì dove mi viene chiesto di stare e di starci con Amore”.

Uno sguardo amorevole al passato
Prima di salutarla, chiediamo a Stefania cosa direbbe, se ne avesse la possibilità, alla Stefania ragazzina, quella che non riusciva a mettersi in ascolto e in dialogo: “Vorrei dirle che non ha capito nulla! (ride n.d.r.) Scherzi a parte, le direi di cercare di uscire dall’essere solo sé stessa, di aprire gli occhi e di “guardare”, di non pensare di aver capito già tutto della vita, perché in realtà non l’ha ancora capita ma si sta solo chiudendo in sé stessa.