Le Aggregazioni laicali si interrogano sul tema del dialogo

Una sessantina di persone provenienti da varie diocesi del Veneto e dal Trentino ha partecipato sabato 4 maggio a Gorizia all’incontro promosso dalla Consulta Triveneta delle Aggregazioni Laicali (CALT). È stata una giornata intensa caratterizzata dal filo conduttore del dialogo fra soggetti di culture, lingue, religioni diverse, fin dall’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con la donna cananea (Mt 15, 21-28) scelto per la preghiera iniziale dall’assistente della CALT Mons. Flavio Grendele.
Dopo i saluti della presidente CALT, Emanuela Baccichetto, del vescovo di Gorizia e della delegata diocesana per le Aggregazioni Laicali, il prof. Andrea Bellavite ha proposto, con un intervento molto apprezzato, una sintesi della complessa storia di Gorizia, per poi trarre alcune riflessioni sulle prospettive che potrebbero aprirsi con GO!2025, sul messaggio simbolico che da qui può diffondersi in un mondo lacerato da guerre, incomprensioni e violenza, e infine sui criteri da adottare perché l’impossibile, che qui è accaduto, possa indicare una via di soluzione ai conflitti personali, sociali e politico-militari in corso.
Se la realizzazione di “Gorizia Nova Gorica. Due città in una”, come recita il titolo dell’ultimo libro del prof. Bellavite, è responsabilità di ogni cittadino, anche la lunga e difficile costruzione della pace fra popoli divisi da guerre e reciproci rancori chiama in causa l’impegno di ciascuno di noi, la nostra capacità di porre concretamente gesti alternativi alla logica della violenza e dell’esclusione.
A dimostrazione che l’impossibile talvolta si realizza, c’è un episodio della storia delle due città, oggi Capitale europea della cultura, ricordato come “La domenica delle scope”. Racconta Darko Bratina, recatosi allora con il padre alla Casa Rossa, che il 13 agosto 1950 successe qualcosa d’incredibile: “Avevo otto anni. Al mattino presto di quella domenica arrivò a casa la notizia che in giornata sarebbe stato possibile incontrare i parenti che non vedevamo ormai da tre anni, dall’autunno del 1947, quando il confine ci separò… Era già tardi, forse le due del pomeriggio, quando fummo colti tutti di sorpresa nel sentire un incredibile crescendo di volume di voci e rumori della folla, fino ad allora pressoché silenziosa, che culminò in uno strano e sonoro boato umano cui seguirono ondate di folla in rapida corsa verso la città. Si capì immediatamente che il confine era stato forzato dalla massa accaldata delle persone dell’uno e dell’altro versante, in modo del tutto spontaneo. Le forze dell’ordine si erano rivelate del tutto insufficienti ed inadeguate per bloccare una marea di gente così imponente. Il confine era stato rifiutato, rigettato e negato con una pacifica invasione… Successe allora un altro fatto straordinario. La città invasa dai ’clienti’ forzatamente assenti da qualche anno, aprì le saracinesche dei negozi, come fosse un evento programmato… Di tanto in tanto dalle file spuntavano delle scope ben tenute sulle spalle. Il tutto senza il minimo incidente”.
Quali i criteri per rendere possibili aperture di confini e percorsi di riconciliazione? Dal fondamento del dono reciproco si può arrivare al perdono, che non significa cancellare il passato, ma affrontarlo anche nella sua durezza per rielaborare le sofferenze reciproche verso una rinascita. Citando il documento della Commissione mista storico-culturale italo-slovena come base per costruire una memoria storica condivisa dopo un secolo di tragiche contrapposizioni, il relatore afferma che Gorizia e Nova Gorica dimostrano che è possibile ascoltare le ragioni dell’altro. Dietro le guerre ci sono sempre delle ragioni e bisogna usare la ragione per affrontarle e cercare soluzioni negoziali. Le Chiese hanno lavorato molto in questo territorio per superare le diffidenze e attivare percorsi di riconciliazione. I cristiani sono chiamati a essere segno e strumento dell’intima unione di Dio con tutta l’umanità dentro le dinamiche della storia e della politica.
Dopo il pranzo nei locali del Pastor Angelicus, alcuni goriziani hanno accompagnato il gruppo in una breve, ma significativa, visita di Gorizia, dal castello a piazza Vittoria. La giornata si è conclusa in Duomo con la concelebrazione della S. Messa da parte del vescovo Carlo, del parroco mons. Nicola Ban e di mons. Flavio Grendele. La prima lettura (At 10,25-26.34-35.44-48) è risuonata come sintesi di un itinerario sul dialogo di culture e fedi: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”.
Le offerte raccolte saranno devolute a un’iniziativa per i bambini organizzata insieme dalla Caritas di Gorizia e dall’Humanitarno društvo Kid di Nova Gorica.

Gabriella Burba