Informazione. Parole chiave: sinergia e complementarietà

Continuano le grandi sfide per il mondo della Comunicazione e dell’Informazione. Oltre alla pandemia – che ha fortemente piegato anche il lavoro ti tante redazioni e, non da ultimo, le ha sottoposte anche a numerosi attacchi -, prosegue anche una certa crisi che aveva iniziato ad interessare l’editoria già prima del Covid. Non da ultimo, e questa è forse la sfida più grande, si tratta di avvicinarsi al mondo dei giovani, cercando con loro parallelamente un dialogo e interessi comuni.Ne abbiamo parlato con il diacono Riccardo Losappio, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Trani – Barletta – Bisceglie e direttore del mensile diocesano “In Comunione”.

Il tempo della pandemia ha cambiato le nostre vite e ha segnato anche il nostro modo di accedere alle informazioni.All’interno di questi cambiamenti, quale il ruolo della stampa diocesana in questo tempo?Mi piace rilevare in generale la funzione positiva degli organi di comunicazione e delle strutture poste al servizio di essa nel tempo della pandemia: in un tempo di restrizioni, di isolamento, di chiusura, tanto hanno fatto gli strumenti della comunicazione per la condivisione delle informazioni e così creare, sia pure virtualmente, sinergie, collegamenti, interattività.Non dimenticherò mai come – soprattutto nella prima metà del 2020, grazie alle emittenti del territorio, i social, e, nel proprio piccolo, di In Comunione – il nostro Vescovo mons. Leonardo D’Ascenzo sia entrato nelle case con la sua parola di preghiera, speranza ed incoraggiamento.La stampa diocesana si inserisce in questo contesto di servizio reso alla comunicazione soprattutto attraverso la narrazione dei diversi scenari creatisi durante la pandemia: l’attività delle Caritas – solo per fare alcuni esempi – il mondo delle parrocchie e della vita diocesana, della scuola, del lavoro, del disagio di tantissime famiglie, della cultura.Le storie pubblicate sono state oltre le trenta!

Come avete vissuto – anche a livello redazionale – questo periodo, soprattutto il primo lockdown quando davvero tutto era nuovo, diverso ed incerto? È cambiato forse in qualche modo anche il vostro modo di rapportarvi/proporvi ai lettori, o viceversa il loro modo di interagire e relazionarsi con voi?L’esperienza del lockdown universalmente ha rappresentato qualcosa di nuovo, di inedito, anche per il nostro mensile diocesano.Con il risultato che ci siamo sentiti più motivati a proseguire, ad incontrarci sia pure online, nonostante le difficoltà e i rallentamenti, visto che tutto era fermo e chiuso. Significative e risolutive le indicazioni pervenuteci dalla Fisc, finalizzate a sostenere le testate diocesane e a vivere quel momento quale opportunità per un servizio di ascolto e di informazione.Il progetto di dare spazio alle storie nate in quel periodo è stato vincente, la redazione si è sentita ulteriormente motivata a lavorare, ad intercettare luoghi, situazioni, esperienze, tutte confluite poi nei numeri del giornale che si sono succeduti. Con il risultato di apprezzamenti ricevuti da più parti e dall’aumento delle persone a cui il giornale è stato inviato.Sì, devo dire che In Comunione si è ritrovato ad essere più interessante!Fermo restando che rimaniamo una piccola realtà editoriale, basata soprattutto sul volontariato di un bel gruppo di redattori, per la maggior parte giovani; ma con tanta voglia di crescere!

In questo momento, purtroppo, l’editoria sta vivendo globalmente una crisi.All’interno del mondo editoriale quindi quale futuro secondo lei spetta alle testate diocesane? Verso cosa orientarle per non “perdere il passo”?Sì, si avverte la crisi! I social poi la stanno acuendo per il loro offrire informazione spicciola, a buon mercato, spesso malata, inesatta, approssimativa!Le testate diocesane non devono smarrire il loro radicamento nel territorio, rimanendo sempre in atteggiamento di ascolto, facendo emergere ciò di cui si parla poco, divenendo sempre più competenti nella lettura delle dinamiche ecclesiali-socio-culturali-politiche in atto.Non dimenticando che l’ottica da cui esse si pongono è quella della dottrina sociale della Chiesa e dei fondamenti etici a cui essa si ispira.  

Legata alla domanda precedente, nasce spontanea anche una domanda su come poter portare avanti l’informazione cartacea e, parallelamente, l’informazione web e attraverso i social.Come far convivere queste “realtà” e che tipo di presenza dare loro?Nella risposta precedente ho fatto riferimento ai social. Essi sono una realtà, dobbiamo esservi presenti e abitarvi!Non si tratta dell’”aut aut”, quanto dell’”et et”. Tra l’informazione cartacea e quella del web e quindi dei social vi deve essere sinergia, complementarietà.Quanto al nostro mensile, immagino In Comunione cartaceo come lo strumento dell’approfondimento, la versione web (che stiamo progettando) e quella social con il compito di un’informazione più breve, immediata, in tempo reale, interattiva.Insomma un insieme di strumenti anche per gusti diversi!

Uno dei grandi punti per il più prossimo futuro è avvicinare i più giovani all’informazione e alle nostre testate.Certo nessuno ha una “formula magica” ma quali idee proporrebbe per essere interessanti e in linea con questa fascia d’età? Avete forse già messo in atto (o avete in programma) qualche iniziativa attraverso il vostro mensile?Penso che si possa fare molto, ma sono consapevole di non avere la bacchetta magica.Consapevole che il futuro è nei giovani, che senza dubbio devono essere formati, negli ultimi tempi ho chiesto personalmente a giovani e giovanissimi, datati di sensibilità verso la comunicazione, la collaborazione. La risposta è stata positiva.Tra le new entry in redazione, vi sono due giovani ragazze di 19 anni, gli altri viaggiano tra i trenta e i cinquanta anni. Gli over 50 sono una minoranza!Continueremo così, pronti ad intercettare giovani sensibili ed invitarli.Poi abbiamo messo su il progetto, fatto proprio dalla diocesi, di “qualificazione dei collaboratori”, facendo fare loro il percorso biennale per l’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti.