Mandamento: Dialogo o immobilismo?

Non ci si spiega più, si afferma la propria verità e ciò deve bastare. Il risultato, di fronte ad ogni scelta, è una babele nella quale il cittadino fa fatica a capire perfino di cosa si sta parlando.Non si sfugge a questa situazione nemmeno a casa nostra. Ad ogni proposta, riguardi l’organizzazione della sanità o iniziative industriali, la sistemazione delle strade o i rifugiati, ci si trova di fronte a schieramenti ’per principio’ e non si riesce a fare una analisi seria dei singoli problemi che certamente pesano sulla comunità, ma rimangono quasi sempre avviluppati in una potente ragnatela di parole. Si ha come l’impressione, e forse siamo vicini alla realtà, che abbiamo dimenticato i compiti, e le relative responsabilità, che ognuno ha nella vita democratica delle nostre comunità, per non parlare del Paese ed oltre.Esistono organi istituzionali, ai quali sono preposte persone elette dai cittadini, che hanno il preciso compito di governare un territorio nel rispetto delle leggi e offrendo risposte alle esigenze della comunità. Esistono associazioni che sono portatrici degli interessi dei loro aderenti, siano industriali, commercianti, sportivi, volontari in diversi campi. Esistono singoli cittadini che affrontano i problemi di ogni giorno e vorrebbero dire la loro opinione.Nell’organizzazione di una società democratica, i molti e diversi interessi trovano il punto di mediazione attraverso le rappresentanze in seno alle istituzioni: i partiti politici. Il risultato di queste mediazioni può portare a scelte condivise, almeno da una maggioranza, per dare risposta all’esigenza di una vita sociale che soddisfi i bisogni individuali e collettivi.Sono concetti che tutti conosciamo, ma… e questo ma è davvero grande. Ma le istituzioni quanto sono percepite come credibili, trasparenti, rivolte al bene dei cittadini? Ma le associazioni, soprattutto quelle che hanno maggior peso nell’organizzazione della vita sociale, quanto riescono a superare il pur legittimo concetto del tornaconto personale e di categoria per guardare alla società nel suo complesso?Recuperare senso dei ruoli e delle relative responsabilità, può essere la via per uscire da una situazione in cui sembra tutti vogliano dialogare, a patto che l’altro stia zitto e non faccia obiezioni. Siamo ai monologhi, ognuno parla da solo e i problemi stanno lì, fermi e pesanti. Dalle nostre parti hanno nomi precisi: porto, energia, salute dell’ambiente, organizzazione degli enti locali (quante amministrazioni gestiscono un fazzoletto di terra con 60 mila abitanti?), rapporto tra la grande fabbrica e il territorio, immigrazione legale e clandestina, dignità della persona sui posti di lavoro, difesa dell’occupazione; solo per citare alcuni dei problemi per i quali da anni si fa molta fatica a trovare una risposta condivisa. Diversi gridano la loro risposta, ma queste grida non vanno a formare un coro armonico in grado di spingere una soluzione reale.Sarà ben vero che per uscire da una situazione di questo genere nessuno ha la soluzione in tasca, ma un metodo dovremmo pur riconoscerlo e quello della rappresentanza democratica degli interessi e delle mediazioni possibili potrebbe permettere alle istituzioni di tornare a svolgere il loro ruolo con beneficio reale per tutta la comunità. Probabilmente non è un metodo perfetto, ma l’alternativa sarebbe l’immobilismo inconcludente.