La comunità di Grado ha sciolto il voto

“Il voto è sciolto!”. Così si potrebbe riassumere in una brevissima frase l’intero Perdon di Barbana. Che, anche per l’edizione 2020, è stato portato a termine. Un’edizione non facile soprattutto per l’emergenza Covid nella quale ancora ci troviamo e che ha costretto gli organizzatori ad alcune radicali modifiche al programma: senza stravolgimenti alla plurisecolare tradizione, gli accorgimenti adottati hanno permesso di rispettare le normative in materia di sicurezza sanitaria. Una festa cominciata, come da qualche anno a questa parte, con il Solenne Triduo Mariano: a tenere il pensiero omiletico è stato monsignor Mauro Cionini, triestino di nascita ma da anni impegnato nel Corpo Diplomatico della Santa Sede, in particolare a Ginevra. Va detto che proprio Cionini durante il Triduo ha ricevuto anche la notizia di essere stato destinato al prossimo incarico come consigliere di nunziatura in Marocco. Triduo che ha raccolto, sia in presenza che via streaming, un cospicuo numero di fedeli, accorsi per venerare la Madonna degli Angeli e per unirsi nel canto delle Litanie di Barbana. A presiedere il Triduo l’arciprete parroco monsignor Michele Centomo mentre il vicario parrocchiale don Nadir Pigato e monsignor Arnaldo Greco hanno assistito ai riti. Sabo Grando in forma ridotta – per non dire annullato – ma che all’interno della Basilica Patriarcale ha rivissuto sempre con il canto delle Litanie al termine della Santa Messa delle 18.30. L’effigie del 1860, ripristinata non solo dalla maestria e dall’impegno dei Portatori della Madonna di Barbana ma anche da due parrocchiane, è rimasta esposta per una settimana alla venerazione dei fedeli per poi attendere la domenica. Quando, come da tradizione, la prima messa, letta, delle 8, ha dato il la per l’intera giornata. Il corteo ha raggiunto Porto Mandracchio accompagnato dalle litanie, cantate dalla sezione maschile della Corale Santa Cecilia in forma ridotta: solo sei i cantori, maestro direttore e organista compresi, che, nonostante roboanti proclami, sono potuti salire sulla Stella del Mare, l’ammiraglia, assieme a portatori e clero. “In Nome di Dio, avanti!”, e il corteo di barche, così come avvenuto dal 1237, è potuto partire. A Barbana la Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Redaelli, assieme a monsignor Michele Centomo, a don Gianni Medeot e al priore del monastero padre Benedetto Albertin Osb. Il servizio liturgico, invece, è stato affidato agli stessi monaci. “Anche quest’anno siamo tornati su quest’isola dove Maria è particolarmente venerata – ha ricordato monsignor Redalli durante l’omelia. “Anche nelle modalità esteriori la festa è diversa eppure oggi, e proprio a noi, viene rivolta una parola, diversa da quelle che ci siamo scambiati in questi mesi. È la Parola del Signore: è quella della domenica, piena di lodi. Portare il giogo con Gesù è diverso: il suo giogo è leggero perché anche lui tira dalla parte che toccherebbe a noi. Non si può scappare dai problemi dalla vita e dalle fatiche, è lui che si prende su di sé i nostri problemi e le nostre fatiche. Non è un re guerriero, è un re umile che entra seduto su un asino, come racconta Zaccaria. Anche noi dobbiamo imparare la stessa mitezza e la stessa umiltà. Non è facile, ma possiamo farlo per la grazia che ci viene data dallo Spirito Santo”. “Sono 783 anni che la comunità gradese si ritrova a Barbana per rinnovare l’atto di devozione e gratitudine verso la Signora della Laguna – ha sottolineato il sindaco di Grado, Dario Raugna – come spirito di devozione. Alcuni momenti sono stati pieni di gioia, come l’avvicendamento dei nuovi custodi del nostro santuario dopo un periodo di incertezza, altri sono tristi come l’acqua alta che ci ha colpito duramente e la pandemia. In questi momenti di difficoltà abbiamo saputo tirare fuori il meglio di noi stessi. La società, però, stava già cambiando prima della pandemia, spostando la realtà dalla vita reale verso i social, dove vi è una gara spasmodica alla prevaricazione delle proprie idee rispetto a quelle degli altri che porta ad un depauperamento delle relazioni interpersonali”. Citando il parroco, monsignor Centomo, Raugna ha poi concluso ricordando come “Gli uomini sono dotati di libero arbitrio e possono scegliere gli scopi del loro agire. Molto dipenderà, quindi, dal nostro comportamento. Chiediamo alla Madonna di Barbana di aiutarci anche in futuro”. Prima del rientro l’arcivescovo ha voluto consegnare, assieme al priore dom Benedetto Albertin, la commenda Pro Ecclesia et Pontifice a padre Emmanuele Maria Conforti, da mezzo secolo sacerdote e da più di sessant’anni confratello nella congregazione benedettina.Il rientro, con la Banda Civica che ha atteso l’effigie direttamente in porto, è stato accompagnato dal Te Deum di ringraziamento. Quindi la benedizione direttamente dal sagrato della Basilica. La Madonna degli Angeli è poi rientrata in forma privata scortata da corale e portatori che, con il canto ’Dall’alto tuo seggio’ l’hanno nuovamente adagiata in basilica.