Il canto si fa preghiera corale

Anche la settima edizione di “Cantorie in Festa”, ormai tradizionale e atteso appuntamento di incontro fra i membri delle corali parrocchiali ha visto una abbondante e felice partecipazione di coristi alla Santa Messa celebrata  nel pomeriggio di domenica 10 novembre nella chiesa parrocchiale di Capriva del Friuli. Qui circa duecento coristi delle varie formazioni della diocesi si sono incontrate per animare la solenne liturgia cantata, formando un grande coro-assemblea, sotto la direzione del maestro Fulvio Madotto e accompagnati all’organo dal maestro Vanni Feresin. Don Maurizio Qualizza, amministratore parrocchiale,  ha presieduto la liturgia, affiancato dal direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano mons. Michele Centomo e dal vicario parrocchiale don Ugo Bastiani.  

La celebrazioneDurante la celebrazione l’assemblea ha eseguito brani  sacri nelle lingue del territorio, italiano, sloveno e friulano; composizioni di autorevoli autori del passato e del presente, tutte a quattro voci miste servendosi del sussidio preparato da Dorino Fabris. I vari brani  sono stati preparati e studiati sia dalle singole corali sia nell’ambito delle prove decanali per la festa, con la collaborazione dei maestri Pierfilippo Rendina per la Bassa Friulana, Elisabetta Moretti per il decanato di Cormons Gradisca, Dorino Fabris per il Mandamento e Fulvio Madotto per la città di Gorizia e le comunità slovene. Per quanto riguarda l’Ordinario è stata eseguita la “Messe de Saint Boniface” del francese Wittal, rielaborata dal m. Francesco Fragiacomo. Una composizione contemporanea che non rinunciando al testo latino bene si presta ad essere eseguita nelle liturgie d’oggi per le melodie orecchiabili e i frequenti responsori che permettono all’assemblea liturgica di partecipare al canto. Le acclamazioni aquileiesi hanno introdotto la celebrazione alla quale sono stati aggiunti altri nuovi brani rispetto agli scorsi anni: all’ingresso “Porta Regale” di A. Parisi, alla comunione “Lauda Sion Salvatorem” di F. Caudana e “Ave verum corpus” di W.A. Mozart. Particolare cura e attenzione è stata data al canto del salmo responsoriale e del vangelo e a tutte le acclamazioni e dialoghi cantati fra celebrante ed assemblea: parti, queste, spesso dimenticate nelle nostre celebrazioni parrocchiali festive, non orpelli o abbellimenti  del rito ma parti costitutive della liturgia solenne,  testimonianza visibile della presenza dinamica del Cristo Risorto nel  rito celebrato. Don Maurizio commentando il vangelo del giorno ha ricordato – in relazione alla questione della vedova di sette fratelli posta da alcuni sadducéi a Gesù – che “l’amore del Signore dura in eterno e non può venire meno neanche davanti alla morte. Alle nostre domande di senso, che davanti alla fine della vita terrena si fanno sempre più pressanti, solo il Signore Gesù, figlio di Dio è capace di rispondere con la promessa della risurrezione futura, promessa resa certa della sua risurrezione e oggi nella bellezza di questa liturgia cantata già possiamo pregustare la bellezza della risurrezione”. Cosi il celebrante è passato a riflettere assieme all’assemblea sul significato e l’importanza del servizio delle corali parrocchiali: “non fermiamoci davanti ad un impegno forse non sempre compreso e stimato, ma così importante per le nostre comunità, perché, lo dico spesso, è la corale che interpreta l’anima e la fede di una comunità, e questo perché con il canto sacro e liturgico voi date voce alle emozioni del profondo del cuore di ognuno sia nei momenti di gioia che in quelli di tristezza, un servizio fatto a nome della Chiesa che è chiamata ad essere sempre vicina alle persone, per offrire loro la compagnia e il supporto della fede”.Grazie alla particolare sensibilità di don Maurizio più volte durante la celebrazione è stata ricordata la speciale attenzione verso la musica liturgica del santo pontefice Giovanni Paolo II del quale a fine messa tutti i cantori hanno potuto omaggiare la reliquia. Prima della benedizione anche il direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano ha salutato maestri e cantori, ai quali ha ricordato la responsabilità di essere “chorus beatorum” – coro di battezzati e quindi beati che anticipano la liturgia del cielo – utilizzando questa espressione cara al compianto mons. Dino De Antoni che aveva presieduto la celebrazione nell’ambito della edizione della Festa nell’anno 2016.  

Le corali parrocchiali ricchezza del nostro territorio“Grazie cari amici e avanti nel Signore; Hvala, dragi prijatelji in naprei v Gospodu; Grazie di cûr a duc e simpri avanti cun la grazie dal Signôr” questo l’augurio finale del celebrante che ha esortato a cogliere sempre le diversità culturali presenti nella nostra diocesi considerandole bellezza, ricchezza e convivialità, patrimonio prezioso della porzione del Popolo di Dio che vive in Gorizia. L’edizione 2019 dell’incontro delle corali non è conclusa perché prosegue nell’impegno feriale e singolare delle varie compagini, nel servizio domenicale e festivo alle nostre comunità  in attesa del prossimo appuntamento nel novembre 2020;  nel frattempo non resta che augurare buon servizio ai nostri bravi coristi.