Un francobollo per il secolo del concordato fra Lettonia e Santa Sede

Un francobollo del Vaticano per il secolo del Concordato tra la Santa Sede e la Lettonia. Lo stesso ha fatto il Paese baltico.Il 10/ 6 /1921 la Santa Sede legittimò “de iure” la Repubblica; le trattative per il concordato, “non sempre facili”, portarono il 30/5/1922 alla firma.In quelle trattative ebbe parte il visitatore apostolico dei Paesi Baltici, poi delegato, mons. Antonino Zecchini che, nel ’26, sarà nominato nunzio in Lettonia, per esperienza giuridica; conoscenza del lettone; pratica nella scuola, spirito missionario e pastorale, parte che ebbe nel concordato; recupero della cattedrale di San Giacomo che il Governo tolse ai protestanti, la predilezione di Pio XI, che conosceva l’intricata situazione dei Paesi Baltici visitati da nunzio in Polonia.In Lettonia, chi lo conosceva meglio pare fosse un diplomatico francese: scrivendo al Ministro degli Esteri, parla di uomo di prestigio per il Vaticano, fra i migliori conoscitori degli affari baltici.La Santa Sede non poteva avere difensore dei suoi interessi più capace di lui, che conosceva bene le condizioni dell’URSS. Sotto un aspetto timido, volontariamente nascosto, tutto impregnato di bonomia, unita alla più grande gentilezza, “Zecchini unisce a una cortesia tutta veneziana una fermezza di idee che, per non essere apparente, non è meno reale ed attiva”.Tra i momenti più alti della sua azione, nel maggio del 1924, in esecuzione di decreti pontifici seguiti al concordato (1922), pubblicati nel 1923, si elevava la diocesi di Riga ad arcidiocesi; la chiesa di San Giacomo a cattedrale della metropoli.Alle cerimonie, fra i diplomatici, apparvero solo quelli di Lituania, Polonia, Francia, Belgio, Italia, paesi di cattolici.Tutto il mondo protestante fu a rumore in Lettonia e all’estero, con le prese di posizione dei maggiori esponenti in USA, Germania, Gran Bretagna, Svezia.Tutta positiva l’attività di mons. Zecchini in Lettonia? Certamente fu problematica; è da valutare ancora la sua opposizione ad una riforma agraria senza indennizzi. Quando presentò al Presidente della Repubblica lettone le credenziali come nunzio, rilasciò un’intervista che oggi potrebbe essere valutata di notevole equilibrio e modernità in campo di affari religiosi ed ecclesiastici.Egli ebbe, tra l’altro, a dichiarare: “…È un errore credere che i rapporti del Vaticano con i singoli stati significhi un rafforzamento dell’influsso della Chiesa cattolica in essi.La Chiesa cattolica stabilisce rapporti con ogni Governo legittimamente costituito che rispecchi i bisogni del popolo e non combatta la religione cattolica.La Chiesa cattolica inoltre non si interessa solo della vita spirituale, ma si preoccupa anche del benessere materiale della popolazione e non tiene separata l’una dall’altro…”.Era un uomo di pace, lo si intende dall’ultimo discorso ufficiale al corpo diplomatico, con gli auguri pel capodanno 1935, adombrando che alcuni paesi si riarmassero.Il discorso fu trasmesso dal rappresentante tedesco al Ministero degli Esteri, osservando che “…Con queste dichiarazioni sui preparativi di guerra e simili ha senza dubbio voluto alludere alla Germania…”Numerosi e ampi articoli sulla sua morte lo dicono amato in Lettonia.Se ci sono frasi fatte, si nota grande rispetto e partecipazione di classe dirigente e popolo che, in larga parte, cattolici non erano.Zecchini amava il latino, lo adoperava in maniera elegante, ciò appare nella rivista del Ministero della Pubblica Istruzione lettone: “… Conoscendo tante lingue antiche e moderne, amava soprattutto la lingua latina.Era proprio un raro godimento ascoltare i suoi discorsi improvvisati in latino.Ancora più interessante era sentirlo parlare in latino sui temi quotidiani e persino sulla politica contemporanea. La lingua latina, considerata defunta, si ravvivava, e solo così si poteva apprezzare per quanto bella fu la lingua parlata da Orazio, Cicerone e San Tommaso d’Aquino”.Oggi si parla di Europa Unita; decisamente quest’uomo ha contribuito a porre le sue basi anche perché lo aveva imparato nella umiltà della famiglia in un abbraccio di solidarietà ai popoli. Quando nel nostro piccolo paese – Visco – come in ogni più piccolo centro dell’Impero Austroungarico, si raccoglievano offerte per sventure in regioni o villaggi, c’era sempre modesta offerta di Maddalena Zecchini (madre del Nunzio), che così ha insegnato a suo figlio, fin da bambino, ad essere europeo nella prospettiva della Chiesa universale.