Scuola: ritorno alla normalità?

Tra polemiche sindacali, promesse elettorali più o meno credibili, vecchi e nuovi problemi, gli studenti della nostra regione riprenderanno le lezioni il prossimo 12 settembre. Lezioni in presenza e senza mascherine, tranne che per i soggetti fragili, come risulta dalle Indicazioni del Ministero finalizzate a: “Garantire la frequenza scolastica in presenza; Prevedere il minimo impatto delle misure di mitigazione sulle attività scolastiche”. Finalmente un ritorno alla normalità pre-Covid? Come peraltro sperimentato durante l’estate che ha visto una grande ripresa dei flussi turistici, degli spettacoli, dei campi estivi e degli incontri di bambini e ragazzi. Tutti ce lo auguriamo, compreso il ministro Bianchi che ha affermato: “La scuola è un bene pubblico, bisogna cambiare la narrazione in positivo”.Ma, come sempre, le preoccupazioni non mancano. Per quanto riguarda la pandemia, le stesse indicazioni ministeriali prevedono ulteriori misure “qualora le condizioni epidemiologiche peggiorino”. Senza contare che gli effetti psicologici sui minori del periodo trascorso sono tuttora ben visibili, tanto che, secondo Luca Fontana, presidente della Thiel, nel periodo post pandemico il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare del monfalconese ha registrato un’impennata di richieste di presa in carico, mentre a Gorizia è stato inaugurato il nuovo Centro Diurno Giovani della neuropsichiatria infantile per affrontare problemi acuiti dalla pandemia. Problemi che hanno indotto la nostra Regione a varare il ’Bonus psicologo studenti Fvg’, del valore di 225 euro.Se il ministro Bianchi rassicura che “Tutti i docenti saranno in cattedra” per l’inizio delle lezioni, i sindacati denunciano che sarebbero 200.000 le cattedre vacanti, con percentuali molto alte per il sostegno, con la conseguenza del ricorso a contratti a termine, stipulati paradossalmente anche con coloro che non sono stati ritenuti idonei negli ultimi concorsi.Aldilà di vecchi e nuovi problemi della scuola, i numeri dimostrano il trend drammatico della demografia italiana, questione fondamentale per il futuro del Paese, mai adeguatamente affrontata dalla politica, malgrado gli allarmi lanciati dagli esperti già quarant’anni fa. La popolazione scolastica complessiva è in calo, nonostante una quota del 10,3% di studenti stranieri, e il ministro Bianchi aveva previsto che “tra il 2021 e il 2031 perderemo un milione e 400mila bambini, cioè la caduta demografica arriva a un punto di emergenza nazionale. Il rischio è che in molti parti del nostro Paese non si riusciranno a fare le prime”. Nel 2019 in Friuli Venezia Giulia si contavano 144.000 studenti, dall’infanzia alle superiori, tre anni dopo il numero è diminuito a poco più di 137.600, 6.400 in meno. In un quadro nazionale e internazionale attraversato da molteplici crisi, le emergenze rischiano di mettere in ombra riflessioni, proposte e riforme sui modelli di scuola e di educazione che inducano a interrogarsi sul senso e sul proprio progetto di vita, sulle forme di convivenza umanizzanti, sul destino del pianeta e dell’intera umanità. Come scrive Sultana, Direttore dell’Euro-Mediterranean Centre for Educational Research dell’Università di Malta, “Un’educazione autentica ispirata da un impulso emancipatore renderebbe gli studenti consapevoli di come le persone reali in situazioni reali stiano mobilitando una serie di metodi sociali e collettivi per organizzare l’attività economica in modi che non siano dominati dal profitto, dallo sfruttamento e dal danno ecologico”. Fra poco gli studenti più grandi saranno chiamati per la prima volta al voto e compito fondamentale della scuola è l’educazione a una cittadinanza attiva e responsabile, che li metta in grado di operare scelte autonome e anche critiche rispetto ai modelli economici e politici dominanti.Di giovani, scuola, patti educativi territoriali si parlerà, a partire dal 30 settembre, nella terza edizione dei Dialoghi di Corte sant’Ilario, con l’approccio dell’I care, della passione educativa, dell’impegno per un mondo più giusto, perché, come diceva don Milani, “ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.