La Pace come Missione

Di fronte alle tante crisi internazionali che purtroppo continuano ad imperversare in tante parti del mondo, ci sentiamo impegnati a perseverare con l’impegno nella preghiera e nella concreta promozione della Pace.
Il sangue scorre, tanti bambini soffrono, gli sfollati lasciano le loro case distrutte in tante parti del mondo basti pensare alla Terra Santa dopo gli attentati di ottobre, alla situazione di tensione nello Yemen delle ultime settimane, e poi alla guerra in Ucraina che dura ormai da due anni.
Ci sono poi scenari che non assumono la ribalta delle cronache me che in ogni caso affliggono intere popolazioni come il caso della Birmania ad esempio e dei profughi che fuggono dal paese.
Questo configura quel contesto che profeticamente Papa Francesco ha definito “terza guerra mondiale a pezzi”.
Non possiamo quindi venire meno all’impegno per la Pace, e dopo la Marcia nazionale per la Pace, con la quale abbiamo concluso l’anno 2023, adesso anche la Quaresima avrà come tema quello della Pace.
“La Pace come Missione”, nel duplice significato che la Pace è oggetto della Missione – l’evangelizzazione porta la Pace – sia come prospettiva che deve indirizzare ogni azione pastorale della comunità cristiana – la Pace è lo stile con cui ogni azione si compie.
Nel Messaggio che Papa Francesco ci ha donato per la Quaresima 2024, intitolato “Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà”, siamo invitati a vivere questo tempo di conversione come un’opportunità preziosa; il passaggio nel deserto è un tempo che ci viene donato per “disintonizzare” il nostro cuore sulla frequenza di Gesù e della sua Parola di vita.
“La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore (cfr Os 2,16-17).
Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita. Come uno sposo ci attira nuovamente a sé e sussurra parole d’amore al nostro cuore”.
In effetti, nella parola ebraica midbar (deserto) troviamo una significativa assonanza con la parola ben nota davar (parola).
Questo sembra alludere al fatto che il deserto sia il luogo i cui la parola si fa presente. Il silenzio delle altre voci, ci permette di ascoltare la parola di Dio.

Questo passaggio nel deserto – questo Esodo – ci chiede una lotta interiore contro le tentazioni, contro l’egoismo, gli idoli, contro lo spirito della delusione. Ma è anche un tempo in cui agire concretamente:
“Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo. Per questo preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano. È questo il sogno di Dio, la terra promessa verso cui tendiamo, quando usciamo dalla schiavitù”.
Il Cammino sinodale di questi due anni ha fatto riscoprire alla Chiesa la necessità che dopo la consultazione si approdi ad alcune decisioni comunitarie, a dei “piccoli passi concreti” che ci muovono nella direzione che lo Spirito ci suggerisce.
Papa Francesco infatti ci sprona: “Invito ogni comunità cristiana a fare questo: offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore”.
Momenti in cui ripensare e verificare la nostra vita come quelli che questa “Quaresima missionaria” ci offrirà, se vorremo coglierli.
Come ogni anno, nell’inserto al sussidio di Quaresima, sono indicati i vari progetti di solidarietà che il Centro Missionario, grazie all’opera dei nostri missionari promuove in varie parti del mondo a nome della Chiesa goriziana (Costa d’Avorio, Burkina Faso, Messico, Thailandia, ma poi anche Iraq, Algeria, Libano). A tutti loro deve andare il nostro più grande ringraziamento.
“Beati gli operatori di Pace perché saranno chiamati Figli di Dio” (Mt 5,9). La pace non è solo la condizione di tranquillità, di assenza di guerra, di ordine e diritto, da cui scaturisce il benessere.
Essa, riprendendo il termine ebraico shalom, esprime la prosperità che viene da Dio, abbraccia tutto quello che è dato da Dio, su qualunque piano, e si avvicina al concetto di salvezza. Essere operatori di pace rende collaboratori di Dio nel suo disegno di salvezza aperto a tutti gli uomini, ecco perché tali operatori saranno chiamati “figli di Dio”.
A tutte le donne e gli uomini di Pace, l’augurio di un tempo di Quaresima nel quale riscoprirsi figli, teneramente amati da Dio.
don Giulio Boldrin, direttore Centro missionario diocesano di Gorizia