Test per tutti

Tra le tante recenti notizie che dividono l’opinione pubblica, c’è sicuramente quella della proposta del Ministro della Giustizia Carlo Nordio di sottoporre i Magistrati a test psicoattitudinali. Al di là di come la si pensi, in Italia, tra le poche certezze esistenti, c’è che alcune categorie professionali, tra cui i Magistrati, sono intoccabili e questo […]

4 Aprile 2024

Tra le tante recenti notizie che dividono l’opinione pubblica, c’è sicuramente quella della proposta del Ministro della Giustizia Carlo Nordio di sottoporre i Magistrati a test psicoattitudinali.
Al di là di come la si pensi, in Italia, tra le poche certezze esistenti, c’è che alcune categorie professionali, tra cui i Magistrati, sono intoccabili e questo deriva non solo dalla loro effettiva autonomia garantita dalla Costituzione ma anche da un atteggiamento che negli anni è andato via via consolidandosi fino a congelarne qualunque riflessione.
Una sorta di zona franca a prescindere.
Polemiche a parte, a rinfrescar bene la memoria, questa non è la prima volta che si parla di “misurare” la Magistratura e la qualità delle sue prestazioni e così la mente corre, quale ultimo tentativo in ordine di tempo, al Referendum del 2022 sulla “Giustizia Giusta”, allora proposto dal partito Radicale e dalla Lega, finalizzato, tra le altre, a far riconoscere precise responsabilità per le oltre 1000 vittime di malagiustizia all’anno (Referendum poi fallito).
E non è neppure inedito il dibattito sulla mera “adeguatezza” dei pubblici ufficiali: solo nell’ultimo anno è la categoria degli insegnanti quella presa più d’assalto con sostenitori del calibro del sociologo Umberto Galimberti che, da ogni palco possibile, rilancia l’idea dei test psicoattitudinali per i docenti per saggiarne la capacità empatica di insegnamento. Per gli arruolati nei corpi armati, poi, i test esistono da sempre e con buona pace di tutti.
Senza farsi trascinare nel tifo preconcetto che si è scatenato, il punto del contendere è sempre lo stesso: l’equilibrio tra l’autonomia della Magistratura e la garanzia generale ad una buona Magistratura.
In altre parole: il controllo/non controllo dei Magistrati.
Il “fine” infatti dell’iniziativa del Ministro è certamente auspicabile come ogni strumento volto a migliorare l’efficienza delle funzioni pubbliche, ma qui in discussione c’è il “come” perseguire il “fine” (test psicoattitudinali), colui cioè che si sovrapporrà alla Magistratura stessa.
Supponiamo infatti che un Pubblico Ministero che stia indagando un alto rappresentante dello Stato poi sia rimosso da quell’istruttoria perché “psicoattitudinalmente” inidoneo: chi garantirà che quella rimozione sia stata neutrale e non perorata per sviarne le indagini? Insomma chi fungerà da Garante del controllore?
D’altro canto è anche vero che una stretta alla “malagiustizia” non è una richiesta utopica dove poi spesso il conto più salato lo pagano i normali cittadini che si vedono costretti, se non ingiustamente in carcere, in processi lunghi e non sempre proporzionati alla natura dei fatti indagati. Diciamo dunque la verità: seppur ogni categoria professionale naturalmente non ama nessuna nuova forma di costrizione e controllo, quella della Magistratura meno degli altri.
D’altronde, lo insegnano nei primi esami di Giurisprudenza all’Università che i poteri dello Stato sono tre: legislativo (quello di emanare leggi, assegnato al Parlamento), esecutivo (che consiste nell’eseguire le leggi, assegnato al Governo) e giudiziario ovvero di punire chi non rispetta le leggi e questo è assegnato ai Magistrati che ne sono ben coscienti.
Non solo di cosa siano chiamati a fare, ma anche che questo sia un Potere.

(Foto archivio agenSIR)