La prima vittima è la verità

Le notizie dal Mondo spaventano. I Leader che rivendicano i loro diritti territoriali a prezzo della morte dei vicini sembrano quegli uomini che riparano un tavolo lasciando crollare la casa: un male molto più grande rispetto a quello che, lì per lì, si riteneva giusto e prioritario. I protagonisti di questa scellerata storia si contano […]

25 Aprile 2024

Le notizie dal Mondo spaventano.
I Leader che rivendicano i loro diritti territoriali a prezzo della morte dei vicini sembrano quegli uomini che riparano un tavolo lasciando crollare la casa: un male molto più grande rispetto a quello che, lì per lì, si riteneva giusto e prioritario.
I protagonisti di questa scellerata storia si contano sulle dita di una mano e hanno nomi e cognomi ben noti.
D’altro canto c’è la platea, enorme, trasversale, mondiale che guarda esterrefatta e sulla cui pelle passeranno sanguinose le decisioni di quei pochi.
Azioni scellerate che innescano risposte scellerate dove riprendere il bandolo della matassa pare non una scelta impossibile ma semplicemente quella non prioritaria.
Tanto i Paesi occidentali che quelli Arabi tentano più o meno timide trattative diplomatiche dove, quando l’offeso si appella al suo “diritto nazionale di difendersi”, tutti alzano le mani in un perbenismo normativo insopportabile, come se fosse una questione individuale e solitaria.
Una sorta di bypass valido per trascinare il Mondo all’inferno perché la guerra di uno, soprattutto in alcune aree della Terra, significa la guerra di tutti.
Ed in guerra la prima vittima è la verità e così i racconti mediatici si fanno parziali e propagandistici di questa o quella fazione, l’opinione pubblica si informa in solitaria sui social seguendo la forza empatica delle informazioni.
Le immagini che si mostrano sono quelle di bambini orfani, ammazzati, sporchi di polvere e sangue, mutilati.
Nelle bacheche dei social, il loro pianto segue, in una insopportabile successione, il tiktok di qualche viaggio esotico o promozione di crema dimagrante.
Nel frattempo, la società internazionale resta non in uno stato di confusione di opinioni o di litigi di vedute bensì in un silenzio assordante manchevole di una voce unica e imperativa che intervenga nel guidare un processo di pace, di accordi e di tutela dei civili.
Il tutto nonostante la storia ce ne abbia consegnata una, quella dell’ONU, ora drammaticamente flebile e latitante.
Stati che fanno pressione ad altri Stati: ecco tutto.
Questo l’unico brandello di sicurezza a garanzia della Pace del Mondo.
In questo contesto dove pochissimi si espongono, si è distinta una bellissima iniziativa presentata al Parlamento UE del quotidiano cattolico L’Avvenire: #AvvenireDonnePerlaPace, una petizione per promuovere la partecipazione delle donne nei processi di Pace e nella costruzione della sicurezza.
Un’iniziativa importante perché affronta il tema delle guerre con tre nuove priorità: l’attivazione immediata di processi di Pace (perché anche la Pace, come l’odio, non è solo un’attitudine morale ma una successione, un processo appunto, di azioni), la costruzione della sicurezza (che attiene non solo al singolo ma al Mondo intero) e l’assegnazione fiduciaria alle donne.
Ma non poche su una scacchiera maschile, ma tante, tutte perché sia la loro natura a prevalere nelle crisi internazionali.
E qual è la natura femminile?
Lacan, grande maestro della psicanalisi moderna, riteneva che se il Padre è la regola, la struttura, la guida, la Madre è il valore intrinseco, la nascita e l’accoglienza, il senso della regola.
Non dunque Pace come prevalenza del diritto dell’uno sull’altro, come giustizia assegnata a colpi di leggi e di mortaio, ma come ricerca di una terza via, quella comprensiva, superiore, fertile e protettiva di quei figli che proprio le donne mettono al mondo.