Madri fra i problemi quotidiani di tutti – Donne in divisa

Questa settimana la “divisa” protagonista di questa rubrica è davvero particolare: nell’itinerario che stiamo proponendo ai nostri lettori ci è sembrato significativo inserire anche chi indossa quotidianamente una “divisa spirituale” da quando ha voluto rispondere con il proprio “sì” alla chiamata alla Vita consacrata, Suor Lucia è una colonna delle Suore di Via Santa Chiara […]

8 Febbraio 2024

Questa settimana la “divisa” protagonista di questa rubrica è davvero particolare: nell’itinerario che stiamo proponendo ai nostri lettori ci è sembrato significativo inserire anche chi indossa quotidianamente una “divisa spirituale” da quando ha voluto rispondere con il proprio “sì” alla chiamata alla Vita consacrata, Suor Lucia è una colonna delle Suore di Via Santa Chiara di Gorizia, una delle poche preziose rimaste che custodiscono, nei modi e nelle parole, il passato trionfale di quella che una volta era una scuola che ha cresciuto generazioni e generazioni di questa città. Parlare con lei mi commuove, mi sento come una scolaretta davanti alla sua maestra che fa vibrare, con esperienza ed inaudita gentilezza, le corde dell’accoglienza e quelle dell’incoraggiamento.
Come fanno i grandi Maestri, quelli con la “m” maiuscola: tendono sempre all’altro, restano guida, consiglio e faro a prescindere dall’età e dalle circostanze. Quanti di questi Maestri ci sono oggi giorno per tanti giovani lanciati in mezzo ai lupi della società?
Suor Lucia, con pudore e saggezza, lo resta sempre.

Suor Lucia, ricordiamo la scuola di Nostra Signora a Gorizia.

Eravamo un centinaio di Suore e molte di noi si distinguevano per cultura oltrechè per formazione cattolica. Una di noi era addirittura una scienziata riconosciuta. Abbiamo cresciuto generazioni di Goriziani con immenso impegno e gioia.

Personalmente, cosa e quando l’ha portata ad indossare la divisa spirituale di consacrata?

Scelsi di diventare Suora negli anni ’60, dopo un amore che scaturì con l’incontro con un gruppo di Suore. Non conoscevo molto di loro, la mia famiglia non frequentava la Chiesa ma quando mia mamma morì, ed io avevo solo 21 anni, fui cresciuta dalla nonna che era molto devota. La sera pregavo, frequentavo la parrocchia appena potevo ricercando quel senso di pace che mi dava e col tempo capii che il Signore mi stava chiedendo qualcosa di più. Ma non fu una scelta facile per la mia famiglia, dovetti lottare per entrare in Convento, mio padre aveva altre aspettative, mi aveva già trovato un lavoro ed anche altre prospettive di vita.
Decisiva fu la visita qui all’Istituto di Gorizia dove ho assistito alla vestizione religiosa di una Suora appena consacrata: il desiderio allora era chiaro e irrevocabile.

Non si è mai spaventata di quell’abito che l’avrebbe nascosta, omologata, in qualche maniera limitata?

No anzi, mi sembrava proprio di diventare come il Signore voleva.

Lei vestita si sente un’altra persona?

Si, mi sento di aver realizzato quello che sentivo dentro, consacrata, una persona nuova rispetto a quando non lo ero. E pensare che tra l’altro, in quegli anni, era anche così complicato vestirsi con abiti pesanti, incollati, venivano addirittura altre Suore per aiutare le novizie.

Lei si impegnò fin da subito come educatrice nella scuola elementare e materna che nascevano all’Istituto proprio in quegli anni. Che studi aveva fatto per arrivare a questo traguardo?

Avevo studiato alle Orsoline per fare la maestra e colsi fin da subito la differenza fra i diversi Ordini di Suore: le Madri Orsoline erano molto severe, noi più aperte nonostante, all’inizio, anche qui alle Suore scolastiche di Nostra Signora c’erano regole stringenti come le grate della clausura e distanze da tenere, ad esempio durante i pasti.

Suor Lucia, se dovesse spiegare ad un giovane di oggi cos’è la consacrazione al Signore, cosa gli direbbe?

È una chiamata, un bisogno, una vocazione a cui puoi dire di si o no. E’ un seguire un tuo ideale di vita dove, per noi che eravamo anche educatrici, era necessario comunque una tendenza alla maternità, all’ascolto, alla tenerezza. Le Suore rinunciano ad avere figli propri per essere madri di una comunità ancora più grande.

C’è qualcosa che vivendo fuori dagli Istituti cattolici non si sa e che per lei è importante si sappia?

Le suore sono unite a Cristo, sono spesso ritirate per pregare molto, ma non vivono fuori dalla realtà, sono tra i problemi quotidiani di tutti e sempre pronte all’ascolto, ad accogliere i dolori e portarli davanti al Signore. Io non sono venuta in Istituto per chiudermi qui ma per essere d’aiuto per gli altri.

Che ragione si è data del progressivo allontanamento dalle consacrazioni religiose?

Credo che alla base ci sia la paura di impegnarsi per tutta la vita e che coinvolge tutta la persona, 24 ore al giorno, oltrechè un credere la consacrazione una scelta anacronistica oggigiorno. Peccato perché così non è.

È una scelta da cui si può uscire?

Si, ci sono delle tappe ma se ci sono dei ripensamenti puoi dirlo sempre. Da quando mi sono consacrata, comunque, solo in due casi ho assistito a Sorelle che hanno rinunciato alla scelta.

Cosa succederà alle Suore di Gorizia fra 50 anni?

Tutte le Congregazioni sono molto in crisi, le poche vocazioni dall’Africa e dall’Ungheria si concentreranno altrove, a Gorizia non ci saranno più Suore e non fra 50 anni, molto molto prima.

Una grande perdita per la città, secondo lei la Città se ne rende conto, si sente in qualche modo debitrice verso il vostro passato o è distratta da altro?

Tanti Goriziani rimpiangono ancora la scuola che facevamo che certamente è stato il momento più alto in cui siamo riuscite a dare il maggior contributo formativo ed educativo cattolico ma dubito che oggi la città abbia compreso davvero la perdita della nostra presenza.

Si guarda all’arrivo di altre religioni con sospetto ma non si valorizza la propria…

Purtroppo, e mi spiace non essere stata esauriente in questa mia intervista, non sono competente…

Suor Lucia lei è stata illuminante.