Amare lasciandosi amare e accettando di essere amati

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, Contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga Di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga Di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita La vita del pastore. Sorge in sul […]

2 Gennaio 2024

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?

Giacomo Leopardi è l’autore di questi versi che aprono il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” scritto tra il 22 ottobre 1829 e il 9 aprile 1930. Versi non scritti di getto, ma pensati e ripensati perché il tema che esprimono è il tema della vita o meglio dell’esistenza umana nella sua globalità. Vi è in questi versi e nei seguenti la presenza di una ferita inferta non nella carne viva, quanto nell’anima. Si può “vivere la vita” o “lasciarci vivere dalla vita” con la tristezza cosmica della quale questa società contemporanea sembra essere vestita. La vita ha un senso? Certamente fin quando le cose vanno bene nessuna domanda appare all’orizzonte, ma viene il tempo in cui – passate le sicurezze giovanili, professionali, ideologiche, … – le domande di senso si presentano come il tarlo che rosicchia il legno del mobile nel silenzio della notte senza rumori.
Cosa dire a Giacomo? Cosa proporgli? Ma Giacomo è morto da tanto tempo! Vorrei allora parlare ai tanti “Giacomo Leopardi” spesso ignari di essere tali, che più che vivere una loro vita, si lasciano vivere dalla 1vita nella continua ricerca di cosa non hanno e che vorrebbero possedere.
Vorrei proporre una “vita di sostanza” dove il verbo essenziale e fondamentale è “amare” e la seconda faccia della medaglia è “lasciarsi amare”. Non basta amare, è necessario lasciarsi amare per entrare nel fecondo dialogo della vita. Il primo segreto è questo “lasciarci amare”, concedere all’altro il privilegio di amarci e imparare da questi – in risposta – di amare con cuore libero… E se questo altro è l’Altro che ci ha redenti dando la sua vita per la nostra vita… il segreto del senso pieno della vita è nelle nostre mani. Il senso del Natale è proprio questo imparare ad amare lasciandoci amare e accettando di essere amati dall’Amore.
mons. Arnaldo Greco, assistente di sottosezione


“Chiamati ad andare controcorrente”

Carissimi amici dell’Unitalsi Gorizia,
al termine di quest’anno particolare, nel quale la nostra associazione ricorda il suo 120° anniversario di fondazione, voglio ringraziarvi per il vostro impegno e la vostra testimonianza di fede e di carità. Avete dimostrato di essere fedeli al carisma dell’Unitalsi, un carisma che si esprime nella prossimità con chi sta vivendo il tempo della croce, nella condivisione della preghiera e della solidarietà, nella gioia di essere una famiglia spirituale.
Vi invito a rileggere il discorso del Santo Padre Francesco ai volontari e agli ammalati dell’Unitalsi, in occasione dell’udienza speciale di giovedì 14 dicembre, alla quale anche noi abbiamo partecipato assieme alle sezioni e alle sottosezioni di tutta Italia.
In esso, il Papa ci ha ringraziati per il nostro servizio di carità e di evangelizzazione, che testimonia la presenza di Cristo tra i sofferenti e i bisognosi, e ci ha esortati a non stancarci “di andare controcorrente in un mondo che, in nome del benessere e dell’efficienza a tutti i costi, emargina e scarta”.
Il Papa inoltre ci ha invitati a continuare il nostro cammino di fede, di speranza e di amore, seguendo l’esempio di Maria, la madre di Gesù e la madre dei malati. Un cammino che si concretizza soprattutto nei pellegrinaggi che “sono viaggi per la vita, viaggi di guarigione – in diverse dimensioni -, che promuovono la dignità di ogni esistenza umana, soprattutto segnata dalla malattia, dalla fragilità e dalla sofferenza”.
Il Papa ha concluso il suo discorso con una benedizione a tutti i presenti e a tutti coloro che si erano uniti in preghiera con l’Unitalsi.
Queste parole sono per noi un incoraggiamento e una sfida a vivere con sempre maggiore intensità la nostra missione di portare il Vangelo della vita e della guarigione a chi ne ha più bisogno. Siamo grati al Papa per il suo affetto e la sua vicinanza, e gli assicuriamo la nostra preghiera e la nostra fedeltà.
Ci auguriamo di continuare a camminare insieme, con entusiasmo e fiducia, nella scia di Maria di Lourdes, nostra Madre e Stella della speranza.
Sandro