Giustizia meno lontana per Giulio?

La ricerca della verità sulla tortura e l’assassinio del giovane ricercatore friulano Giulio Regeni può approdare nell’aula del Tribunale a Roma. La Corte Costituzionale “ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo…”. Come dire che la mancata collaborazione dello Stato egiziano, che non rende noti gli indirizzi degli imputati ai quali consegnare la dovuta notifica, non potrà più impedire l’avvio del processo a carico di quattro ufficiali delle forze di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmy Uhsam, il maggiore Magdi Ibrahim Sharif. La decisione della Corte è stata definita ’una svolta’ nella lunga e difficile strada che la famiglia di Giulio, l’avocato Alessandra Ballerini e la Procura della Repubblica di Roma hanno tenacemente percorso fin da quando il tre febbraio 2016 il corpo martoriato di Giulio è stato trovato a lato dell’autostrada Il Cairo-Alessandria. In questi anni molti cittadini hanno espresso vicinanza e sostegno ai genitori di Giulio fino a formare quello che viene chiamato ’il popolo giallo’ che ha dato vita a forme di riflessione sui diritti delle persone che in Giulio sono stati brutalmente violati. E’ il significato delle panchine gialle, che molti Comuni italiani hanno posto come luoghi dove al ricordo di Giulio si unisce il richiamo all’importanza e al rispetto dei diritti di ogni persona nella società. Ora la svolta apre una nuova parte del percorso che non sarà meno difficile e dolorosa della precedente. Ripercorrere in un’aula di tribunale quanto avvenuto a Giulio tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016, con testimonianze, documenti e fotografie, per la famiglia e chi ha conosciuto Giulio sarà doloroso. La vicinanza del popolo giallo alla famiglia, diventerà compartecipazione, solidarietà profonda e non si fermerà. Si farà sentire. Attorno alla vicenda giudiziaria, però, si muoveranno anche altri interessi, non sempre limpidi e, come già successo, tendenti a intorbidire l’ambiente ed il contesto dello stesso processo. I depistaggi e le falsità messe in circolazione in questi anni sono lì ad avvertire che questi fenomeni non cesseranno. Non si può dimenticare infatti che di mezzo ci sono i servizi segreti egiziani, ma anche i rapporti istituzionali tra Italia ed Egitto, le relazioni economiche e finanziarie, la situazione internazionale che si va complicando ogni giorno di più. Sono in vista scadenze importanti come le elezioni presidenziali in Egitto nel prossimo mese di dicembre o significative come il concerto in programma di fronte alle piramidi di Giza al Cairo, dove l’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli l’11 ottobre si esibirà con grandi cantanti lirici, “rappresentando un rilancio delle relazioni fra Roma e il Cairo” scriveva l’Ansa il 26 luglio scorso, riferendo della presentazione dell’iniziativa nella capitale egiziana. Al momento in cui scrivo, la manifestazione è confermata e prevederebbe la partecipazione del presidente egiziano Al-Sisi, del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il governo italiano presieduto da Mario Draghi aveva deciso la costituzione di parte civile nel processo che avrebbe dovuto iniziare il 14 ottobre 2021. Cosa farà ora il governo italiano presieduto da Giorgia Meloni? Dunque, la svolta impressa dalla decisione della Corte Costituzionale apre una fase certamente difficile e complicata sulla strada dell’accertamento della verità sull’assassinio di Giulio Regeni. Il punto, però, sta proprio qui: l’accertamento della verità e la conseguente giustizia sono prioritari rispetto a qualunque altro interesse? Dovrebbero esserlo ed è per questo che l’attenzione su quanto avverrà in questo processo dovrà essere alta anche da parte dell’opinione pubblica. Si tratta di dare giustizia ad un giovane massacrato ed ucciso in Egitto, ma anche di verificare quanto verità, giustizia e difesa dei diritti di ogni cittadino fanno ancora parte del tessuto culturale e sociale del nostro Paese. Quando si parla di diritti fondamentali della persona, si sta parlando della vita di ogni cittadino.