Marcelliana: completato il restauro dell’organo

Il patrimonio dell’arte “organaria” di Monfalcone si arricchisce di un altro gioiello dopo lunghi mesi di lavori certosini: domenica 28 maggio con il solenne rito di benedizione ed il concerto inaugurale l’organo Zanin verrà restituito alla Città perfettamente restaurato e rinnovato.L’organo del Santuario della Beata Vergine Marcelliana fu costruito dalla Ditta Beniamino Zanin e Figli di Camino al Tagliamento in provincia di Udine nel 1931. La famiglia degli organari Zanin è la più antica in Italia per discendenza diretta: fondata nel 1827 dal capostipite Valentino,  è proseguita con i figli Francesco e Giuseppe, i quali nel 1958 si sono separati dando origine alle attuali ditte “cugine”: “Cav. Giuseppe Zanin e Figlio di Franz Zanin” nella sede storica di Camino, ora diventata “Zanin Organi di Zanin Andrea,  e “Cav. Francesco Zanin di Gustavo Zanin” nella vicina Codroipo. In questa occasione, le due  ditte hanno collaborato per la piena riuscita del restauro. L’organo della “Marcelliana” venne realizzato nel periodo della cosiddetta “riforma ceciliana” già in atto da alcuni decenni, la quale, accanto al rinnovato interesse per il canto gregoriano e per l’antica polifonia sacra, propugnò anche la produzione di una tipologia di organo al cui attributo “liturgico” che lo accompagnava sarebbe meglio riferibile quello di “tardo-romantico” per l’acquisizione di nuove sonorità. Nello stesso periodo della sua costruzione ci fu la Prima Adunanza Organistica Italiana promossa a Trento nel 1930 da Raffaele Manari e da colui che fu il padre dell’organologia italiana, Renato Lunelli. Fu ribadita  “la necessità di conservare il carattere tradizionale all’organo italiano” con le sue peculiarità, fra cui il Ripieno,  fuso con tutto ciò che di buono la moderna fonica  offre, di non trascurare la famiglia dei Flauti e le relative mutazioni, la Voce Umana, nonché le ance. Raffaele Manari, insigne organista, tra l’altro professore d’organo al Pontificio Istituto di Musica Sacra a Roma, nel suo volume L’arte della registrazione  del 1931 riportò un modello per la costruzione di organi di grandezza diversa sulla base del principio della sottrazione di registri, che fu un punto di riferimento per l’organaria italiana prima della seconda guerra mondiale. L’organo Zanin in questione rientra nell’ambito del “progetto grande a due tastiere”, riprendendo parte del quadro fonico che avrebbe di lì a poco proposto il Manari: in sostanza mancavano in origine i registri di mutazione semplice (Duodecima al Grand’Organo, Flauto in XII e Decimino all’Organo Espressivo), il Salicionale all’Espressivo e il rinforzo di 4 piedi ai Contrabbassi del Pedale; al contrario il Ripieno del Grand’Organo era già ben sviluppato nell’ambito acuto con le 4 file di cui disponeva. Strumenti analoghi ma di dimensioni superiori sono ad esempio l’organo del Duomo S.Ambrogio di Monfalcone, costruito nel 1935, ed altri  costruiti ex novo all’epoca dalla Ditta Zanin per le chiese delle diocesi di Gorizia e di Trieste, come quello  del Duomo di Cormons del 1933 di cui stiamo per iniziare il restauro, e nelle chiese triestine di S. Maria Maggiore del 1929, e di S.Giacomo del 1931. Più grandi risultano essere l’organo del duomo di Gorizia del 1929 e quello della chiesa di S.Ignazio realizzato nel 1932, mentre quello della chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Trieste, costruito nel 1934, è stato ampliato nel 1967.Nel 1976 la ditta Giuseppe Zanin e figlio Franz ristrutturò, ampliò ed elettrificò l’organo della Marcelliana : il quadro fonico mutò in maniera decisa, attraverso la sostituzione della trasmissione pneumatica originale con una nuova “elettrica”, con l’inserimento di registri di mutazione (sesquialtera al 1° manuale e Nazardo all’ espressivo) e con l’inserimento dell’ originale registro ad ancia di Oboe in un somiere indipendente, creando così la possibilità di avere una “tromba” sia al Grand’organo che al Pedale. L’organo venne inaugurato con un concerto di Padre Emidio Papinutti, frate francescano friulano che dal 1974 era diventato organista titolare della Basilica di S. Pietro a Roma. Anche successivamente, nel 1982, padre Papinutti tenne un  concerto alla consolle dell’organo della Marcelliana, accompagnando per l’occasione il Coro “Ermes Grion” diretto dal compianto maestro Aldo Policardi. Con l’apertura  del Teatro Comunale di Monfalcone, e attraverso la sensibilità del Curatore della stagione musicale Carlo De Incontrera, sul’organo della Marcelliana dai primi anni ’80  si tennero memorabili concerti dell’organista tedesco Klemens Schnorr : l’Amministrazione Comunale scelse l’organo della Marcelliana in quanto non era  praticabile l’organo del Duomo di Monfalcone, a causa di un restauro alquanto “approssimativo” effettuato negli anni ’70 che non consentiva la necessaria affidabilità dello strumento per l’effettuazione di concerti. Negli ultimi anni la collaborazione tra le Parrocchie e l’Amministrazione Comunale di Monfalcone ha consentito di riportare la tradizione dei concerti d’organo sul rinnovato strumento del Duomo. Da oggi anche alla Marcelliana l’organo è ritornato allo splendore di un tempo, con un restauro capillare di ogni sua singola canna e l’affidabilità della nuova trasmissione di tipo digitale che ha sostituito cavi e centralini elettrici ormai quasi cinquantenari… La ditta Andrea Zanin (figlio di Franz che effettuò elettrificazione ed ampliamento del 1976) ha curato restauro dei mantici, somieri e di tutte le canne. La ditta “Cav. Francesco Zanin di Gustavo Zanin ” ha curato il restauro della Consolle e l’implementazione dei nuovi centralini di trasmissione digitale. Ha inoltre proceduto ad un ulteriore “ampliamento” con l’estensione a 16 piedi del registro di ancia al pedale. Fondamentale per concorrere alle ingenti spese del restauro sono stati gli interventi della Conferenza Episcopale Italiana CEI, contributi dell’8 x 1000, e della Fondazione Cassa Risparmio di Gorizia, che a questo progetto di ripristino ha assegnato un cospicuo contributo.Domenica 28 maggio, quindi, alle ore 20.30 alla Marcelliana a Monfalcone si svolgerà il solenne rito di benedizione cui seguirà un concerto : Massimo Mauro proporrà all’organo l’ascolto di brani di organisti e compositori contemporanei per far apprezzare a tutti le grandi  potenzialità espressive dello strumento riportato allo splendore di un tempo. In conclusione i cori eseguiranno come canto di ringraziamento il celebre Alleluia dal “Messia” di Haendel.