Tutori Never Alone: costruire relazioni di qualità

Sono tanti sul territorio nazionale e regionale i “minori non accompagnati”, giovani che dopo un lungo viaggio, fatto anche di violenze e vessazioni, arrivano sul territorio in cerca di un futuro migliore di quello da cui stanno scappando. In tutto questo si trovano senza alcuna figura adulta di riferimento accanto, fatto salvo per gli operatori delle strutture di accoglienza.Dal 2017 la Legge Zampa definisce tutto quello che concerne i minori non accompagnati, introducendo anche la figura del “tutore volontario”.Al momento la nostra Regione ne conta purtroppo un numero esiguo. Andrebbe pertanto rafforzata non solo la conoscenza su di essa, ma letteralmente anche le fila dei tutori volontari.Abbiamo quindi incontrato l’avvocato Tamara Amadio per CIR Onlus e la dottoressa Anna Paola Peratoner di Oikos Onlus, partner del progetto “Tutori Never Alone Friuli Venezia Giulia e Calabria”, di cui capofila è Istituto don Calabria. Tale progettualità, promossa anche in collaborazione con Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine ODV, Associazione Avvocato di Strada e ICS Trieste, intende supportare nella nostra regione il sistema della tutela volontaria rivolta ai MSNA – Minori Stranieri Non Accompagnati, sostenere e far conoscere la figura del “tutore volontario” e sperimentare la figura del mentore.

Per partire forse è meglio fare chiarezza: chi sono i minori non accompagnati? E chi sono quindi i tutori volontari?I minori stranieri non accompagnati per la legge italiana sono tutte le persone minorenni, cittadine di un Paese extracomunitario, che arrivano sul territorio italiano appunto “non accompagnate”, ossia da sole, senza la rappresentanza di un genitore o di un altro adulto legalmente responsabile per loro.La Legge 47 del 2017, la Legge Zampa, è fondamentale perché introduce e disciplina anche la figura del “tutore volontario”. Quella del tutore, così com’era prevista dal Codice Civile, era una figura che lo vedeva come un rappresentante legale e gestore di un patrimonio per la persona minore.La Legge Zampa invece pensa proprio alla figura di un tutore volontario che sia specifico per i minori non accompagnati.Chi è quindi un tutore volontario? È un privato cittadino che si mette a disposizione, in maniera appunto volontaria, quindi gratuita, per rappresentare i minori non accompagnati che arrivano e si fermano in Italia, privi di figure adulte di riferimento, quindi particolarmente bisognosi di protezione e di tutela. È una persona che accompagna, non soltanto rappresenta, il minore nei percorsi di integrazione sociale nel Paese nel rispetto del superiore interesse del minore come da Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; per esempio è fondamentale nell’accompagnamento durante procedura di riconoscimento della Protezione internazionale (senza il tutore volontario il minore non accompagnato non può nemmeno partecipare all’intervista di fronte alla commissione territoriale).Questo ruolo di accompagnamento vale per tutti i percorsi che il minore svolge sul territorio: quello scolastico, eventuali bisogni sanitari, lo svolgimento di attività extrascolastiche e così via.

Che tipo di formazione viene fornita al tutore volontario? Quali sono i suoi riferimenti nell’esercizio di questa funzione?Il tutore volontario, nello svolgimento di questi compiti, non è mai da solo. Va sottolineato infatti che non è l’affidatario – ossia non sono previste la cura e assistenza del minore tra i suoi compiti – perché il minore, al suo arrivo nel Paese, viene affidato al Servizio Sociale di riferimento del luogo in cui viene rintracciato e normalmente collocato in una struttura di accoglienza che ha il dovere della sua presa in carico a 360°.Il tutore volontario quindi, nello svolgimento del suo ruolo di rappresentanza e accompagnamento, è in sinergia con le altre figure pilastro della presa in carico del minore non accompagnato (assistenti sociali, referenti della struttura di accoglienza, Tribunale per i minorenni…) che giocano un ruolo fondamentale nella creazione di una relazione con il ragazzo.La formazione, sempre secondo la Legge Zampa, è determinata dai Garanti regionali dei diritti dei minori, i quali pubblicano avvisi pubblici per la selezione e formazione dei tutori volontari.Il Garante organizza quindi dei corsi di formazione, al termine dei quali le persone che decidono di mettersi a disposizione vengono inserite in una lista, condivisa con il presidente del Tribunale per i minori, il quale ha il compito di nominare appunto i tutori volontari.La formazione dà alla persona che intende diventare tutore volontario “un’infarinatura” sulle normative, sui percorsi legali dei minori non accompagnati, e una formazione di tipo relazionale e sociale rispetto ai compiti che il tutore svolge e sul sistema di accoglienza in cui il minore è accolto – e nel quale il tutore di fatto va a inserirsi -.Il progetto “Tutori Never Alone” si inserisce quindi in questo contesto, cercando di aiutare da un lato nell’aumentare le fila dei tutori volontari, dall’altro migliorando la qualità del lavoro dei tutori con un’attività anche “preistituzionale”, ossia preparando un numero di volontari e inserendoli all’interno di alcune ulteriori possibilità: quelle dei mentori, volontari che scelgono di seguire questi ragazzi in un rapporto personale di interessamento e fiducia sulla sua situazione e che, successivamente, potranno anche intraprendere, se lo desidereranno, il percorso verso il tutoraggio volontario.Lo potremmo definire “un ingresso sano e condiviso” su cosa significa prendere in carico un minore all’interno di una comunità.

Quali sono le principali differenze tra mentore e tutore volontario? Ci sono vincoli?Il tutore volontario deve aver compiuto 25 anni, avere residenza anagrafica in Italia e, se straniero, una buona conoscenza della lingua italiana.Ai mentori, nell’immaginario del progetto “Tutori Never Alone”, è richiesto in primis la buona volontà e la disponibilità a trascorrere del tempo volontario dedicandolo alla conoscenza e alla messa in relazione con un minore non accompagnato. Chiunque può candidarsi, con i tempi e i modi che meglio si sposano alla sua vita.È previsto anche per i mentori un percorso formativo in 5 incontri, 11 ore in tutto, dove si parla di chi è il minore, quali siano i contesti di comunità in cui si inseriscono, qual è la complessità possibile di una relazione, quali i confini da non superare rispetto al profilo di ruolo. Nella sperimentazione del progetto, al mentore viene infine assegnato un minore attraverso un “matching”, un abbinamento.Questa figura è davvero rilevante soprattutto per i ragazzi, ospiti nelle comunità senza un tutore nominato, che sono prossimi ai 18 anni, poiché il mentore li può supportare e accompagnare nel “traghettamento” verso la maggior età.Obiettivo del progetto è infatti quello di creare una relazione 1 a 1: i ragazzi nelle comunità sono “visti” da tanti occhi – sono circondati da persone che si prendono cura di loro ogni giorno – ma non hanno uno sguardo speciale riservato solo su di sé. L’idea del mentore è quindi anche questa, l’andare a coprire una relazione con un adulto nel vivere quotidiano che, in assenza dei genitori, viene a mancare. Avere qualcuno che riesce ad intercettare il ragazzo, ad agganciarlo dentro una relazione personale.La grande differenza tra le due figure è che il ruolo di tutore volontario viene a decadere al compimento del 18esimo anno – può certo scegliere di continuare a seguire il ragazzo ma non sarà più il suo tutore -. Il percorso che con “Tutori Never Alone” intessiamo con i mentori desidera sensibilizzare sul fatto che il rapporto non si può interrompere proprio nel momento più delicato di passaggio alla maggiore età. Avere qualcuno che ti aiuta in questa fase è quanto mai fondamentale.

Per meglio capire la necessità di questi ruoli, quanti sono i minori non accompagnati sul territorio e quanti i tutori volontari?I minori stranieri non accompagnati in Italia, a luglio 2022 erano 16.500, a gennaio 2022, sempre su base nazionale, erano 11.500 (in inverno ne arrivano meno, essendo una migrazione per lo più legata alla rotta balcanica). Il Friuli Venezia Giulia a gennaio era la quinta regione per presenze, con un 8% sul totale, arrivando quasi a 1.000 presenze. Il mese di luglio 2022 ha visto invece un calo delle presenze in regione, 793, il 5% del complessivo, posizionando la regione a settima.Questo perché lo scenario è cambiato completamente: per diverso tempo la nostra regione era sempre tra la seconda e la terza posizione a livello nazionale per presenze di minori non accompagnati. La situazione in corso in Ucraina ha portato a un cambiamento dei flussi, tanto in regione che nel resto di Italia.Per quanto concerne poi le permanenze, in regione parliamo di circa 1.500 minori nelle strutture. In questo momento abbiamo a disposizione 80 tutori volontari nominati dal Tribunale. Con questi numeri è chiaro che è impossibile mettere in pratica pienamente la Legge Zampa, che prevede un assegnamento per tutore volontario al massimo di 3 minori. In Regione troviamo tutori che si vedono assegnati dai 10 ai 15 ragazzi; lo stesso Tribunale spesso non nomina un tutore per 17enni e/o prossimi alla maggiore età. Ci troviamo così con una quantità incredibile di minori che non hanno accanto a sé un tutore, anche perché la fascia con maggiori presenze è proprio quella dai 16 ai 18 anni. Sensibilizzare le comunità civili su questa figura è estremamente importante.

In che modo si inserisce in questo anche la figura del mentore?La figura del mentore è interessantissima, perché non presente nelle associazioni e istituzioni che prendono in carico il minore ma è un impegno anche per testare sé stessi, migliorando le proprie capacità di relazione, rendendosi utile nell’attivazione di risorse relazionali – affettive che a questi ragazzi soli, privi di un adulto di riferimento, mancano.Ciò che diciamo sempre ai nostri mentori è che “la cosa più importante è diventare persone significative” per questi minori, creare un’alleanza come comunità incontrando questi ragazzi nel loro percorso.In tutto questo la figura del mentore riteniamo possa avere due funzioni: o rimanere tale, proseguendo come importantissimo sostegno relazionale – affettivo, o intraprendere successivamente il percorso per diventare tutore volontario, figura come dicevamo di cui c’è grandissimo bisogno per supportare i ragazzi nel loro percorso anche burocratico verso la vita adulta.

Chi sono questi minori non accompagnati? Qual è il loro trascorso?Il Friuli Venezia Giulia è interessato ormai da diversi anni dall’ingresso di minori non accompagnati soprattutto da Bangladesh (che sono sempre più migranti climatici, è il paese prevalente nelle provenienze dell’ultimo anno) Pakistan e Afghanistan, in arrivo dalla rotta balcanica.Spesso sono giovani ormai quasi alla soglia dei 18 anni, ma hanno alle spalle anni di viaggio, intrapreso quando erano soltanto dei ragazzini e che li ha visti fermi per mesi, se non anni, nei Paesi di transito, principalmente Grecia e Turchia; portano con sé un bagaglio che comprende traumi importanti dovuti a sfruttamento lavorativo, povertà ma anche violenze e vessazioni subite nei duri respingimenti che spesso hanno luogo ai confini.

Guardando proprio ai ragazzi, di cos’hanno maggiormente bisogno, cosa chiedono (o magari “non” chiedono)? In che modo proprio una di queste due figure potrebbe “colmare” questa necessità?Ogni ragazzo è diverso dall’altro, ogni mentore è diverso nella sua indole relazionale, nella sua attitudine alla costruzione di relazione, ogni storia è diversa dall’altra. Chiaro, ci sarà il ragazzo più “con i piedi per terra” che ha più necessità di accompagnamento per trovare lavoro, per orientarsi nel mondo degli adulti. Può però anche esserci semplicemente il bisogno di fare qualcosa insieme, di essere considerati come singola, unica persona e non come gruppo.Qualcuno che entra in comunità per te, che ti porta a fare una passeggiata, a vedere qualcosa di interessante o anche semplicemente a mangiare un gelato, qualcuno che crea una relazione solo con te, per questi ragazzi è davvero importante e può portare ad un’apertura da parte loro anche nel raccontare un disagio, una difficoltà, una paura che a nessun altro confiderebbero. C’è una possibilità di costruire una relazione vera e autentica.Questi ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li “guardi” tra tutti.