“Tubi innocenti”: il teatro come divertimento ed educazione

Tra le tante realtà teatrali che animano Gorizia e il territorio isontino, una parte importante viene sviluppata dai gruppi teatrali parrocchiali, che contribuiscono con i loro numerosi spettacoli ad accrescere notevolmente il panorama culturale locale.Tra i gruppi presenti in diocesi, anche quello dei “Tubi innocenti” della parrocchia dei Santi Ilario e Taziano di Gorizia. Abbiamo incontrato la regista, Agnese De Santis, e con lei abbiamo rivissuto la storia della compagnia, dai primi passi ad oggi, proprio a pochi giorni di distanza dalla loro ultima rappresentazione.

Agnese, quando ha preso “ufficialmente” vita la compagnia dei Tubi Innocenti? Come ha mosso i primi passi?Siamo nati ufficialmente nel 2011. Prima non c’era un gruppo teatrale parrocchiale – erano state realizzate delle recite, come ad esempio in occasione del Natale – ma non c’era niente di strutturato. Così, trascinando un po’ un amico, come me appassionato di teatro, abbiamo provato, con l’appoggio di don Sinuhe Marotta, a mettere in scena “Forza venite gente”, spettacolo con il quale entrambi eravamo cresciuti.L’idea di base era relativa allo spettacolo, volevamo semplicemente metterlo in atto, non c’era ancora una vera idea di compagnia teatrale. Invece si sono avvicinati a noi quasi una trentina tra bambini e ragazzi, dagli 8 ai 20 anni circa. Abbiamo così allestito lo spettacolo, reso possibile anche grazie al supporto di tanti genitori che si sono prestati per la logistica, per la realizzazione dei costumi… Da lì la rappresentazione ha avuto diverse repliche (alcuni brani vengono replicati ancora oggi in occasioni particolari) ed è nato il gruppo, che inizialmente si chiamava semplicemente “Gruppo teatrale della parrocchia dei Santi Ilario e Taziano”.

Come mai poi la scelta di chiamarsi “Tubi Innocenti”? È un nome curioso…Il nome è stato scelto nell’anno successivo, con l’avvio del nostro secondo spettacolo. Il tutto nasce da una storia legata al primo palco dove ci siamo esibiti, che era stato realizzato interamente con tubi innocenti da due ragazzi della parrocchia. Da lì, scherzosamente, è stato proposto di chiamarsi “Tubi innocenti” e il nome ci è piaciuto talmente tanto che alla fine è rimasto.

Dal primo spettacolo, come siete poi cresciuti, che progetti avete portato sul palco?Negli anni si sono susseguiti “Tutti insieme appassionatamente”, “Mary Poppins”, “Il mago di Oz”, “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, “Il principe d’Egitto” e quest’anno “A qualcuno piace caldo”. Nel mentre abbiamo anche allestito degli spettacoli che noi abbiamo definito “Pastor Cabaret”, ossia degli spttacoli di miscellanea che coniugano recitazione, canto e ballo in forme variegate.Il genere che seguiamo è principalmente il musical, cercando di combinare insieme le varie arti, senza dimenticare tutto il lavoro di backstage che coinvolge la cura delle coreografie, le luci, i costumi…

Come viene deciso che spettacolo portare in scena e quali sono i passaggi che portano alla rappresentazione?Lo spettacolo viene scelto dalla regia e dal team di supporto, confrontandosi sui contenuti dell’opera scelta e basandosi sui componenti del gruppo, sulle loro attitudini e sulla crescita – ad esempio, nei membri più grandi che ormai fanno parte dei “Tubi innocenti” da molto tempo, si vede una vera crescita artistica -.Sulle tematiche, si cercano di trovare spettacoli che possano rendere tutti partecipi, perché tutti fanno qualcosa e tutti sono importanti per la riuscita dello spettacolo.Il lavoro parte quindi con il gruppo di regia, la realizzazione del copione – che generalmente è frutto di un adattamento dei testi originali, tanto dei film, quanto dei musical di Brodway -, quindi partono le prove, che durano due o tre ore la settimana; i primi periodi si lavora sul copione, sulla comprensione del personaggio che si va ad interpretare, poi man mano si uniscono le varie parti. Diciamo che, dal momento dell’avvio degli incontri per parlare dello spettacolo, alla rappresentazione finale, ci sono circa 7 mesi di lavoro.Parallelamente c’è il lavoro con il team tecnico per le luci, le scenografie, le basi delle canzoni, i costumi… La cosa bella di questo gruppo è che veramente ci sono persone che per esso si spendono gratuitamente, dedicando milioni di ore del loro tempo perché piace e perché tengono alla causa. È spesso stancante, ma divertente. Un grazie va, ad esempio a Federico, per la parte tecnica, e ad Antonella per i costumi e le acconciature, che sempre ci seguono e sono preziosi.

Quali sono, a tuo avviso, i benefici nell’essere parte di una compagnia teatrale per dei ragazzi così giovani?La finalità del gruppo è proprio quella educativa. Non siamo professionisti e non pretendiamo di esserlo, ma vogliamo che sia un’esperienza formativa, in un clima positivo e protetto, dove tutti i ragazzi sono liberi di esprimersi, sono liberi di imparare e sbagliare, di crescere in compagnia di altre persone che sono più o meno coetanee.Dal 2018 inoltre il gruppo si è ampliato con l’apertura dei “Tubetti”, compagnia totalmente dedicata ai bambini delle elementari. Ci sono 15 componenti e sono veramente bravissimi!Colgo l’occasione per ringraziare la parrocchia dei Santi Ilario e Taziano, che sempre ci appoggia e ci supporta per le nostre attività.

Una curiosità: qual è stato lo spettacolo che più vi ha fatto “penare”, ossia dalla realizzazione più travagliata ma che alla fine vi ha dato grande soddisfazione?Sicuramente “Il Principe d’Egitto” ha visto un grosso lavoro di regia, di studio e delle scenografie, anche se alla fine la messa in scena non è stata così ostica come invece prospettavamo, perché a quel punto avevamo lavorato veramente moltissimo prima. Lo spettacolo era stato allestito in un momento un po’ di difficoltà del gruppo, dovuto ad impegni e problematiche dei partecipanti che, diverse volte, non consentivano di essere tutti presenti alle prove. Quello spettacolo è stata certamente una grandissima soddisfazione, abbiamo avuto l’opportunità di replicarlo circa otto volte e l’abbiamo anche potuto portare in diverse città.Memori di “Forza venite gente”, rappresentazione che va a toccare corde particolari con i suoi contenuti, avevamo scelto di portare sul palco uno spettacolo simile ed è andata proprio come speravamo, nonostante le difficoltà: uno spettacolo che ci ha emozionato dalla prima all’ultima replica, con un ottimo successo di pubblico e molti apprezzamenti per le scelte fatte nei testi e nei riferimenti biblici.

Durante l’anno, oltre all’allestimento dei vari spettacoli, avete anche modo di prendere parte ad approfondimenti e workshop?Qualche anno fa abbiamo avuto la possibilità di prendere parte ad uno stage con gli Oblivion, la compagnia diventata famosa per i suoi “I Promessi Sposi in 10 minuti” e “The human jukebox”, partecipando al raduno nazionale proprio sul loro adattamento dell’opera manzoniana. Ci siamo davvero divertiti un sacco!Quando abbiamo modo poi, compatibilmente con i nostri impegni di lavoro, studio e famiglia, cerchiamo di partecipare ad eventi ed approfondimenti, per mantenerci aggiornati. Recentemente abbiamo organizzato un incontro con Michele Paulicelli, attore che interpretava Francesco in “Forza venite gente”: è venuto a Gorizia, abbiamo svolto con lui un intero pomeriggio di stage e, alla sera, un concerto.Con il gruppo dei “Tubetti” lavoriamo poi molto in forma laboratoriale, con esercizi – gioco per la voce, il corpo, il movimento.Non da ultimo, una grande occasione di approfondimento è data anche dall’incontro annuale con gli altri gruppi teatrali parrocchiali in “E se una notte un musical”, fondamentale anche per sviluppare una rete.

Ci sono dei sogni nel cassetto per i “Tubi Innocenti”? Quali poi i prossimi lavori che porterete in scena?Innanzitutto, ci stiamo applicando per organizzare una replica del nostro ultimo spettacolo “A qualcuno piace caldo”, che come periodo potrebbe svolgersi in settembre. Nel mentre, sicuramente cominceremo a lavorare al nuovo spettacolo – di cui però non posso ancora svelare il titolo -.I sogni sono tanti e grandi, con spettacoli dal grosso peso, effetti speciali e musiche spettacolari, che vorremmo portare anche in teatri maggiori.