“Sino a quando, Signore?”

Si è scritto tanto (anche a sproposito…) in questi giorni sulla tragica morte di Giulio Regeni, il giovane originario di Fiumicello ucciso alla fine del mese di gennaio in Egitto.Noi vogliamo ricordarlo con le parole che il vescovo Carlo ha indirizzato ai suoi familiari ed a tutta la comunità di Fiumicello, domenica scorsa in occasione della Veglia tenutasi in paese.Ho appreso nei giorni scorso con grande commozione la notizia della tragica scomparsa di Giulio Regeni e, come tutti, ho seguito con crescente costernazione le notizie che via via arrivavano sulle modalità della morte di questi giovane cresciuto nella comunità di Fiumicello. C’è in tutti tanto dolore e tanta voglia di capire.Ma con il dolore c’è anche tanta tristezza per la nostra umanità dove sembra impossibile cercare itinerari di giustizia, instaurare percorsi di riconciliazione, ipotizzare composizione di diritti, di doveri e di interessi, attivare forme di collaborazione, costruire ponti di pace senza cadere ogni volta nel tranello della violenza. Tanta tristezza per chi è vittima della violenza ma anche tanta tristezza per chi non sa trovare altra strada che quella dell’odio e del sopruso.Viene spontaneo riprendere una domanda che percorre tutto il libro dei Salmi: “Fino a quando?”: “Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore, amerete cose vane e cercherete la menzogna?” (salmo 4); “Fino a quando vi scaglierete contro un uomo, per abbatterlo tutti insieme come un muro cadente, come un recinto che crolla?” (salmo 62); “Fino a quando emetterete sentenze ingiuste e sosterrete la parte dei malvagi?” (salmo 82); “Fino a quando i malvagi, Signore, fino a quando i malvagi trionferanno?” (salmo 94).Già, fino a quando? Il salmista non lascia questa domanda senza destinatario ma la rivolge direttamente a Dio e noi non possiamo non presentargliela a nostra volta: “Ma tu, Signore, fino a quando?” (salmo 6); “Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?” (salmo 13); “Fino a quando, Signore, starai a guardare?” (salmo 35).Certo, il Signore sta a guardare, ma non guarda da un cielo lontano, indifferente alla nostra sorte, ma dalla croce.Lui, il Crocifisso, ha urlato al Padre: “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?” ed è diventato Lui, il Cristo, la risposta a questo nostro grido di cui si è fatto interprete.Che la nostra preghiera per Giulio, per i suoi genitori, la sua cara sorella, i parenti, gli amici italiani e stranieri, i colleghi di studio, tutti coloro che costituivano la rete delle sue relazioni ora umanamente infranta dalla sua morte (ma anche la preghiera per chi si è macchiato di questo delitto), sia una preghiera sotto lo sguardo del Crocifisso, una preghiera sotto gli occhi del Dio misericordioso, una preghiera confortata dallo Spirito Consolatore. Solo così troverà una risposta e ci darà coraggio di non arrenderci, di sperare, di spenderci per la giustizia.Benedico tutti nel Signore, con tanto affetto e tanta partecipazione interpretando i sentimenti di tutta la nostra Chiesa.