Le nuove prospettive del mondo del lavoro

L’estate, il cui godimento quest’anno è stato reso più difficoltoso dalla pandemia in corso, ha visto molta gente cercare mete turistiche in Italia e all’estero e molti esercizi commerciali abbassare le serrande, sia pur dopo il lunghissimo lockdown, per godersi le meritate ferie. Tali atteggiamenti ci fanno capire che il venir meno delle abitudini crea vere e proprie frustrazioni  e che la  gente ha la necessità di cercare di dimenticare uno dei periodi più brutti che collettivamente abbiamo vissuto. Purtroppo però l’emergenza non è ancora finita, i casi diagnosticati aumentano continuamente e dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione che pensavamo non si ripresentasse più in maniera così estesa. Con le ultime disposizioni governative lo stato d’emergenza è stato prorogato al 15 ottobre e continua l’utilizzo massiccio dello smart working. La possibilità di svolgere la propria attività lavorando da casa, iniziata come necessità collegata all’emergenza, sembra oggi essere vista, e forse non solo dal lato padronale, come  un’opportunità da cogliere. A tale proposito, però i sindacati chiedono una regolazione a tutela dei lavoratori al fine di impedire che si trasformi in un lavoro continuato.Le misure di contenimento adottate per fronteggiare l’emergenza covid hanno avuto come conseguenza, dal punto di vista economico, la crisi che attualmente stiamo vivendo e che sicuramente non si risolverà in breve tempo. Nel settore dell’occupazione abbiamo assistito al massiccio ricorso alla cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti, attualmente disposto fino a dicembre, anche se gli imprenditori chiedevano tempi inferiori per preservare la sfera produttiva. L’accordo trovato non risolverà però definitivamente la situazione che purtroppo si ripresenterà a fine anno. Per queste ragioni, CGIL – CISL – UIL, unitariamente, promuoveranno il 18 c.m. un attivo unitario per ricompattare le file al loro interno e chiedere al Governo di affrontare l’autunno con scelte politiche che rilancino un piano di interventi in grado di scongiurare lo spettro incombente dei licenziamenti.Nel nostro territorio le realtà più colpite sono sicuramente quelle medio – piccole. Si tratta di aziende che già prima del Covid 19 avevano poco margine di mercato, anche a motivo dell’esistente concorrenza nazionale e straniera, e che il blocco imposto non ha certo aiutato. Per le maestranze ivi impiegate, gli ammortizzatori sociali sono stati garantiti solo per i primi nove mesi; per l’erogazione dei nove successivi, le imprese dovranno presentate al Ministero debite giustificazioni. E ciò può risultare oltremodo difficile e complicato per molte realtà.C’è bisogno urgente, quindi, che il Governo metta in atto strategie che aiutino le imprese a non chiudere i battenti.Per le industrie di grosse dimensioni dell’isontino Il lavoro momentaneamente prosegue. Chiaramente, il perdurare della pandemia potrebbe rallentare gli ordinativi di commesse con evidenti ripercussioni negative per l’occupazione. La Fincantieri, ad esempio, continua la produzione, anche se rallentata, nel rispetto dei termini delle  consegne delle navi da crociera, un mercato quest’ultimo su cui le preoccupazioni già ci sono e interessano un numero non certo piccolo di dipendenti visto che gli attuali occupati sono 6000 .Certo che la timida ripresa croceristica, con la nave del Gruppo Costa partita da Trieste,è stato più che altro un segnale di speranza considerato che viaggiare con un’imbarcazione carica per la metà della sua portata non consente sicuramente il pareggio tra costi e ricavi.Unica eccezione positiva che è possibile rilevare nel nostro contesto occupazionale è rappresentata dal Gruppo Mangiarotti (operante nel settore energetico) che, grazie ad un consistente portafoglio di ordini, sta avviando un piano di assunzioni.Infine, parlando di economia non possiamo non citare il porto di Monfalcone sul cui sviluppo continua a pesare la mancanza di dragaggio e di infrastrutture che in un periodo come questo diventeranno di sempre più difficile realizzazione.Assistiamo, con preoccupazione, al balletto ideologico sull’accettazione o meno delle risorse che l’Unione Europea potrebbe metterci a disposizione per aiutarci a fronteggiare il difficile momento e alle varie ipotesi di utilizzazione di quelle già accolte. Si auspica che il recovery fund sia speso per migliorare la sanità e per un vero rilancio dell’economia e del lavoro, rilancio non momentaneo ma capace di assicurare per il futuro lavoro e occupazione, elementi base della stabilità politica e sociale.