Di che Pace parliamo?

Sin da quando ero molto giovane ho sempre fatto fatica ad allontanarmi dal mio “nucleo”, dalla mia casa: luogo dove si trovava mia madre prima, mia moglie e i miei figli dopo.Ogni volta in cui dovevo allontanarmi per un periodo di tempo più o meno lungo, si creava in me sempre uno stato di agitazione. Ripenso da piccolo ai giorni della colonia estiva, quando desideravo poter rientrare al più presto, e da più grande alla chiamata alla leva militare: il dovermi allontanare ha creato uno “strappo” che certamente ha aiutato a diventare adulto ma allo stesso tempo non avrei voluto vivere in quel modo. “Che mammone” si potrebbe pensare. No, non è così. Semplicemente credo sia importante vivere appieno quello che Dio ci offre nella vita, in primis gli affetti, senza dover sprecare nulla, cogliendo la bellezza di ciò che abbiamo e ci viene offerto.Ho sempre pensato che il tempo non condiviso con i propri cari fosse tempo in qualche modo “perso”.Da adulto poi, come dicevo, quel malessere si riproponeva ogni qualvolta dovevo star lontano da mia moglie e dai miei figli. Anche in quegli anni, i primi anni ’90, si vivevano proprio in Europa episodi bellici; il pensiero di poter essere richiamato alle armi mi creava molta angoscia, non per paura ma perché trovavo inutile dovermi allontanare forzatamente per le esigenze e gli ordini di altri, per decisioni non mie, il timore di non rivedere, di non ritornare.Oggi immedesimarmi nelle situazioni tragiche che tutti abbiamo davanti agli occhi, situazioni che in qualche modo ho, in parte, vissuto, mi mette nella condizione di capire quale possa essere la sofferenza nell’accettare situazioni che non sono determinate dalla propria volontà.Mi trovo così a riflettere a quanti in Ucraina hanno lasciato la propria casa e i propri famigliari, con la paura di non ritrovare entrambi; penso a quelle donne scappate con i propri figli, per dare loro sicurezza e un “oggi” senza le sirene dell’allarme aereo che suonano di continuo, che hanno lasciato però i loro mariti a combattere sulle strade; penso a quei ragazzi ucraini e russi, spesso giovanissimi e impreparati, mandati a combattere per la decisione di altri “grandi”, che forse non vedranno più le loro famiglie; penso alle loro madri e alla loro pena; penso ai tanti migranti saliti su pericolosi barconi o partiti per un lungo viaggio a piedi, in cerca di qualcosa di migliore per sé e la propria famiglia, che forse rivedranno solo dopo molti anni… Insomma, non possiamo pensare che gli altri non abbiano i nostri stessi sentimenti e stessi affetti.Questi giorni mi portano a pensare a quanto di tragico, struggente ci sia in tutto questo. Mi domando per che cosa poi? Per il principio di qualcuno, per il benessere di pochi potenti?Ricordo ancora i giorni in cui, durante la guerra nei Balcani, proprio con la Caritas diocesana di allora, ebbi l’opportunità di recarmi a Osijek, in Croazia: ho visto su quelle case, in quelle persone, la violenza dell’uomo, ho cercato di capire cosa avessero provato e mi sono reso conto che sarebbe potuto succedere anche a me, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, se solo qualcun altro avesse preso anche per me delle decisioni scellerate. È quindi solo quando ti immedesimi nell’altro che riesci a capire il suo dramma.Quanta bellezza, quanta armonia è stata distrutta dalle guerre! Quanti equilibri, anche quelli che ognuno ha dentro di sé sono stati rotti, lasciando l’umanità denudata e senza fiato.Il pensiero corre quindi alla Pace, a quanto preziosa essa sia. Tuttavia è oggi necessario domandarsi di che Pace parliamo, non certo quella dettata dagli uomini. Parliamo invece della Pace che ci viene donata da Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace…” (Gv. 14, 27), quella che ci consente di guardare in modo diverso il mondo, senza giudizio, avidità, possesso. Certo, un concetto difficile da vivere qui e ora… Cominciamo quindi a nutrirla dentro di noi quella Pace, lasciando cadere “nel nostro piccolo” le situazioni che potrebbero creare una sua rottura, impariamo a mettere da parte le piccole conflittualità di ogni giorno che, se lasciate “macerare”, possono poi diventare situazioni sgradevoli; apprezziamo la bellezza della nostra vita di ogni giorno – quella che tanti potrebbero chiamare routine ma che in realtà è per me il miracolo della quotidianità, la tranquillità, la serenità, senza la paura di bombe e spari -.Vivere da risorti sta proprio in questo: ogni giorno in cui ci svegliamo aprendo i nostri occhi, ringraziare il Signore per quello che ci dà, apprezzandolo e coltivandolo nella quiete del nostro cuore, guardando sempre al bene che abbiamo e non focalizzando l’attenzione solo su quello che riteniamo ci manchi.Che la luce di Cristo Risorto doni gioia e pace ai nostri cuori. A tutti buona Pasqua!

_______________________________________________________________________________

Una Pasqua che sia davvero buona per tutti

In questa Pasqua 2022 cogliamo l’occasione ancora una volta per ringraziare le tante persone, famiglie, che sono vicine all’operato della Caritas diocesana di Gorizia: Oltre ai numerosi benefattori che sempre si pongono accanto alle nostre Opere Segno, sostenendole, e ai tanti volontari che quotidianamente si spendono in esse, in questo particolare e delicato momento è ondamentale il sostegno e il supporto di tutti coloro che, in diverse forme, si pongono accanto alle persone in fuga dall’Ucraina, offrendo il loro contributo attraverso una donazione o segnalando la disponibilità di un appartamento libero.Dall’inizio dell’emergenza, il dormitorio Faidutti di Gorizia ha accolto 54 persone; 37 di esse sono ora ricollocate all’interno di percorsi di accoglienza sul territorio, le altre hanno proseguito, dopo una breve sosta, il loro cammino verso altre zone d’Italia o d’Europa.Ancora una volta ringraziamo i sacerdoti diocesani, che hanno messo a disposizione ben 19 canoniche, e i tanti privati che hanno segnalato numerosi appartamenti, ben 25, da poter attivare in caso di necessità.Infine a tutti, ma proprio tutti, un sentito augurio: che la luce del signore risorto sia sempre guida e conforto. Buona pasqua, buine pasche, Vesela velika noč.