Dal punto di vista dei poveri

Venerdì 4 ottobre 2019 su impulso di Alleanza contro la Povertà Friuli Venezia Giulia si è svolta presso l’Auditorium della sede della Regione, in via Sabbadini a Udine un seminario sugli Strumenti a contrasto della Povertà in Friuli Venezia Giulia. Il Seminario è stato promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Alleanza contro la povertà Friuli Venezia Giulia nasce in ottobre 2018, come articolazione regionale dell’Alleanza contro la povertà attiva a livello nazionale, ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che oggi può riguardare ognuno di noi, perché tutti noi potremmo trovarci in una situazione di bisogno. Alleanza contro la povertà ha anche l’obiettivo di attivare un confronto permanente tra forze politiche, sociali ed istituzioni, finalizzato all’individuazione, e successivo monitoraggio di misure efficaci a ridurre la povertà e l’emarginazione che essa comporta.

L’esperienza di Alleanza contro le povertàI componenti di Alleanza contro la povertà Friuli Venezia Giulia sono: Acli Friuli Venezia Giulia , Cgil-Cisl-Uil Friuli Venezia Giulia, Confcooperative-Federsolidarietà Friuli Venezia Giulia, Associazione Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia ONLUS, Lega delle cooperative – Legacoop sociali del Friuli Venezia Giulia, Adiconsum Fvg, Cnca Fvg, e dalle articolazioni regionali di Caritas, Società di San Vincenzo de Paoli, FioPSD (Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora), Banco Farmaceutico, Azione Cattolica Italiana, Forum del Terzo Settore.”L’esperienza quotidiana delle realtà che compongono anche in Friuli Venezia Giulia l’Alleanza – spiega il portavoce, dott. Andrea Barachino, nonché direttore della Caritas diocesana di Concordia-Pordenone – ci porta a dire che l’aspetto economico delle misure è importante, ma non sufficiente. Poiché la povertà è un fenomeno multidimensionale, accanto al trasferimento economico, molto devono fare le politiche, ma anche molto le comunità e i territori, per ricreare contesti inclusivi.”All’interno del Seminario promosso da Alleanza contro la povertà Friuli Venezia Giulia sugli Strumenti a contrasto della Povertà è stato presentato il report sulla povertà delle Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia dell’anno 2018 dal titolo “Lavoro e Sostegno al reddito”.  Il secondo capitolo del report raccoglie gli esiti di uno studio d’impatto delle misure regionali e nazionali di sostegno al reddito (MIA, SIA, REI, REI FVG), con la finalità di cogliere il punto di vista dei fruitori e le loro difficoltà, e di valutare conseguentemente l’efficacia dei contributi economici, rinnovi compresi, e dei relativi patti d’inclusione. Per realizzare la ricerca sono state intervistate 46 persone. Si tratta di persone residenti nei quattro Capoluoghi della Regione e in alcuni paesi e cittadine delle aree extraurbane, utenti del Servizio sociale. Il campione è stato costruito cercando di evidenziare tutte le tipologie di nucleo familiare che hanno beneficiato delle misure.

Storie di difficoltà, paure e solitudineLe storie che ci sono state narrate attraverso le interviste parlano di difficoltà, a volte enormi, di paure, di solitudine, di malattia, di abbandono, ma anche di speranza, di forza, di capacità di vivere e di guardare al futuro. Sono storie che ci insegnano che raramente la povertà è solo una questione di reddito o di mancanza di lavoro. Quando è intensa e quando è protratta la povertà si incrocia con altre fragilità, che impattano su ambiti esistenziali diversi, come le relazioni o la salute. In questi casi una risposta meramente economica non è quasi mai sufficiente per risolvere le condizioni che hanno generato la povertà e/o l’emarginazione.Un tema particolarmente sentito è quello dell’affitto dell’abitazione, perché l’importo del canone di locazione spesso è molto elevato. In questi casi le persone ricorrono ad anticipazioni e prestiti che vengono richiesti, quando possibile, a familiari, amici o conoscenti, ma che devono essere restituiti il mese successivo all’arrivo del contributo, creando di fatto una spirale di indebitamenti. Risulta invece positiva le situazioni familiari in cui i beneficiari del sostegno al reddito risiedono in alloggio Ater, perché devono sborsare un canone di locazione sociale, quindi più ridotto rispetto a quello del mercato privato.L’efficacia del contributo va dunque valutata in base alla specifica situazione economica del nucleo beneficiario, alle spese che il nucleo deve sostenere e agli eventuali ulteriori aiuti sui quali i beneficiari possono contare dai soggetti del Privato Sociale (Emporio della Solidarietà, l’erogazione di borse alimentari o di vestiario oppure piccoli sostegni delle Caritas parrocchiali o della San Vincenzo) oppure da parenti e amici.Molte delle persone intervistate riferivano di avere dei problemi di salute. La condizione sanitaria non era stata considerata nello scegliere le persone da intervistare, ma le problematiche sanitarie e di disabilità si sono invece rivelate un fattore molto diffuso fra quelli che hanno generato o aggravato le condizioni di povertà. In certi casi i costi per le prestazioni sanitarie erano così esosi da spingere molte persone a rinunciare alle cure sanitarie.

Disoccupazione senza soluzione?Rispetto al tema del lavoro si riscontra una generale difficoltà a risolvere i problemi di disoccupazione. Tra i primi beneficiari di MIA (che fanno capo al gruppo di persone intervistate per la seconda volta) alcuni avevano autonomamente trovato un’occupazione, ma per molti le difficoltà lavorative non si erano risolte. Il rapporto con i servizi preposti viene descritto come poco efficace soprattutto per le persone fragili, con basse qualifiche o con lunghi periodi di disoccupazione alle spalle.Non sempre, infine, i lavori che vengono proposti dai Centri per l’Impiego sono accettabili. La semplificazione “ti offro un lavoro, lo accetti”, si scontra con la realtà delle persone e delle loro famiglie o anche, più semplicemente, con questioni puramente logistiche. Un lavoro di poche ore giornaliere, con bassa paga oraria e a molti chilometri di distanza, può risultare economicamente insostenibile.Anche la conciliazione è un tema fondamentale. Accettare una proposta di lavoro, o aumentare l’orario di lavoro non è sempre facile o scontato, soprattutto per chi, e spesso sono le donne, si deve occupare dei figli o di altri parenti.Le dinamiche di gestione di un nucleo familiare sono spesso molto complesse, soprattutto quando la famiglia è numerosa, o il nucleo è composta da un solo genitore con i figli a carico.  In queste situazioni familiare la persona è costretta o a rifiutare un’occupazione a tempo pieno oppure in certi casi rifiutare un’opportunità lavorativa.Nonostante le di verse criticità che sono state nell’erogazione, oltre a limitazioni nell’utilizzo del contributo, le Misure sono comunque un aiuto importante per le persone e le famiglie con reddito basso o nullo, anche se non sufficiente.La povertà e l’esclusione sociale, infatti, non è semplicemente l’assenza di reddito dovuta alla mancanza del lavoro, ma accanto alla disoccupazione o alla sottoccupazione coesistono problematiche di salute, di solitudine e mancanza di relazioni con la comunità di appartenenza, nonché un’insufficiente professionalità per un mercato del lavoro sempre più competitivo.  L’erogazione di un sostegno economico, quindi, non è quasi mai sufficiente per aiutare le persone ad uscire dalle situazioni di povertà oppure  dall’emarginazione sociale. È indispensabile, quindi, che accanto al reddito di cittadinanza lo Stato e la società civile si impegnino ad accompagnare coloro che sono scivolati nel disagio socio-economico a rimuovere le cause che le hanno spinto verso la povertà e l’emarginazione: ad esempio sostenendole in un percorso di cura o di riqualificazione professionale.