Il cristiano dei giorni feriali

Consegna affascinante quella che ci verrà affidata all’assemblea diocesana che si svolgerà nella sempre accogliente parrocchia di San Nicolò da lunedì 13 a mercoledì 15 giugno, alla sera, nonostante le partite degli Europei. Quale sarà?Intanto ecco la memoria del percorso che ci porterà ancora a Monfalcone, presbiteri e laici assieme: tre anni fa siamo partiti lì da dove tutto è partito, gli Atti degli Apostoli, domandandoci “Chi è la Chiesa” e ci siamo riscoperti “Chiesa che ascolta e che accoglie”; poi ci siamo immersi nel vangelo, quello di Luca, scoprendo “chi è il cristiano”, accompagnati dalla Lettera Pastorale dell’Arcivescovo Carlo.Vorremmo ora quasi “uscire”, per così dire, dai muri delle nostre parrocchie per entrare nelle case delle famiglie e dei battezzati, di coloro che non partecipano al gruppo del Vangelo né fanno parte del Consiglio Pastorale, che ogni tanto vengono a messa la domenica, magari un po’ in ritardo, ma sono battezzati, che si alzano ogni mattina per andare al lavoro, che magari fanno grande fatica a pregare perché se ne dimenticano o sono troppo stanchi alla sera per farlo, che vivono sempre di corsa in famiglia, che si trovano a discutere di sport e di politica con i colleghi e gli amici, che sono preoccupati per la salute degli anziani genitori o della scuola dei figli.Che cosa significa essere cristiani nei giorni feriali, e non da “impegnati”?  Come si fa a vivere il vangelo nella quotidianità? Che cosa comporta l’essere cristiani nel lavoro, nella relazione con i colleghi? Chi è il cristiano nella vita normale?  Perché questa direzione per la nostra Chiesa diocesana? È il solito papa Francesco a indicare la via. A Firenze, al Convegno Ecclesiale, con passione ha ricordato: “Sia tutto il popolo di Dio annunciare il Vangelo, popolo e pastori, intendo”.Poi ancora è più esplicito: “non voglio una chiesa preoccupata di essere il centro – ci confessa – e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”. Anche nel piccolo delle nostre parrocchie possiamo trovarci intrappolati in questa logica, in cui la struttura parrocchiale viene sentita il centro del territorio e dell’annuncio evangelico, centro a cui tutti devono convergere, provando infinita amarezza quando questo non accade. Ci viene invece richiesto di invertire il flusso ideale e anche pratico delle nostre energie, e riscoprire che il centro – per così dire – dell’annuncio del Vangelo e della sua realizzazione è la vita del battezzato, del singolo cristiano che si trova ad avere a che fare con il proprio lavoro, le proprie relazioni, la propria vita interiore, la necessità del dialogo con l’altro.E siccome è ancora papa Francesco a ricordare che “non voglio qui disegnare in astratto un nuovo umanesimo, una certa idea dell’uomo”, partiremo anche noi dalla vita pratica e dalle esperienze concrete, avendo sullo sfondo “l’umanesimo cristiano che è quello dei sentimenti di Cristo Gesù”. Ma non solo: ci aiuteranno nel dialogo le “cinque vie” di Firenze, come piccole luci che illumineranno la nostra riflessione. I verbi uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare amplieranno la nostra prospettiva.La consegna che ci verrà offerta all’assemblea sarà molto semplice, ma seria: raccogliere delle esperienze e delle indicazioni su che cosa significhi essere cristiano nella vita quotidiana, per poterle offrire al Vescovo Carlo, che con la sua Lettera Pastorale le restituirà ai cristiani “dei giorni feriali”.