Sul presepe si erge la montagna carsica annerita dagli incendi

Nell’ultima domenica di Avvento, complice una mattinata fredda ma soleggiata, ha animato le strade del centro un pubblico composto da adulti, anziani e bambini che ha seguito l’esibizione itinerante del Coro misto e del Gruppo giovanile “Ottava Nota” della Società Filarmonica Giuseppe Verdi di Ronchi dei Legionari, impegnati nell’esecuzione delle tradizionali cantate natalizie. Le tappe fissate lungo il percorso hanno individuato luoghi di ritrovo e di socialità – dai Caffè alla Residenza Anziani-  e segni di presenza rappresentativi di questo periodo: l’albero di Natale illuminato davanti al municipio e l’albero di Natale delle mille piastrelle all’uncinetto, il presepe “attualizzato” della famiglia Dessenibus. Così inserita a pieno titolo nel programma ufficiale della manifestazione, questa rappresentazione presepiale, che si inaugura proprio oggi, incuriosisce ancora di più. Perché è vero che si inserisce in qualche modo nella formula di “una tradizione che prende forma” come intitola il format regionale “Presepi nel Friuli Venezia Giulia 2022”, ma in realtà se ne discosta, in quanto non è una specie di giocattolo rituale, una sorta di balocco per bambini o anche per grandi, dove l’attenzione si concentra su come e dove sistemare le statuine di Maria, Giuseppe e del Bambino cercando uno sfondo teatrale, da ambientare verosimilmente nella Palestina di duemila anni fa o da idealizzare in un paesaggio dai contorni fiabeschi. La sua originalità non consiste nella moltiplicazione dei personaggi o nell’aggiunta di trovate scenotecniche sempre nuove: ad esempio, il pastore che si muove con il suo gregge o la donnina che attinge l’acqua alla fontana. Di fatto Luigi Dessenibus, nonostante approfondisca di anno in anno una nuova lettura del messaggio evangelico – e il suo è un percorso che batte da oltre 20 anni -non è un presepista in senso stretto, perchè si serve di un linguaggio allusivo, che descrive situazioni concrete che riportano a ripensare alla radice del nome “Gesù”, concordemente tradotto con “Dio è salvezza”. Perciò il presepe Dessenibus 2022, essenziale e quasi austero nell’ambientazione carsica della frazione di Devetachi, ai piedi del Monte Brestovec, mostra in primo piano un cortile racchiuso tra le vecchie case in pietra, dove sono presenti tre generazioni: un neonato con i suoi genitori ed i nonni. Una vita che nasce e così commenta Luigi: “Gesù che nasce tra la natura che inizia a rifiorire… un segno di speranza”. E subito colpisce come sullo sfondo, proprio dietro e come incombente su questo confortante quadretto, si erga scura la montagna annerita dagli incendi disastrosi che l’hanno devastata nella scorsa estate e come tra gli alberi bruciati appaiono al lavoro le figure piccole e isolate delle tute arancioni dei vigili del fuoco e delle autobotti. Immagine che ricatapulta nella grande preoccupazione, talvolta diventata paura, che abbiamo provato mesi fa e che ci ha riportato a considerare fondamentale l’aver “cura della terra che abitiamo”… E quindi , mentre ringraziamo vigili del fuoco e volontari , di qua e al di là del confine, fino a  quando rimanderemo una visione strutturale del problema del rispetto e della tutela del territorio? Domanda di ieri, che si ripresenta oggi, a cui non abbiamo ancora risposto… Sì il sommaco riprende a spuntare assieme all’erba, ma non sarà tutto come prima e… la speranza è una fiammella da alimentare. Concretamente.