La memoria viva di mons. Virgulin

La memoria di monsignor Mario Virgulin è viva e non solo al cimitero, come del resto avviene per altri sacerdoti onorati in modo singolare a distanza di decenni. Venerdì 13 novembre, con inizio alle 18.30, presieduta dal vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Armando Zorzin, nella chiesa di S.Lorenzo a Ronchi dei Legionari, sacrà celebrata una messa in suo ricordo. Un ricordo che si incontra nei discorsi e negli incontri, una presenza che non è mai del tutto sfumata e che, anzi, parla in modo luminoso e, grazie anche al tempo, libera da ogni preclusione.Monsignor Mario Virgulin (1914-2000), originario di Villa Vicentina, era nato alla vigilia della grande guerra; aveva perso il padre soldato e del quale ricordava solo il rito di commiato. Ha frequentato il seminario minore a Gorizia e, dal 1935 al 1939, la Pontificia Università della Gregoriana a Roma ottenendo la licenza in Sacra Scrittura. Ordinato sacerdote nel 1939, è stato mandato prima a Medana e poi ad Aurisina, dove ebbe modo di imparare la lingua slovena che ha utilizzato per tutta la vita insieme al tedesco. Sul Carso ha vissuto, giovane prete, la tragedia della seconda guerra collaborando attivamente per far scendere dal camion i giovani del paese destinati alla Germania. E’ stato quindi parroco a Ruda e dal 1952 fino alla morte a Ronchi dei Legionari. Monsignore per scelta dell’allora arcivescovo monsignor Pietro Cocolin e decano, ha servito la comunità ronchese con dedizione riconosciuta.La testimonianza del parroco è stata contraddistinta da molteplici sfaccettature: la costruzione di tre chiese, la presenza qualificata in ogni fatto di vita comunitaria, la multiforme sensibilità pastorale con attenzione rivolta all’apostolato associativo e dell’ ambiente, la cultura e l’arte, la musica, l’impegno sociale e politico, il lavoro e il tempo libero. A lui si deve la fondazione della Caritas S.Lorenzo (1967) e i corsi di Bibbia. Predicatore ricercato, è stato custode della tradizione dei confessori e direttori spirituali. E’ stato uomo di preghiera e di carità condividendo con i poveri la mensa.La straordinaria abbondanza di doni e di qualità, oltre che di cultura storica e religiosa, si accompagnava alla singolare conoscenza della storia cristiana che gli consentiva di poter essere una applauditissima guida nei viaggi e nelle visite ma anche uno strenuo testimone della cultura cristiana. La passione per il vangelo e per le anime era vissuta in una unica scelta di vita, sempre.A chi li ricordava di riposarsi, ingiungeva subito che “ci saremmo riposati dopo”; conoscitore della gente bisiaca e della sua storia, sapeva rendere presente con i mutamenti e le trasformazioni anche le tante sofferenze, accumulate in un secolo di guerre e lotte.Conosceva la nostra gente, la sua tempra e le sue vicende: un invito a non stravedere ed a essere concreti per non mitizzare nessuno ma nemmeno permettersi di stracapire le sue giuste esigenze di concretezza: un modo per misurare le esigenze della fede e della pastorale. La dolcezza che ha contraddistinto la sua anziana età rendeva la sua vicinanza un dono singolare. Tutto insieme, la santità. Grazie.