“Affidiamoci al Signore in questo tempo di prova”

Nei giorni scorsi, don Fabio La Gioia, parroco dell’Unità pastorale tra le parrocchie di San Marco Evangelista del Villaggio del Pescatore, San Giovanni Battista di Duino e San Francesco d’Assisi di Sistiana, ha voluto condividere con i suoi parrocchiani alcune riflessioni sulla situazione di emergenza che ha coinvolto il mondo intero.”Abbiamo assistito nelle scorse settimane – scrive don Fabio – alla preghiera sofferta del papa, che sotto la pioggia ha percorso un tratto di Piazza S. Pietro fino all’altare adibito per le celebrazioni all’aperto. Ma il papa era solo, se si eccettua il cerimoniere, e con addosso le preoccupazioni di tutta l’umanità. Le sue parole, dopo la proclamazione del vangelo di Marco (4,35-41), hanno espresso da un lato il disagio, la sofferenza e lo smarrimento di tante persone. Dall’altro, l’esemplarità di uomini e donne che stanno donando la propria vita. Persone comuni, solitamente dimenticate, che “stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia”. Il papa ha fatto anche una lettura sapienziale della situazione odierna. La sera è scesa, ha detto all’inizio, come avvenne quel lontano giorno in cui i discepoli furono sorpresi e impauriti per la tempesta in mare (Mc 4,37-38). La sera, riferita al momento attuale, sembra essere calata già da diverse settimane, senza far intravedere lo spuntare del giorno. La sera porta l’oscurità, è come se vivessimo in essa da un po’ di tempo senza sapere quando finirà. Qui comincia la sua lettura sapienziale. Anzitutto, i discepoli pensavano che a Gesù non importasse di loro e del pericolo mortale (4,38). Anche noi possiamo pensare che a Dio non interessa di noi o, peggio, che si è stufato e vuole castigarci. Niente di più sbagliato! Nessuno ha più a cuore il destino degli uomini, se non il Dio di Gesù Cristo. Nello stesso tempo il papa ha richiamato, con coraggio, le false sicurezze e la dimenticanza dei veri valori che sostengono l’umanità. Così come l’avidità di guadagno e l’insensibilità ai Suoi richiami o al grido dei poveri e alle ingiustizie planetarie. Questo, ha poi affermato, è un tempo di prova (è una categoria molto importante nella Bibbia) come tempo di scelta. Cosa conta e cosa passa, cosa è necessario e cosa non lo è, sono le domande su cui l’uomo dovrebbe seriamente riflettere. Il dramma che si è abbattuto sulle teste di miliardi di uomini, e di cui non sappiamo chiaramente né l’origine né l’evoluzione e la fine, possa spingere l’umanità a cercare e a ritornare a Dio. L’inizio della fede, continuava il papa, è nel sentirci bisognosi di salvezza, nel senso che tale bisogno apre al grande dono della fede. E questa ci introduce sempre più in essa. Ricordava, infine, che nella morte in croce di Gesù siamo stati salvati, riscattati, risanati e abbracciati. L’affidamento al Signore, per l’intercessione di Maria, concludeva il suo discorso” “Mi sento, in questa ora, di chiedere al Signore – ha concluso il parroco – che le parole accorate del papa possano trovare una degna ricezione nella nostra gente e in tutti. Uniti nella preghiera, la “barca” di Pietro (e il mondo intero) potrà essere scossa, ma Lui è qui e continua a tendere la mano come fece quel giorno con l’apostolo per salvarlo (cf. Mt 14,31). In questo “mare agitato” cerchiamo in primo luogo la salvezza, desideriamola con tutto il cuore! Insieme ai fratelli e alle sorelle più deboli e vulnerabili, delle nostre comunità, attraversiamo questo tempo di prova affidandoci completamente a Lui!”.Nei giorni che stiamo vivendo, le nostre vite sono come sospese; il silenzio delle strade, mentre la primavera fa capolino, è interrotto dal risuonare delle campane delle nostre chiese che, ogni giorno, alle ore 12.00, ognuno nella propria casa, ci fa unire in preghiera.La nostra corsa sfrenata si è arrestata, frastornati dalla fretta, non ci siamo fermati ad ascoltare il grido del mondo. Ora c’è dato il tempo per guardarci dentro, per riscoprire valori che erano offuscati, è il tempo di scegliere cosa conta, da cosa passa, è il tempo per reimpostare la rotta della vita. Siamo fragili, disorientati, la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità, ci dimostra come abbiamo lasciato ciò che dà forza e sostiene la nostra comunità. Con la tempesta è caduto il trucco del nostro ego, della nostra immagine. Da soli non possiamo salvarci, abbiamo bisogno gli uni degli altri e abbiamo bisogno del Signore come per i naviganti le stelle. Come ha ricordato Papa Francesco, “nessuno si salva da solo”.E’ il momento di volgere al bene tutto ciò che ci capita, attivare la speranza in queste ore in cui tutto sembra naufragare. Abbandoniamo il nostro affanno trovando spazi dove tutti possono sentirsi amati, sostenuti, in tutte le strade, dalla speranza. Mettiamoci con fiducia nelle mani del Padre, nella croce di Gesù troveremo il timone che guiderà i nostri passi.