Quella croce che guarda oltre il confine

E così ancora una volta il confine tra due Stati si chiude, certo l’epidemia, la non possibilità degli scambi commerciali, ma per il Collio sloveno, oltre che tanti servizi che persone del Brda vengono quotidianamente a svolgere in Italia in tantissime famiglie dei paesi confinanti, per dare una mano ad andare avanti nel ménage familiare, c’è qualcosa di più, di simbolico, il fatto che le divisioni, la cortina di ferro sembrava definitivamente cancellata, una certa unità ritrovata delle genti di confine e invece per la seconda volta la chiusura. Quello che è simbolico dell’unità ritrovata, è il simbolo del Preval, il santuario di Santa Maria Regina dei Popoli che ha avuto in san Giovanni Paolo II il suo sigillo. La chiesa bianca che guarda con la sua croce svettante sulla grande vela campanaria che sovrasta il santuario, tutte le comunità del Collio, rimane lì muta nell’attesa di tanti incontri, pellegrinaggi, via Crucis transfrontaliere ormai entrate nella tradizione e tanto attese, celebrazioni e momenti di cultura e devozione mancati proprio quest’anno, memoria del suo 25° di consacrazione. “Al di la delle colline, come scrisse Celso Macor, l’occhio può ammirare l’altro stupendo scenario naturale delle cime svettanti e maestose delle Alpi Giulie”.Sì sembra proprio che quella croce guardi al di là delle colline e di questo tempo tenebroso che tanti inquieta, nell’attesa di un nuovo tempo, un tempo di serenità e di ritrovata pace.