Pellegrini a Rosa Mistica

La tradizione vuole che ogni anno si rinnovi l’Ottavario di preghiera nel santuario di Rosa Mistica a Cormons, che inizia l’8 di gennaio e si conclude il 15 dello stesso mese, con la partecipazione delle vicine parrocchie consorelle. Il nome comune “rosa”, che definisce i boccioli del roseto (della famiglia delle Rosacee), è molto usato nel friulano locale dove si traduce con il vocabolo “gartula” mentre con il nome “rosa” si indicano i fiori di famiglie diverse, gli stessi che circondano Maria Santissima Rosa Mistica, fra cui prevalgono comunque le rose che, con il loro profumo, danno un non so che di arcano all’ambiente sacro. La Madonna, rappresentata da una statua di non grandi dimensioni, ma di aspetto così regale da attirare a sè lo sguardo del fedele, quasi dimentico della maestosità dell’altare maggiore in cui l’effigie è inserita. L’atmosfera “mistica” che l’avvolge mentre contempla il Figlio, sembra astrarla dalla materialità, immergendola in un alone soffuso di pura spiritualità. Ecco “Rosa mistica” che la parrocchia di San Lorenzo Isontino ha onorato durante lìOttavario con la recita del Rosario e la messa celebrata da don Bruno Sandrin. Il rosario molto particolare nel suo ritmo recitativo si è svolto a momenti alterni tra la prima e la seconda parte del Padre nostro e delle Ave Maria, con un susseguirsi della parte solista e l’accompagnamento del “popolo”, tra un Mistero luminoso e l’altro. L’ingresso del parroco è stato accolto dalla Coral di San Lurinz con il canto “Sin ca’ duc in chista glesia”, versione così conosciuta e cantata a San Lorenzo, ma testualmente nota anche come “Ave o Vergine us saludi”. Il coro si è espresso al massimo della sua virtualità, con il valido accompagnamento di Lorenzo Medeot e le voci intensificate dall’estensione delle canne dell’organo maestoso  che celava le figure dei coristi, tanto da dare l’idea che l’intensità e la durata delle note, provenienti dall’alto, si dissolvessero nella navata del santuario, eteree come i cori angelici, le gerarchie di “angeli” intravviste da Dante nella cantica del Paradiso come luci o scintille che, volte verso Dio, sembrano rievocare la schiera degli angeli cantori affrescati nel catino absidale del santuario. Una moltitudine di angeli che canta “Osanna”, apoteosi di lode, che i coristi, nel Sanctus, hanno elevato al Signore. L’omelia di don Sandrin si è modulata sul tema della gioia portata da Gesù con la sua nascita che ha allietato i pastori e colmato di allegrezza il cuore di Maria, definita dalla Chiesa come “Causa della nostra gioia” e salutata con “Ave, letizia del genere umano”. Ecco allora, ha continuato don Bruno, che la gioia è una caratteristica importante per chi ha fede e sa che la vera serenità proviene dalla certezza che non siamo soli, anche nei momenti difficili, sull’esempio di Maria che ha superato ogni prova con la fedeltà al progetto di Dio. La preghiera dei fedeli ha elevato una supplica alla Madonna affinché le persone ammalate trovino consolazione, affidandosi a Lei, e i volontari delle associazioni si attivino nell’autentico spirito di servizio che Le fu proprio. Dopo le invocazioni, il canto dell’”Ave Maria” ripetuto per tre volte e l’Amen conclusivo, la preghiera a Rosa Mistica e l’esecuzione finale di “Nome dolcissimo” che esprime l’essere fidenti in Maria, ha coronato la  celebrazione.