Ospitalità: il valore di ogni singola persona

Con il cambio di proprietà all’Albergo Ristorante “Felcaro” di Cormòns, si chiude un po’ un’epoca. Dopo 46 anni infatti, Gianni Felcaro e sua moglie Marisa hanno passato l’amministrazione alla catena alberghiera Gallerini, già titolare di diverse strutture in varie località della regione.Una gestione, quella dei Felcaro, che sempre si è contraddistinta per la qualità, l’eleganza e la preziosa ospitalità riservata ad ogni singolo ospite e che, negli anni, ha portato l’albergo ad essere una grande realtà, molto conosciuta e stimata anche oltre i confini nazionali.Abbiamo incontrato il signor Gianni e insieme a lui abbiamo ripercorso questi 46 anni, segnati non solo dai suoi ricordi, ma anche e soprattutto dai piacevoli ricordi conservati dai tanti ospiti dell’albergo e del ristorante

Signor Gianni, diciamolo: si chiude un’epoca tanto per voi, quanto per la città. Cosa vi ha portato a questa scelta e cosa avete ricercato nella nuova gestione?Credo che nella vita prima o poi si debba comprendere quando è il momento di lasciare il passo a delle gestioni più “snelle”, ossia moderne e affini a quella che è la cultura turistica del tempo.Della nostra gestione, posso dire che è sempre stata una gestione familiare, con determinati valori messi in campo nell’accogliere le persone, nell’organizzare i pranzi, i matrimoni… Si è sempre cercato di dare un qualcosa che le persone poi ricordassero: di te, del luogo, delle esperienze eno – gastronomiche, ma anche delle atmosfere vissute.Vedendo come la nuova proprietà intenda gestire la struttura e gli investimenti che già sta facendo, fa piacere, perché si comprende come non si vada a depauperare un bene che tu hai creato, ma si cerchi di migliorarlo ulteriormente e portarlo a un livello superiore, per realizzare un locale di riferimento per tutta la regione.Nel cedere l’amministrazione, il primo punto fermo che abbiamo voluto è che il nostro personale potesse avere una continuità del lavoro, una sicurezza per il proprio futuro. Si è voluto fermamente, proprio come base della trattativa, che il personale rimanesse e che l’amministrazione entrante tenesse in considerazione ciò. Poi ovviamente starà ai dipendenti scegliere se rimanere con la nuova gestione o meno. Il nostro è sempre stato tutto personale formato a livello alberghiero e da tempo assumevamo ragazzi anche molto giovani dalle scuole alberghiere, formandoli sui nostri metodi lavorativi. I rapporti lavorativi sono sempre stati belli e duraturi, un esempio: abbiamo avuto uno chef che ha lavorato con noi quasi 35 anni e ora dirige autonomamente una cucina.

Quanto ha pesato la pandemia nella vostra scelta?Il Covid ci ha colpito in maniera molto diretta, forte. Il 2020 sarebbe stato un anno di rilancio per noi, avevamo infatti già in calendario la presenza di molti gruppi, squadre nazionali… La pandemia ci ha colpito duramente, per noi albergatori è stato drammatico.Nella scelta di passare la gestione quindi, il Covid ha avuto un forte peso; certo, non solo questo fattore, ma un complesso di situazioni che ci ha portato a valutare questa decisione.

La nuova amministrazione ha una base locale, con strutture a Grado, Lignano, ma anche Udine, Redipuglia…Sì, lavora con strutture sul territorio regionale, nell’ottica di realizzare un gruppo che possa offrire ai turisti una vasta serie di possibilità di scelta. Oggi come oggi vale la pena di porsi in questa maniera, anche per intercettare agenzie e turisti stranieri che richiedono la possibilità di avere un’ampia gamma di scelta.Nell’ottica poi di rilancio turistico, credo che il Friuli Venezia Giulia giocherà un ruolo molto forte, perché è una regione che può offrire una variegata qualità e quantità di prodotti che il turista veramente gradisce.Trieste turisticamente si sta rilanciando e posizionando come enorme miniera che potrà fare da traino a tutto un discorso correlato che ne potrà seguire, andando dalle crociere ad un porto dinamico e strutturato, passando per un indotto tale per tutta la regione che porterà a movimentare molto in ottica lavorativa – fabbriche, artigiani, terziario… -. Si va creando un giro molto virtuoso.Inoltre l’amministrazione, nell’ottica di valorizzare il Collio – candidato per diventare patrimonio Unesco – si è fatta carico di poter offrire alla clientela una serie di servizi studiati per la loro accoglienza. Un esempio: il nostro albergo è molto frequentato dai praticanti del nordic walking, che ha portato, negli anni, una forte clientela tedesca e austriaca di “camminatori”. L’albergo quindi è diventato non più una tappa di passaggio, ma un vero e proprio punto di sosta di riferimento. Non da ultimo il turismo in bicicletta, valorizzato dalle ciclovie che arrivano da numerose direzioni e portano così ad ampliare la qualità dell’offerta aggiuntiva.Abbiamo poi un vino di eccellenza conosciuto nel mondo e che, con le cantine che abbiamo ma anche con i produttori – molto bravi, pluripremiati -, attira moltissima clientela.Proprio in un’ottica di rilancio del turismo, come vede il 2025, che vedrà Gorizia Capitale della Cultura Europea insieme a Nova Gorica?Una grande opportunità. Il 2025 è certamente un volano per creare i presupposti di un grande movimento, che certamente potrà portare moltissime persone sul nostro territorio.In Friuli Venezia Giulia non va dimenticato che abbiamo qualcosa di unico: la cultura di quello che era il passato, sia più recente – quello drammatico della Grande Guerra – ma anche dei fasti vissuti dalle nostre terre con l’Impero austro – ungarico.

Agganciandoci a questo discorso sulla cultura del proprio passato, qui da voi una volta l’anno si teneva un evento davvero particolare: mi riferisco al ballo in costume asburgico in occasione del Carnevale. Ci racconta com’è nata questa tradizione?Esatto, una volta l’anno – e spero che la nuova amministrazione mantenga la tradizione – proponevamo il ballo in costume delle “Vecchie Province”, appuntamento antico che si svolgeva già prima della I Guerra Mondiale. La nobiltà presente in città, in quello che allora era territorio austriaco, si ritrovava all’ultimo sabato di Carnevale per una grande festa, era già allora proprio una tradizione. Nelle carte che abbiamo ritrovato c’è testimonianza della presenza di Radetzky – che aveva una villa a Farra al tempo – come ospite a uno di questi balli.Noi abbiamo recuperato questa tradizione circa una ventina di anni fa. Tutto nacque quando io e un amico trovammo, nella soffitta di una casa nobile della zona, alcune divise di ufficiali austriaci. Per gioco le abbiamo provate e da lì è partito tutto. Negli anni poi abbiamo avuto le visite della Rai, della televisione nazionale tedesca e di quella austriaca, desiderose di raccontare l’evento, oltre che numerosissimi ospiti, la maggior parte proveniente dall’estero.All’inizio il ballo è partito con una partecipazione ovviamente di poche persone, fino ad ampliarsi esponenzialmente, arrivando ad ospitare davvero numerosissimi partecipanti.Abbiamo ampliato sempre di più anche la parte decorativa, fino ad avere – oltre che alla riproduzione di un centinaio di abiti d’epoca da uomo e da donna, con i quali i nostri ospiti si possono vestire – anche degli arazzi per le sale, stemmi araldici, abbiamo trovato due carrozze d’epoca che abbiamo risistemato e addobbato… Dietro c’è stato davvero un grande lavoro di ricerca e di passione, condivisa da me e mia moglie.

Parlando proprio di tradizione e di passione, anche quest’edificio ha una storia lontana…Si torna indietro fino in epoca asburgica. Il mio trisavolo si trasferì dall’Italia all’Argentina, Paese che diede poi i natali ai miei nonni. Questi, quando poi decisero di far rientro in Italia, tramite il catasto austriaco riuscirono a ritrovare tutti i loro beni. Tra le varie proprietà, anche una vecchia “locanda di ferma”, che successivamente mio padre trasformò in ristorante – e dove noi “nasciamo” come ristoratori -. Sempre mio padre acquisì quindi, da una società che precedentemente l’aveva rilevata, la vicina Villa Alimonda De Mannentreu, ora il nostro hotel, un’antica villa asburgica con una vasta tenuta agricola, che durante la Prima Guerra Mondiale fu anche un Comando di retroguardia austriaco con annesso ospedale militare.Quando mio padre l’acquisì, volle darle una nuova “luce”, moderna, facendo un primo grande investimento nelle sale. Quando la gestione è passata a me e mia moglie, siamo partiti con una realtà alberghiera che contava 10 stanze con bagni esterni, portandola in 45 anni di attività a ben 60 camere con bagno privato e molti confort quali campi da tennis, piscina… Ovviamente quarant’anni fa c’erano esigenze diverse, che si sono evolute negli anni; abbiamo saputo seguire le richieste dei clienti sui servizi e le comodità aggiuntive, investendo con passione nell’attività.

E ora, un po’ di meritato riposo?Abbiamo tre figli che già da tempo ci dicevano di “frenarci” un po’ e goderci un po’ la vita; ma vede, ad uno che ama il proprio lavoro, che ha vissuto sempre con le persone, stando a contatto con gli ospiti, riesce difficile immedesimarsi nel ruolo del pensionato… Cerco quindi, nei limiti, di dare una mano e collaborare con la nuova gestione per iniziare e portare l’attività su dei canoni che noi riteniamo siano giusti (vedranno poi loro come organizzarsi).Poi, se in futuro si avvicinerà la possibilità di qualche consulenza, lo farò volentieri: non sono capace di restare fermo! Sono sempre stato un imprenditore che ha guardato lontano e che crede molto in questi territori, perché sono ben gestiti, con delle prospettive davvero molto buone per il futuro; crediamo poi nelle collaborazioni tra le popolazioni che ci sono vicine, per poter proseguire e creare dei grandi hub turistici che possano apportare davvero molto a tutti i territori – il massimo sarebbe che Carinzia, Slovenia e Friuli Venezia Giulia fossero un tutt’uno come offerta a livello mondiale -.

Un’ultima curiosità. Qui negli anni sono passati davvero moltissimi personaggi. C’è qualcuno che ricorda in maniera particolare?Tra i tanti ricordo sempre con piacere Roberto Benigni, una persona davvero molto in gamba. Qui sono passati poi presidenti della Repubblica italiana, ma anche della Slovenia, Croazia, membri del Governo, premi Nobel… ma soprattutto sono passate tante persone che non sono note ma ci sono rimaste nel cuore per l’affetto che ci hanno dimostrato. Un esempio: qualche anno fa la “terza generazione” di una famiglia ha deciso di festeggiare qui le proprie nozze, come avevano fatto già i loro nonni e i genitori. È stata una dimostrazione d’affetto che ci ha veramente colpito. Numerose poi le persone che ancora oggi, dopo anni, ci riconoscono come fossimo dei veri amici.Con tutti, persone note e non note, abbiamo sempre avuto un rapporto paritario, perché per noi, per la nostra professionalità, ogni persona è un valore.