Le campane di Rosa Mistica

In una simpatica poesia, Ermete Zardini (Tite Robul) definisce la campane della chiesa di Rosa Mistica “petegolis, sberlonis / sunin simpri e fan l’efiet / di babatis ciacaronis” (sono pettegole, sbercione, suonano sempre e fanno l’effetto  di pettegole chiacchierone).Al contrario “Ches dal Domo, intonadis / jàn un sun che ’l è un portent / son grandonis, acordadis / e mi fasin il cur content” (Quelle del Duomo, intonate, hanno un suono che è un portento, sono molto grandi, accordate e mi rendono il cuore contento). In effetti, se si presta attenzione, in particolare a mezzogiorno quando entrano in azione le campane delle tre maggiori chiese cormonesi, si nota come quelle di Rosa Mistica abbiano un suono sbarazzino e allegro rispetto a quelle del Duomo che, anche per la loro grandezza, hanno un suono più potente e serioso come si addice d’altra parte a una chiesa matrice.La chiesa di Rosa Mistica, che giuridicamente è intitolata a Santa Caterina, ha poi un’altra originale caratteristica: quella di avere due campanili che si ergono a fianco della facciata e terminano con la guglia “a cipolla”.Le due celle campanarie ospitano ognuna due campane, in più c’è una campanella. Ma un tempo non era così.Le Suore della Provvidenza ritennero di sostituire le tre vecchie campane, poste nel 1891, perché come si legge nella cronaca conventuale “erano sfese” cioè non erano più intonate. E sempre Zardini volle mettere in rima quell’avvenimento con la poesia “Ciampanis gnovis”.L’incarico di fornire le cinque nuove campane fu affidato alla ditta Broili di Udine che percepì per quel lavoro 15 mila lire.Le campane vennero consacrate e poste nei due campanili domenica 2 luglio 1933 nel corso di una solenne celebrazione presieduta dall’amministratore apostolico mons. Giovanni Sirotti. Alle cinque campane vennero assegnati un nome, un padrino e una madrina.La prima campana, la più grande del peso di 3,57 quintali, fu chiamata Rosa Mistica in onore della Madonna ed ebbe come padrino il podestà dottor Felice Simonetti e madrina  la signora Pina Deperis; la seconda del peso di 2,40 quintali, fu chiamata Adeodata in omaggio alla superiora generale madre Adeodata Rizzi ed ebbe come padrino il signor Luigi Tomadoni e madrina la signora Maria Benardelli; la terza, del peso di 1,68 quintali, fu chiamata Caterina come la santa a cui è dedicata la chiesa ed ebbe come padrino il dottor Guido Benardelli e madrina la signora Teresa Colledan; la quarta campana  di 1,20 quintali fu chiamata Gaetana in onore di san Gaetano da Thiene protettore della Congregazione delle Suore  della Provvidenza; padrino fu il signor G. Scotti e madrina la signora Zelmira Calligaris.Infine alla campanella di 35 chili venne dato il nome di Massimina ricordando la santa il cui corpo si trova in una cappella del santuario: ebbe come padrino il signor Mario Donda e madrina la signorina e maestra Maria Sdraule.Si legge nella cronaca conventuale che fra i padrini era stato indicato il farmacista Virgilio Lucchi ma dispiaciuto “di non aver potuto presenziare alla cerimonia per ragioni di servizio, inviò la generosa offerta di 200 lire. Ogni copia di padrini ha lasciato l’offerta di 50 lire”.Quella domenica di piena estate fu grande festa.Le cinque campane furono collocate su archi ornati di verde e fiori. Alla destra vennero poste le campane Rosa Mistica e Adeodata, a sinistra Gaetana e Caterina; al centro, dinanzi al portale di ingresso del santuario, la campanella Massimina.Alle 11 ebbe inizio la cerimonia della consacrazione con l’uscita dalla chiesa di mons. Sirotti circondato dal clero, seguito dai padrini e dalle madrine che recavano in mano mazzi di garofani bianchi.Ecco come racconta il significativo rito la cronista conventuale: “si incomincia con la recita dei 7 salmi penitenziari che precede la benedizione dell’acqua.Le campane vengono quindi lavate all’esterno e all’interno (purificazione).Poi un’unzione in forma di croce all’esterno della campana con l’olio degli infermi, e la recita di una bella preghiera per domandare i preziosi effetti spirituali e temporali che il suono della campana è destinato a produrre.Quindi sette unzioni in forma di croce all’esterno con l’olio degli infermi e quattro all’interno con il sacro crisma.Poi viene nominato il santo a cui viene dedicata la campana (consacrazione). Segue la combustione degli aromi al di sotto delle campane con salmi ed orazioni imploranti la rugiada dello Spirito Santo. Infine il canto del Vangelo di Maria e Marta”. E poi si legge ancora: “Dopo il colpo di rito dato dall’Amministratore apostolico, dalla madrina e dal padrino, il campanaro e il popolo presente alla cerimonia fecero sentire nell’aria la fresca voce sonora delle cinque festeggiate fra l’entusiasmo generale”. “Ora i campanili di Rosa Mistica – si legge ancora nella cronaca al termine di quella mattinata – non saranno più muti e da lassù la chiara voce argentina delle nuove campane potrà ancora e più solennemente dirci: Laudo Deum verum, plebem voce, congrego Clero, defuntos ploro, pestem fugo”.In quella prima domenica di luglio, il santuario di Rosa Mistica ospitò anche un altro avvenimento: il decennale delle Beniamine di Azione cattolica.Erano giunte in 600 da tutta la diocesi e con i loro labari e bandiere riempirono “cortili, aule, corridoi di allegre chiamate, di nomi, di saluti incrocianti, di sorrisi di gioia”.Tutte parteciparono alla Messa celebrata in santuario da mons. Sirotti, il quale a conclusione della giornata, dopo la benedizione eucaristica, lesse la lettera del Papa con la quale inviava a ogni Beniamina la sua paterna benedizione.