Festa dei popoli: il bello di stare insieme

Si è chiusa a Cormons la Festa dei popoli caratterizzata da una serie d’incontri articolati in tre giorni, che ha visto la partecipazione di molte persone sia nei momenti di riflessione e di preghiera, sia in quelli gioiosi del canto, dei balli e del mangiare insieme. Ecco, insieme è stata la parola che ha unito queste giornate ed ha unito i suoi partecipanti. Lo spirito è stato questo, l’essere insieme pur nella diversità, nella complementarietà. Si sono ritrovate insieme persone diverse, dai colori diversi che si potevano notare nei vestiti, persone che vengono da esperienze e culture diverse, ma che condividono lo stesso spazio, lo stesso paese, che fanno le stesse attività, che lavorano insieme, che vanno a scuola insieme. Certamente sono, anzi siamo, persone diverse, con una storia e una cultura diverse ma stiamo insieme. E questo valore dello stare insieme non va disperso, anzi va coltivato e potenziato giorno dopo giorno nel segno della fraternità e della pace.

Incontro interreligioso: crescere nell’incontro con l’altroLa Festa dei Popoli, organizzata dalla Caritas parrocchiale con la collaborazione dell’Unità pastorale di Cormons, è iniziata con l’incontro interreligioso che ha messo al centro due parole importanti: “dialogo” e “pace”. Mercoledì 14 settembre nella Sala civica del Municipio di Cormons alcuni rappresentanti di diverse fedi presenti nella nostra regione hanno riflettuto insieme sulla pace. Erano presenti: padre Jacques Frant, monaco Melchita Gerusalemme, pastore Sorin Gheorghe, Chiesa pentecostale del 7° giorno, rabbino Paul Alexander Meloni, Comunità ebraica diTrieste, Mohammed Hassani, presidente Centro Misericordia e Solidarietà di Udine, Maurizio Kogyo Florissi, monaco buddhista Zen di Udine, monaco Hamazasp Kechikian, Congregazione Mechitarista Armena San Lazzaro di Venezia e padre Paolo Cocco, Ordine dei Frati Cappuccini Udine.Durante la serata il dialogo sulla pace non è stato fatto sole con le parole, ma anche con i gesti. All’inizio della serata i diversi esponenti delle fedi hanno annaffiato una pianta di melograno. L’alberello non è stato scelto a caso, ma il melograno rappresenta per molte religioni l’armonia, la collaborazione e la fratellanza, perché il suo frutto e formato da molti semi uniti tra loro.I ministri delle diverse fedi intervenuti all’incontro hanno poi risposto a tre domande preparate dai ragazzi e giovani del Grest di Cormons lette da Mattia Zucco, un animatore del Ric Cormons. Il primo quesito era che cos’è per voi la pace; il secondo era come la nostra comunità può costruire la pace e il terzo interrogativo è come i giovani possono contribuire a costruire la pace.Per Mohammed Hassani, Presidente Centro Misericordia e Solidarietà di Udine, la pace è ripetuta 140 nel Corano ed è un nome di Allah. La pace è prima di tutto uno status del cuore che deve governare la vita terrena e quella eterna che raggiungeremo dopo la morte. Il rabbino Paul Alexander Meloni ha sottolineato come nella logica della Torah il pensiero non è sufficiente senza l’azione. Shalom per la Bibbia implica essere portatore di pace, perché l’azione dà significato ai valori e principi in cui crediamo. Per Maurizio Kogyo Florissi, monaco buddhista Zen, la pace si vive soltanto se si rispetta tutti gli esseri viventi, si ritiene che ognuno deve essere accolto, perché “io esisto, perché tu esisti”.  Hamazasp Kechikian, monaco armeno, ha ricordato che da alcuni giorni è ripreso lo scontro tra Armenia e Azerbaigian e gli armeni sono costretti a subire le aggressioni. La pace è una serie di valori che devono essere riconosciuti per far sì che diventi una realtà. Il monaco armeno ricorda che non si costruisce la pace se non si combatte l’ingiustizia.Padre Jacques Frant, monaco Melchita, ha ricordato le forti parole di papa Francesco nell’incontro dei leader delle Religioni mondiali e tradizionali a Nur-Sultan, capitale del Kazakistan: “Siamo figli dello stesso cielo, basta con i fondamentalismi”. Il monaco Melchita ha ricordato le parole di un rabbino di Gerusalemme che gli aveva detto che c’è una cosa che lui odia con tutto il cuore e con tutta la mente ed è il fondamentalismo. Non può esserci un vero credente in Dio che sia fondamentalista. Il pastore Sorin Gheorghe ricorda che la pace non è un concetto astratto, ma un’esigenza che nasce nel cuore dell’uomo che però non deve rimanere solo nell’intimità di se stessi, ma deve influenzare tutte le relazioni che intratteniamo con le altre persone che incontriamo nella nostra vita. La pace diventa così una scelta che possiamo compiere ogni giorno se accettiamo l’illuminazione di Dio che ci dona la pace. La serata si è conclusa con un altro importante gesto: i diversi esponenti delle fedi intervenuti all’incontro hanno firmato il libro delle presenze che sarà completato con gli autografi di tutti coloro che hanno partecipato alla Festa dei popoli. Ai relatori sono stati offerti un vasetto di miele, che simboleggia il lavoro silenzioso per costruire la pace come quello delle api, e un fiore di girasole coltivato nelle zone radioattive per decontaminare l’ecosistema.

La pioggia non ha fermato la fiaccolata della pace Il meteo non ha certo dato una mano per lo svolgimento della Fiaccolata della pace, ma oltre cento persone venerdì 16 hanno sfidato le avversità atmosferiche e si sono messe in cammino dai Giardini della pace fino al Centro pastorale “Mons. Trevisan” guidate dal vescovo Carlo. La pioggia cominciata a cadere ha consigliato di accorciare il percorso raggiungendo anzitempo il ricreatorio, dove sotto il tendone si è conclusa la manifestazione. All’inizio della serata, alla luce delle candele, i ragazzi della scuola primaria “Feltre” hanno messo a dimora un ulivo e collocata una pietra a ricordo dell’avvenimento con la scritta “Festa dei popoli 2022”. Durante la fiaccolata ci sono stati momenti di riflessione con testimonianze lette da rappresentanti dell’Ucraina, dell’Armenia. della Polonia, dell’Etiopia, di un gruppo spagnolo, della Costa d’avorio, di un rappresentante dell’Islam, dell’Ordine francescano secolare, del Gruppo missionario e della Caritas. È intervenuto anche il melchita padre Jacques Frant, che ha parlato di Gerusalemme invitato a pregare per la pace in quella città perché “non ci sarà pace nel mondo se non ci sarà pace a Gerusalemme”. Il vescovo Carlo, prima della benedizione finale, ha dialogato con i bambini della primaria, che hanno vivacizzato con la loro presenza la fiaccolata, e nelle loro risposte al vescovo hanno capito che la diversità delle bandiere del mondo sta a significare non divisione, ma complementarietà. Se tutti fossero uguali, ci sarebbe la dittatura, mentre i diversi possono formare una comunità organizzata. Il vescovo ha invitato tutti a desiderare la pace, una pace da costruire piano piano ma con grande volontà.

Una Messa con letture in varie lingueIl terzo momento, molto significativo della Festa dei popoli, è stata la Messa celebrata domenica scorsa nel Duomo di Sant’Adalberto presieduta dal parroco mons. Stefano Goina e concelebrata anche da don Valter Milocco e don Joseph. Una Messa si può dire internazionale perché i canti e le letture sono stati interpretati in lingue diverse e all’interno mescolati tra i fedeli si potevano notare i tradizionali costumi dei rappresentanti delle varie nazionalità. Ma come proprio questa diversità, come ha detto mons. Goina, non ci impedisce di stare insieme. A rappresentare la comunità anche varie associazioni di volontariato che operano nella cittadina, mentre vuoti sono rimasti i due banchi riservati alle autorità civili, completamente assenti se si esclude l’assessore comunale Fazi. D’altra parte alla fiaccolata della pace nessuno dei sindaci del Patto del Collio, pur invitati, si è fatto vedere con l’eccezione del vice sindaco di Cormons Russiani (il sindaco era assente dal paese).Uno dei momenti più toccanti della celebrazione eucaristica è stata la preghiera dei fedeli dove sono emerse le difficoltà, che vivono  alcuni Stati nel Mondo. E non solo in Ucraina dove la guerra sta mietendo vittime e rovine, ma anche la rappresentante del Venezuela ha sottolineato il momento di crisi che sta attraversando il suo Paese. Un’emozionata suora birmana non ha nascosto le difficoltà che si vive in quello Stato asiatico.In piazza 24 Maggio i danzerini del Gruppo folclorico di Capriva hanno dato saggio della loro bravura interpretando canti e balli della tradizione friulana. Con danze spontanee si sono esibiti gruppi africani con i loro sgargianti vestiti negli spazi del ricreatorio, mentre nell’affollato tendone si degustavano, e si apprezzavano, le varie pietanze preparate dai diversi gruppi etnici. Sono stati visitati anche gli stand con prodotti artigianali di varie nazionalità. E’ stata una festa popolare, che ha avuto modo di dare spazio anche ai più piccoli con letture di fiabe e ai ragazzi con un Flash mob. Nel pomeriggio i ragazzi del Grest assieme ad alcuni bambini hanno lanciato in cielo oltre cento palloncini contenenti un messaggio di pace e fraternità.

Concerto finale  con i FreevoicesLa conclusione della Festa dei popoli si è avuta domenica sera al Teatro Comunale. In quell’occasione sono stati premiati gli studenti dell’Istituto comprensivo che hanno partecipato al concorso “Un logo per la Festa dei popoli”. Per la scuola media “Pascoli” i vincitori sono risultati Emma Cagnacci e Valeria Codato; al secondo posto Alice Medeot e Valeria Andrioletti; al terzo posto Emma Lujan De Belli e Sofia Smecca. Per la scolta primaria vincitrice Emma Seganfreddo della “Manzoni”; al secondo posto Antonia Graziuso della “Feltre” e terze classificate Emma Bernot, Giada Tonon e Melissa Galati della Feltre”.Il gran finale è toccato al gruppo ” Freevoices” diretto da Manuela Marussi accompagnato dal violino di Laura Grandi con al pianoforte Gianni Del Zotto, alle percussioni Francesco Pandolfo, al basso Gaia Aprato. Per rimanere nel tema della manifestazione i “Freevoices” hanno presentato brani di diverse lingue, dal francese allo swaili, al maori, all’indù, all’ebraico e al portoghese. Un concerto salutato da tanti applausi dal pubblico che ha riempito il Comunale.