Sfogliando i “Petali di Gorizia”

Molte immagini sono state usate nella storia per parlare della città di Gorizia, per metterne in luce le qualità e le caratteristiche: celebre è quella di “Nizza Austriaca” coniata alla fine dell’ Ottocento, con la quale si esaltavano il clima mite e la signorilità delle costruzioni barocche e neoclassiche; degna di nota è anche “Gorizia, la perla della mia Corona” espressione che usò Francesco Giuseppe I per commentare amaramente la presa della città da parte degli Italiani nel 1916.Vanni Feresin, nel primo volume di “Petali di Gorizia” ci presenta invece la città come un fiore colorato, caratterizzato da molteplici sfumature e colori, che assume caratteristiche differenti a seconda del punto di vista dal quale viene osservato. La pubblicazione, che è il frutto di più di 15 anni di ricerche dell’autore impegnato in veste di archivista ma anche di storico appassionato in molti archivi e biblioteche del territorio non vuole essere una storia organica della città, ma presentare ricostruzioni di eventi, personaggi, luoghi e tradizioni dando molta importanza al patrimonio documentario presente sul territorio, attraverso la competenza e l’acribìa del paleologo professionista e l’analisi storica di uno studioso che si sente profondamente figlio della propria città. L’autore ci conduce per mano alla scoperta di questo fiore, lasciando però al lettore la libertà di scegliere in autonomia su quale petalo posarsi, quali sfumature di esso osservare e su quale parte intrattenersi di più.Nella parte introduttiva viene anteposta ai vari racconti una necessaria introduzione sulla Gorizia del Settecento e dell’ Ottocento, epoca chiave che vide la nascita della Principesca Arcidiocesi a seguito della soppressione del Patriarcato di Aquileia- avvenuta nel 1751- e nella quale la città ebbe un innalzamento della qualità della vita favorito dall’impulso dato dai sovrani della Casa d’Austria che si sono succeduti.Una parte poderosa della pubblicazione è dedicata alla vita religiosa (sia regolare che secolare) della città. Nell’età della Controriforma infatti numerosi ordini religiosi arrivarono nella Contea, come le Orsoline, che dal 1672 sono presenti sul territorio e si stabilirono inizialmente presso la cosiddetta casa Volante (fra le attuali via Roma e via delle Monache) e che diedero inizio a una florida attività a favore della fanciulle della città. Il loro libro della cronache, compilato con fedeltà da quasi 350 anni offre moltissimi spunti di riflessione e studio: le pagine riguardanti gli anni della prima guerra mondiale testimoniano come le monache, sempre fedelissime alla famiglia Imperiale abbiano vissuto quei tragici anni e come, dal loro monastero, assistettero con trepidazione alla chiamata alle armi degli uomini della città, annotando il 27 agosto 1914. L’amore ardente per il Monarca, per la casa d’ Asburgo e per la nostra bella, cara ed amata Patria, ha avuto in questi giorni dei sinceri trionfi ovunque palpita un cuore austriaco. Attorno alla superba bandiera si schierano e giovani e vecchi; fra i volontari notiamo i nomi dell’ alta aristocrazia, che con entusiasmo indescrivibile vuole difendere l’onore e la fama della nostra patria. I sacrifici sono gravi sì, ma tutto è per l’amata Patria e per questa nessun sacrificio sarà mai troppo grave.Per quanto riguarda la storia dell’Arcidiocesi, oltre alla cronologia e alle biografie dei Principi Arcivescovi, interessantissime sono le cronache da “L’eco del litorale” che raccontano l’elevazione alla dignità cardinalizia dell’Arcivescovo Jakob Missia e dell’ imposizione della berretta il 27 giugno 1899 per mano dell’ Arciduca Francesco Ferdinando, in rappresentanza di S.M. l’Imperatore (era questo un privilegio della famiglia Imperiale).Un’altra parte della pubblicazione invece consta di alcuni capitoli in cui si descrivono luoghi ed edifici notevoli della città: il palazzo Attems-Santa Croce (progettato dal giovanissimo Nicolò Pacassi), la scuola elementare “Riccardo Pitteri”, istituto maschile nato nel 1898, il seminario Minore, la fontana monumentale del Lasciac, dono del famoso architetto a Borgo San Rocco, la chiesa del Sacro Cuore, con un notevole memoriale dei lavori di Max Fabiani, per citarne alcuni.Non ci si deve dimenticare che Gorizia fu sempre un centro di frenetica attività culturale che vide, dal XVII sec. il diffondersi di numerosi giornali e riviste nelle varie lingue parlate in città, stampati in tipografie del territorio. Anche in questo caso l’autore ci accompagna alla scoperta dell’ars tipografica goriziana, raccontando le vicende delle maggiori tipografie, come quella di Giuseppe Tommasini, che ebbe per quindici anni il monopolio della stampa in città e ottenne il titolo di Stampatore Arcivescovile, la tipografia de’ Valeri che ebbe il merito di stampare il primo periodico della Venezia Giulia ovvero “La Gazzetta Goriziana” il cui primo numero uscì il 30 giugno del 1774: fu un’impresa imponente che però dovette concludersi solamente due anni dopo. Accanto alle vicende dei tipografi viene presentata una panoramica dei maggiori fogli, periodici, riviste e almanacchi presenti in città, che per circa due secoli sono stati strumento di diffusione di idee veicolo di correnti di pensiero nella cornice multietnica e multiculturale mitteleuropea della città.Il lettore inoltre potrà ripercorrere, sempre con l’aiuto delle cronache e delle preziose testimonianze, momenti importanti per la vita della città come la visita di Giuseppe II e di Pio VI nel 1782 e rivivere il ricordo di momenti terribili e drammatici, come quelli delle dominazioni napoleoniche iniziata con l’arrivo dei francesi in città il 19 marzo 1797 che si conclusero definitivamente il 6 ottobre 1813 quando arrivarono finalmente gl’Austriaci da tanti anni sospirati essendo 4 anni e più mesi invaso il paese dalli Francesi, che distrussero tanto nel spirituale che nel temporale! come annota la precisa cronista Orsolina nel secondo libro delle cronache.Questa avvincente raccolta, in definitiva, vuole essere una storia di Gorizia non per eventi o per date, ma per immagini. Il lettore, nello scorrere queste pagine infatti può immaginarsi luoghi, persone e tradizioni, aiutato dalle fonti del tempo e dal commento dello storico. Ai racconti scritti inoltre sono frapposte delle piacevoli raffigurazioni dedicate alla città tratte da un manoscritto del 1706 del sacerdote goriziano don Giovanni Maria Marussig, di proprietà delle Madri Orsoline di Gorizia.La pubblicazione, edita dal Centro per le Tradizioni di Borgo San Rocco, con la collaborazione grafica dello studio Pantanali, verrà presentata dagli studiosi locali Andrea Nicolausig e Giulio Tavian venerdì 11, alle 17, presso il Centro Culturale “Incontro” della parrocchia di San Rocco a Gorizia.