La tregua di Natale 1914

Nel dicembre 1914 la guerra scoppiata nell’estate precedente in Europa era ormai diventata mondiale: si combatteva in Belgio e Francia, in Serbia e dal Mar Baltico ai Carpazi; da poco era entrato nel conflitto a fianco dell’Impero tedesco e dell’Austria-Ungheria anche l’Impero Ottomano, aprendo così fronti nel Caucaso, in Palestina ed in Iraq. Si combatteva nelle colonie e nei possedimenti tedeschi in Africa, Asia e Oceania, coinvolgendo in tal modo anche Giappone e Portogallo.Le operazioni belliche cominciarono con i tratti di una guerra di movimento ma l’arrivo dell’inverno vide scendere una stasi sui campi di battaglia, come la prima neve.Ultimi sussulti dell’impeto delle battaglie d’agosto furono la prima battaglia di Ypres in occidente, combattuta tra tedeschi e britannici, e la riconquista da parte dei serbi della loro capitale Belgrado nei Balcani. A est, il fronte si era ormai stabilizzato dopo la battaglia di Lodz, con il ritiro parziale dei russi dalla Polonia e l’attestamento dell’esercito austro-ungarico sui Carpazi.Gli eserciti si misero sulla difensiva, scavando le proprie trincee, in attesa della ripresa delle operazioni con l’arrivo della primavera. Tuttavia, le nuove armi avevano cambiato radicalmente il modo di condurre la guerra: una volta scavati, non sarebbe stato più possibile abbandonare quei ripari che si estendevano per migliaia di chilometri nel fango, nella pietra, nei boschi e perfino sulle montagne. La trincea era destinata ormai a diventare il simbolo della Prima guerra mondiale.Con la costruzione di questi cunicoli nella terra, che con il perfezionarsi delle tecniche di difesa diventarono sempre più elaborati e complessi, si dissolse anche definitivamente l’auspicio, nutrito da tutti gli europei nei giorni carichi di eccitazione per l’inizio della guerra nell’estate 1914, di “essere a casa prima che le foglie degli alberi cadano”, come affermò il Kaiser Guglielmo II, e che i combattenti sarebbero tornati “a casa per la vendemmia”, come dicevano i soldati della Contea di Gorizia e Gradisca inquadrati nell’esercito austro-ungarico, in partenza per il fronte della Galizia.Natale in trinceaLe cose non andarono così e a dicembre milioni di uomini presidiavano le rispettive trincee con le armi in pugno.Nella notte di Natale accadde però sul fronte occidentale un fatto davvero fuori dal comune, in particolare nei settori che vedevano contrapposti gli eserciti tedesco e britannico. Si trattò forse di uno dei fatti più inusuali della millenaria storia militare.Il tempo era rapidamente cambiato verso il freddo intenso e l’acqua gelava; i soldati britannici erano tutti al riparo nelle loro trincee. Ad un certo punto, durante la notte, i soldati tedeschi cominciarono ad accendere delle candele. Le sentinelle britanniche riferirono immediatamente ai propri ufficiali che nel buio stavano comparendo numerose luci. Le sagome dei tedeschi erano chiaramente visibili al bagliore di queste luci ma i britannici non ne approfittarono e non aprirono il fuoco.Subito dopo, gli ufficiali britannici accorsi nei posti di osservazione videro qualcosa di ancor più incredibile: i tedeschi tenevano sopra le loro teste degli alberi di Natale, i cui rami erano illuminati anch’essi con candele. I britannici capirono il messaggio: i nemici non stavano soltanto celebrando il Natale ma stavano anche porgendo loro gli auguri.Stille NachtQualche istante ed ecco che si poté udire un gruppo di soldati tedeschi intonare un canto natalizio, subito seguiti da sempre più soldati. “Stille Nacht, Heilige Nacht!” erano le parole che si potevano distinguere e non passò molto che i soldati inglesi risposero cantando la loro versione del brano natalizio.Uno ad uno, i soldati di entrambe le parti deposero le armi, scavalcarono cautamente il bordo delle rispettive trincee e si incontrarono nella terra di nessuno.Tedeschi e britannici si studiarono guardinghi, poi qualcuno porse la mano ad un avversario il quale la strinse. Subito dopo gli uomini, non più divisi dal fatto d’indossare un’uniforme diversa ma accomunati dalle sofferenze della guerra, si scambiarono doni come dolci, cioccolato e sigarette. In alcuni casi organizzarono anche delle partite di calcio, le cui immagini furono immortalate per sempre da anonimi reporter che ebbero la prontezza di scattare foto di episodi così straordinari.L’appello di Benedetto XVL’idea di tregua, lanciata da papa Benedetto XV alle nazioni belligeranti per il Santo Natale, cadde nel vuoto per l’opposizione di Francia e Russia, ma trovò inconsapevolmente spazio nei gesti semplici e spontanei di questi soldati, che celebrarono il Natale alla ricerca di un’atmosfera di familiarità che li facesse sentire a casa con i propri cari.L’ampiezza del fenomenoLe tregue spontanee del Natale 1914, che si stima coinvolsero almeno 100.000 soldati, furono molto frequenti tra inglesi e tedeschi. Molto meno si verificarono sul fronte franco-tedesco, causa la secolare rivalità tra Francia e Germania.Sul fronte orientale non si ha notizia di tali tregue: appare infatti abbastanza improbabile che si siano verificate in quanto i russi, di fede ortodossa, non festeggiano il Natale nello stesso giorno di cattolici e protestanti.Per ciò che riguarda le gerarchie militari ed il loro atteggiamento, va detto che gli ufficiali inferiori in genere lasciarono fare, partecipando spesso in prima persona a questi momenti di tregua, mentre gli Stati Maggiori fecero di tutto per nascondere l’accaduto e cancellarne ogni traccia o memoria – recentemente però sono emerse dagli archivi militari di tutta Europa, lettere, diari e persino fotografie che sanciscono inequivocabilmente che la tregua, anche se non ufficiale, avvenne realmente e si protrasse addirittura per più giorni, nel periodo Natalizio del 1914.Il documentoA ricordo e memoria di questi uomini a 100 anni da quei fatti, proponiamo una lettera di un soldato inglese, testimone oculare della tregua.“Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare. Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d’artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S’appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi…Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi.Tra noi c’è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l’abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria. Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo.Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: – Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! – Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia. Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio.– Che cos’è? – Ho chiesto al compagno, e John ha risposto: – Alberi di Natale! – Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: “Stille Nacht, eilige Nacht…”. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: “Notte silente, notte santa”.Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: – The first nowell the angel did say… – Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un’altra: – O Tannenbaum, o Tannenbaum… – A cui noi abbiamo risposto: – O come all ye faithful…- E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: -Adeste fideles…-Inglesi e tedeschi che s’intonano in coro attraverso la terra di nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. – Inglesi, uscite fuori! – li abbiamo sentiti gridare – Voi non spara, noi non spara! -.Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: – Venite fuori voi! – Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: – Manda ufficiale per parlamentare -. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l’hanno fatto – ma il capitano ha gridato “Non sparate!”.Poi s’è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.Alcuni di noi sono usciti anch’essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima. Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio.Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l’inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. – Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra – ha risposto. – Prima di questo sono stato cameriere all’Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola! – Forse! – ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: – Non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla – Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n’è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch’io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa.Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro: – Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri -. È chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch’io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità.Questi non sono i “barbari selvaggi” di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò […]. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l’indomani, e magari organizzare una partita di calcio. E insomma, sorella mia, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito.Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?Il tuo caro fratello Tom.”