Un percorso lungo e fatto di tanti “sì!”

L’arcivescovo Carlo ha comunicato venerdì scorso nel corso di un incontro con i Vicari episcopali ed i direttori degli uffici diocesani, la nomina dell’Avv. Alessia Urdan quale nuovo Cancelliere arcivescovile con decorrenza dal prossimo 1 ottobre. Una nomina che si inserisce nel percorso di attenzione alla valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa più volte richiamata e sollecitata anche da Papa Francesco. Contestualmente mons. Redaelli ha comunicato le nomine:- di mons. Mauro Belletti quale incaricato diocesano per la formazione dei diaconi permanenti;- di don Giulio Boldrin quale segretario del Consiglio dei vicari;- della dott.ssa Francesca Missio quale notaio di Curia.

Nata a Gorizia nel 1973, l’avv. Alessia Urdan (sposata e madre di una figlia adolescente) si è laureata in Giurisprudenza nel 2000, presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.Terminati gli studi presso l’Università italiana ha intrapreso un percorso formativo a doppio binario, svolgendo da un lato la pratica forense ed intraprendendo dall’altro lato lo studio del diritto canonico presso l’Università Pontificia Lateranense in Roma. Ha conseguito la licenza in diritto canonico nel 2002 e la laurea in diritto canonico nel 2006. Nel 2002 ha conseguito presso la Congregazione del culto e della disciplina dei Sacramenti l’abilitazione a prestare la propria assistenza nei procedimenti volti ad ottenere la dispensa per matrimonio rato e non consumato.Superato nel frattempo l’esame di stato per acquisire il titolo di Avvocato si è iscritta all’Albo degli Avvocati di Gorizia nel 2005. Al fine di completare il percorso formativo nell’ambito del diritto canonico si è iscritta allo studio rotale presso il Tribunale della Rota Romana conseguendo il titolo di Avvocato Rotale nel 2007.L’abbiamo incontrata a poche ore dalla nomina.

Avvocato Urdan, qual è il percorso che La porta ad assumere l’incarico di Cancelliere della diocesi?Il percorso che mi ha portata ad assumere l’incarico di Cancelliere della Diocesi di Gorizia è un percorso lungo e fatto di tanti SI.Per comprendere meglio cosa intendo dire devo partire dal momento in cui ho iniziato a nutrire interesse per il diritto canonico. E’ capitato per caso nel corso degli studi della facoltà di giurisprudenza dove ho deciso di sostenere gli esami di diritto canonico e di diritto ecclesiastico in quanto brevi e veloci da preparare e in quanto davano la possibilità di prendere voti più alti necessari per alzare la media. Nel momento in cui mi sono imbattuta nel diritto canonico ho scoperto un mondo fino ad allora a me sconosciuto, quello dei Tribunali Ecclesiastici e della Rota Romana. Mi è venuta voglia di leggere le sentenze di questi Tribunali e così ho scoperto un mondo fatto di persone, i Giudici ecclesiastici, che prendevano in considerazione storie di vita umana in tutta la loro drammaticità senza tralasciare nessun aspetto e mi sono detta: “Anche io un giorno vorrei lavorare così, incontrando le persone non in modo formale e freddo, ma abbracciando tutta la loro umanità”. Terminati gli studi di giurisprudenza è nato in me il desiderio di proseguire lo studio del diritto canonico iscrivendomi ad un’Università Pontificia. In questa decisione mi sono fatta consigliare dall’allora Vescovo Dino De Antoni che mi ha spronata a seguire questa intuizione e lì ho detto il primo SI a questa strada.Il percorso di studi è stato lungo e faticoso, ma alla fine mi ha portata ad una più profonda conoscenza della Chiesa e del suo diritto, cosa che desideravo soprattutto dopo l’incontro con il movimento di CL.Non solo ma seguire questa strada mi ha portata a svolgere il lavoro di difensore del vincolo prima e di avvocato poi presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Triveneto fino a diventare Patrono Stabile di questo Tribunale (cioè l’avvocato d’ufficio) dicendo ancora una volta SI a quanto mi veniva proposto: questo lavoro mi ha consentito negli anni di incontrare moltissime persone e di ascoltare le loro storie spesso drammatiche. Ho potuto accompagnarle nel percorso per ottenere la dichiarazione di nullità del loro matrimonio, strada non sempre facile, ma che aiuta le persone a vivere in modo più profondo la propria fede e la loro vita nella Chiesa.Assumere l’incarico di Cancelliere è stato un ulteriore Sì a quella che sono convinta sia la strada segnata dal Signore per me: ho sempre sentito infatti il mio lavoro in ambito canonico come una vocazione. Quando il Vescovo mi ha chiesto la disponibilità a coprire questo nuovo incarico, dopo un primo momento di sorpresa e timore, ho deciso di rispondere ancora una volta con un SI mettendomi a disposizione, pur continuando a lavorare per il Tribunale Ecclesiastico come patrono stabile.

Quali i compiti affidati in modo particolare dal Codice di Diritto Canonico al Cancelliere?I compiti del cancelliere sono diversi: il codice di diritto canonico gli attribuisce alcune competenze piuttosto generiche tanto che precisa che è il diritto particolare a specificare meglio quali siano. Tra i compiti principali del cancelliere c’è quello di curare la stesura degli atti della curia, con la sua firma certifica l’identità giuridica dei documenti, si relazione con l’archivio. Il cancelliere incontra molte persone che si rivolgono alla Curia per esporre varie questioni e spero che la mia esperienza di avvocato ecclesiastico possa essere di aiuto in questo compito

Come fare in modo che il Codice di diritto canonico, da “semplice” raccolta di norme sviluppi sempre più il suo ruolo di strumento al servizio della missione della Chiesa nel mondo? Occorre una certa conoscenza del Codice di diritto canonico che è di per sé uno strumento al servizio della missione della Chiesa nel mondo: non va visto solo come una fredda raccolta di norme, ma una via attraverso la quale gli operatori del diritto possono proporsi come testimoni della fede e operatori missionari.

La Sua esperienza si è sviluppata in questi anni in modo particolare – anche come avvocato rotale – nell’ambito del matrimonio canonico, Oggi il numero dei matrimoni, celebrati in chiesa o dinanzi all’ufficiale di stato civile, nel nostro Paese è in costante diminuzione. Sulla base dell’esperienza da Lei maturata, perché è così difficile oggi assumere un impegno che si presume “per sempre”?Dall’esperienza di avvocato ecclesiastico ho imparato a guardare alle fragilità delle persone che di per sé, come tutti, nel profondo del loro cuore desiderano il “per sempre” ma o per mancanza di fiducia nel futuro o per una mentalità relativista non riescono ad affidarsi ad un progetto che duri tutta la vita.

Una donna laica nominata Cancelliere diocesano è davvero un unicum. In Italia oggi solo ad Assisi il Cancelliere è una donna (in quel caso però si tratta di una religiosa): nelle altre 224 diocesi è un incarico “al maschile”. Nell’esortazione apostolica “Querida Amazonia”, papa Francesco ricorda che “c’è ancora più bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”. Come fare perché questo avvenga?Sono molto grata al Vescovo per avermi affidato questo incarico innanzitutto per la fiducia accordatami, ma anche perché è stato artefice coraggioso di una grande novità nella Chiesa: la presenza per la prima volta di una donna laica in un incarico importante.  Questo certamente risponde a quanto Papa Francesco ha auspicato e spero che possa essere da esempio per altre Diocesi ed altre realtà perché ritengo che la sensibilità femminile possa essere di grande aiuto nella vita della Chiesa.a cura di Mauro Ungaro