Un giardino di querce ed ulivi per don Paolo

Don Paolo ricopriva dal 1986 il ruolo di consigliere ecclesiastico della Coldiretti Gorizia, mentre dal 1999 aveva assunto quello regionale del Friuli Venezia Giulia.Nel novembre 2012 era arrivata la nomina di consigliere ecclesiastico nazionale.Se n’è andato il cuore stesso di Coldiretti, un riferimento sicuro per il nostro comparto, sempre capace di cogliere le sfide del nostro tempo, abbinandole alla voce e alla prospettiva della fede.E’ stato un grande esempio di vita per tutti noi. Vedeva nei giovani e nelle donne i nuovi soggetti della speranza. I giovani – diceva – possono portare creatività e dinamicità al settore agricolo, mentre le donne sanno unire ruoli gestionali con doti personali di cuore ed intelligenza. Era un sacerdote appassionato, un uomo di grande cultura, molto orgoglioso di far parte di Coldiretti, per la quale si è sempre speso senza mai tirarsi indietro, viaggiando da un capo all’altro dell’Italia per essere presente nei momenti importanti di tutte le federazioni, così come in quelli personali e professionali di noi tutti.Nonostante ciò cercava di non perdere mai un consiglio provinciale di Gorizia, che come da tradizione si chiudeva sempre con una sua riflessione sugli argomenti di cui avevamo discusso.L’ultimo consiglio che abbiamo svolto in presenza si è tenuto proprio all’interno della sua canonica e ci ha lasciato un ultimo grande insegnamento: la storia di Coldiretti – ci disse – non la fanno i giornali, ma gli uomini di Coldiretti. E Don Paolo ne ha sicuramente scritto un pezzo molto importante!Per ricordarlo i giovani di Coldiretti hanno dato vita all’iniziativa #ilgiardinodidonPaolo, un luogo a lui dedicato, grande quanto il nostro Paese, un giardino fatto principalmente di querce e ulivi che cresceranno nelle aziende di tutti i nostri giovani agricoltori e attraverserà tutta l’Italia, così come lui amava fare._______________________________________________________________________________

Vermegliano ha ricordato don Paolo

Ad un mese dalla morte del sacerdote, rito di suffragio in Santo Stefano

Una chiesa di Vermegliano gremita di fedeli per la Messa in suffragio, ad un mese dalla scomparsa, di don Paolo Bonetti, già parroco nella parrocchia ronchese fra gli anni ’80 e ’90 del Novecento. Ancora vivo il ricordo del sacerdote, tanto che alla celebrazione, presieduta da don Dario Franco e concelebrata dal decano e amministratore parrocchiale don Paolo Zuttion, don Luigi Fontanot, don Mirko Franetovich e padre Renato Ellero, hanno partecipato anche il sindaco, Livio Vecchiet, e il vicesindaco Paola Conte. Nato a Gradisca d’Isonzo il primo luglio 1947, la sua ordinazione sacerdotale risale al 3 settembre 1972, ricevendola nella basilica di Aquileia dall’allora arcivescovo monsignor Pietro Cocolin. Tra i suoi primi incarichi pastorali, c’è stato il ruolo di vicario cooperatore a Staranzano e in duomo a Gorizia. Quindi a Cervignano e, poi a Vermegliano. Divenendo anche assistente ecclesiastico della Coldiretti provinciale e poi e poi responsabile della pastorale giovanile diocesana. Èstato anche decano di Ronchi e arciprete di Cormons. Per oltre 11 anni si è protratto il suo servizio alla comunità della cittadina del Collio. Un lungo periodo in cui si era fatto apprezzare per l’impegno pastorale, soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni, e l’attenzione all’impegno caritativo. Il primo settembre 2004 ha rinunciato al mandato a Cormons ed è stato nominato amministratore parrocchiale a Maria SS. Regina, nel quartiere di Montesanto a Gorizia. Il 27 settembre 2012, la stima unanime del mondo agricolo nazionale e della Chiesa italiana aveva portato alla sua nomina quale assistente ecclesiastico nazionale della Coldiretti.”Eravamo assieme in seminario – ha ricordato nell’omelia don Dario Franco – e negli ultimi anni, tra l’altro, vi furono momenti turbolenti perché l’onda lunga del ’68 era arrivata e non fu affatto facile. La fede, scrisse una volta don Paolo, è per me una sofferenza, ovvero l’accettazione della fede cristiana, che richiede un particolare rapporto con Dio”. “È stato per anni attivo nella Coldiretti, attraversando, nell’amore di Dio, luoghi e situazioni nelle quali Dio stesso era stato abbandonato. Il suo è stato un amore per la sua stessa missione ma anche per la natura in generale. I suoi sono stati anni di azione pastorale rivolta anche e soprattutto ai giovani, ha sempre servito con umiltà il popolo di Dio con l’amore della Fede”, ha concluso don Franco. A ricordarlo anche Sandro Sartore, tra i giovani cresciuti con don Paolo in parrocchia e attuale economo parrocchiale. “La nostra era una parrocchia attiva già da anni con don Attilio della Mora, e su questo lato don Paolo è stato fortunato. Ma la sua energia ha portato la parrocchia a contatto con il resto dell’Arcidiocesi e a mettersi in contatto con esse. La festa, già nata, ebbe nuova vita e tanti giovani dell’Azione Cattolica locale ebbero ruoli di guida a livello diocesano. Si domandava spesso – ha proseguito Sartore – cosa sarebbe rimasto ai giovani e ci ha fatto quasi mettere in competizione con le altre parrocchie della diocesi, ma sempre e solo per stimolarci e farci migliorare”. “Stiamo lottando – ha concluso Sartore – per non far morire quanto don Paolo ha contribuito a creare e mantenere vivo, ma la mancanza di vocazioni e di giovani si fa sentire”. Tra le testimonianze anche quella del presidente delle Acli di Ronchi dei Legionari, Franco Miniussi, che lo ha ricordato come un “trascinatore, giunto come giovane prete assieme ai suoi genitori a Vermegliano nel 1983. Ha proseguito nell’evangelizzazione proposta dal Concilio Vaticano II, coinvolgendo la catechesi in varie sue forme, dalle famiglie ai giovani, dal lavoro al coro all’Azione Cattolica. Tra l’altro, dal 1988 al 1989 fece nascere la prima scuola politica proprio qui a Vermegliano. Da lì, poi, cinque giovani decisero di dare una nuova ventata politica fondando un nuovo movimento qui a Ronchi ed entrando, anche, in Consiglio Comunale”, ha concluso Miniussi. Ivan Bianchi