Padre Bommarco: un pastore che amava il suo gregge

Ricorre martedì 16 luglio il quindicesimo anniversario della morte dell’arcivescovo Antonio Vitale Bommarco, figura chiave nella storia dell’arcidiocesi di Gorizia proprio per quel suo grande attaccamento che dimostrò fin da subito nei confronti di un territorio e di una popolazione multiforme e complessa. Il suo servizio episcopale goriziano non è comprensibile senza conoscere il percorso che lo ha portato da noi. Le sue doti di organizzatore geniale e coraggioso emersero quando, nel 1961, venne chiamato a dirigere la Casa Editrice “Messaggero di Sant’Antonio di Padova”. È suo merito l’attuale impianto tipografico ed editoriale di Noventa Padovana.Per due trienni successivi, dal 1964 al 1972, ricoperse l’incarico di Ministro Provinciale della Provincia Patavina dei Frati Minori Conventuali. Aprì ben cinque missioni nel mondo per l’Ordine dei conventuali. Dal 1965 al 1972  presiedette la “Conferenza Mediterranea” dei Ministri Provinciali e nel maggio 1972 venne eletto in Assisi Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. In questa carica venne confermato per altri sei anni nel 1978 ma, prima della fine del secondo mandato, venne nominato, da Giovanni Paolo II, arcivescovo di Gorizia. Fu lo stesso San Giovanni Paolo II a consacrarlo vescovo nella basilica di San Pietro il 6 gennaio 1983.La sua paterna figura di pastore saggio e deciso diede un impulso straordinario a tutta una serie di attività e iniziative che possono essere definite al pari di un “nuovo rinascimento Goriziano”. Dal proseguo convinto del dialogo tra la chiesa di Gorizia e quella di Capodistria, con l’ideazione del grande pellegrinaggio annuale al santuario del Monte Santo sopra Gorizia, un luogo simbolo per i fedeli ma anche per tutte le popolazioni fino al litorale. L’impulso dato alla creazione del seminario interdiocesano a Udine insieme alle diocesi di Trieste e Udine e alla trasformazione dell’ex seminario minore in prestigiosa sede universitaria dove da più di vent’anni si forma la classe diplomatica Europea. Ma l’arcivescovo Bommarco fu un coraggioso promotore culturale, ebbe idee importanti e grandi come la realizzazione del Liceo “Paolino d’Aquileia” con indirizzo linguistico europeo e giuridico economico, dove per trent’anni sono cresciute generazioni di uomini e donne che oggi hanno ruoli importanti nel tessuto della società.Ma ciò che ha segnato in modo indelebile i suoi diciassette anni di episcopato è stato l’amore incondizionato per Aquileia e la sua basilica, portando la millenaria basilica a esprimere nuovamente quel primato spirituale e culturale proprio in quel felicissimo periodo storico. L’arcivescovo Bommarco fu soprattutto un Pastore che amava il suo gregge e spese tutta la sua esistenza a favore di questo territorio e delle sue genti. È stata una figura sempre presente, attenta alla realtà e alle differenze culturali e linguistiche, convertendosi anche lui in quel ruolo delicato e interpretandolo nell’esserci e nel donarsi.È stato indubbiamente tra quelle personalità del Novecento goriziano che hanno inciso profondamente nel tessuto ecclesiale e sociale con una testimonianza e con tante opere ancora presenti.Indubbiamente il tempo passa e tutto può diventare e di fatto diventa datato, alcune scelte e opere hanno fatto il loro tempo, ma in un tempo di difficoltà qual è il nostro, contrazione di numeri e di forze nel presbiterio, il rivisitare la nostra storia può essere motivo di fiducia. Il suo ricordo resta in benedizione.