Nasce il ministero di catechista

Con il Motu proprio Antiquum ministerium Papa Francesco ha istituito il ministero di catechista. Il documento è stato presentato martedì 11 maggio in Sala Stampa vaticana da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Dopo la pubblicazione del Direttorio per la catechesi del 2020, l’istituzione di questo specifico ministero laicale è “un ulteriore passo per il rinnovamento della catechesi e la sua efficace opera nella nuova evangelizzazione”. Si tratta di “una grande novità” che porta a “compimento un desiderio di Paolo VI”, espresso nella Lettera apostolica Ministeria quaedam e nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi. Questi documenti, sottolinea mons. Fisichella, ci dicono che “solo nell’unità tra un’attenzione profonda alle nostre radici e uno sguardo realista al presente è possibile comprendere l’esigenza della Chiesa di giungere all’istituzione di un nuovo ministero ecclesiale”.Che cosa vuol dire istituire un ministero? L’istituzione di un ministero per la Chiesa, spiega l’arcivescovo Fisichella, “equivale a stabilire che la persona investita di quel carisma realizza un autentico servizio ecclesiale alla comunità”. Allora, il ministero è fortemente legato alle prime comunità cristiane. In esse “la catechesi ha sempre accompagnato l’impegno evangelizzatore della Chiesa”, considerandola “di primaria importanza a tal punto da portare la comunità cristiana a stabilire la condivisione dei beni e il sostentamento dei catechisti”.Che cosa promuove l’istituzione del ministero di catechista? “Papa Francesco – afferma mons. Fisichella – promuove ulteriormente la formazione e l’impegno del laicato”. È questo un importante riferimento al Concilio Vaticano II. Infatti, al n. 6 del Motu proprio il Papa, citando la Costituzione dogmatica Lumen gentium, scrive: “L’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare… La loro vita quotidiana è intessuta di rapporti e relazioni familiari e sociali che permette di verificare quanto “sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo” (LG 33)” (n. 6). Pertanto i catechisti “non come sostituti dei presbiteri o delle persone consacrate, ma come autentici laici e laiche” esprimono “al meglio la loro vocazione battesimale”, accentuando maggiormente l’impegno missionario “senza cadere in forme di clericalismo che appannano la vera identità del ministero”. Tanto è vero che il principale ambito di questo ministero non è quello liturgico, bensì quello “della trasmissione della fede mediante l’annuncio e l’istruzione sistematica”.Per accedere a questo ministero – ha sottolineato l’arcivescovo Fisichella – bisogna corrispondere a determinati requisiti: essere chiamati “a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante”; considerare che si tratta di “un servizio stabile reso alla Chiesa locale”; avere “il Catechismo della Chiesa Cattolica [come] strumento più qualificato di cui ogni catechista sarà vero esperto”; “una solida preparazione “biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi” (n. 8)”; formare “una comunità di catechisti che cresce con la comunità cristiana nel servizio a tutta la Chiesa locale senza tentazione alcuna di restringersi negli stretti confini della propria realtà ecclesiale, e scevra da ogni forma autoreferenziale”. Da tutto ciò ne consegue “che non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere al ministero di catechista”. Tanto più, sostiene mons. Fisichella, che non ci si può improvvisare catechisti, “perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore”.Concludendo il suo intervento, l’arcivescovo Fisichella, ha affermato come tocchi ora alle diverse Conferenze episcopali individuare le forme e i requisiti più idonei di attuazione per accedere al ministero; mentre spetta alla Congregazione per il Culto Divino “il compito di pubblicare in breve tempo il Rito liturgico per l’istituzione del ministero ad opera del Vescovo”.Alla presentazione c’era anche mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la Catechesi del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il quale nel suo intervento ha sottolineato come il ministero del catechista si opponga ad una clericalizzazione dei laici e ad una laicizzazione del clero; si svolga in una spiritualità comunitaria e in una spiritualità di preghiera; e sia un servizio acquisito con una specifica e una solida formazione.Viene così istituito il ministero di catechista, che ha radici evangeliche, come attestano le lettere di San Paolo e l’inizio del Vangelo di Luca. Un ministero antico come la Chiesa, ma essenziale anche oggi, in una “cultura globalizzata” che ha bisogno di laici impegnati nell’evangelizzazione per “contribuire alla trasformazione della società attraverso la penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico” (Evangelii gaudium, n. 102).