Monte Santo è uno ed unico

Eppure il rischio c’è. Per dirla in termini “clericali” – la tentazione c’è! Sottovalutare che il flusso economico-finanziario del grande avvenimento culturale 2025 è molto appetibile, sarebbe da incoscienti e maldestri, anche perché, tutto sommato, l’agitazione per i contributi, le somme da dividere, i finanziamenti interni ed esterni da incassare sono palpabili e visibili. Quindi, il grosso pericolo è quello di abbuffarci ancora una volta, riempiendoci la bocca e lo stomaco, ma producendo aria fritta.Se invece la nostra logica non è quella che oggi prevale e pervade l’umanità (per fortuna non intera, soltanto la punta dell’ iceberg) in ansia per il proprio territorio, la propria opzione politica, la “propria” proprietà, bensì è la logica della condivisione, della fraternità, del portare sulle proprie spalle anche il pesante fardello del mio vicino, allora si capisce non solo il senso della Città della cultura, ma prima ancora il senso dello “spirito di Monte Santo” (definizione non covata dal sottoscritto, ma da padre Antonio Vitale Bommarco, sulla scia del famoso e condiviso spirito di Assisi). Il faro di Monte Santo: Illuminato di notte offre all’occhio una vista da notevole distanza. Non possiamo definirlo così soltanto perché punto di riferimento al viaggiatore che si avvicina alla Città di Gorizia, ma faro perché indica ed insegna una strada. Anzi, un’autostrada – con una corsia preferenziale.Partiamo da quest’ultima. La corsia preferenziale è prendere atto che Monte Santo, già prima delle apparizioni ad Orsola Ferligoj, era uno ed unico. Mai nella storia né la comunità ecclesiale né quella civile hanno pensato o immaginato o progettato di erigere un gemello (e mi dispiace per gli Israeliti ed i Samaritani che invece di alture ne avevano due e ben distinte e contrapposte). La Regina è una e indivisibile. Lo è stata prima delle guerre e dopo le guerre – che invece hanno usato il coltello, hanno prima inciso, poi di sangue intriso e poi diviso! La Regina di Monte Santo no, ha sempre unito.Poi ci sono le tre corsie abituali per un’autostrada che si rispetti. La prima è il dono delle lingue. Sembra si rinnovi la Pentecoste ogni qualvolta ci riuniamo e condividiamo il tempo e lo spazio Italiani, Sloveni, Friulani, ma anche altri fratelli e sorelle, arrivati da noi e ormai qui integrati. La seconda è il lavoro: Mai possibile che gli abitanti del Collio vengano a lavorare da noi, che i nostri ragazzi vadano a studiare a Ljubljana, facendo i primi un unico corpo operaio e i secondi un’unica scolaresca, mentre non sempre è facile creare un progetto culturale che sia goriziano e basta? Terza corsia: accettare, volenti o nolenti, che Dio ha creato gli occhi davanti, sul volto, e non sulla nuca; che quindi il nostro sguardo è rivolto in avanti, al futuro, non all’indietro, al passato.Ecco, questo è lo Spirito di Monte Santo.Ed il pellegrinaggio della Città di Gorizia (il confine tra i cristiani non fa eco) che abbiamo vissuto domenica scorsa è un percorso tanto normale, quanto ovvio, perché il manto di Maria è uno e la famiglia di suoi figli e figlie non può che essere una ed unica.