I Club ed il bene comune

Nel mese di maggio si è svolto ad Assisi il XXVII “Congresso di Spiritualità Antropologica e di Ecologia Sociale” dei Club che seguono la metodologia di Hudolin per affrontare i problemi alcolcorrelati.Per curare gli “alcolisti” occorrono questi paroloni? Un congresso di questo tipo non dovrebbe servire ad aggiornare le terapie, occupare il tempo in comunicazioni su nuove teorie, su ricerche innovative?Il prof. Hudolin ha dato avvio a un processo scientifico che segue vie nuove e molto semplici. Il problema alcolcorrelato non si risolve togliendo la “bottiglia” dal tavolo: così facendo rimane un “vuoto” che rattrista la vita. Dopo aver tolto la “bottiglia”, il “vuoto” va riempito con valori che rallegrino la vita: l’impegno ad essere “cittadini attivi”.Ecco allora la promozione di una cultura umana, di una antropologia che dia senso alla vita. Ne consegue una spiritualità buona che scopra i valori dell’interdipendenza, dell’amore, dell’amicizia, dalla solidarietà, dell’accoglienza, e quindi una ecologia sociale.Quest’anno il tema specifico è stato: “Il Club e il bene comune”. “Che cos’è il bene comune? È l’insieme delle condizioni di vita di una società, che favoriscono il benessere, il progresso umano di tutti i cittadini. Ad esempio, bene comune è la democrazia; bene comune sono tutte quelle condizioni che promuovono il progresso culturale, spirituale, morale, economico di tutti, nessuno escluso. Ci accorgiamo allora quanto sia importante e prezioso questo “bene comune”. In qualche maniera è previo al costruirsi di una società (perché esso consiste nella realtà dei rapporti ben stabiliti tra le persone), e nello stesso tempo deve risultare dall’impegno di tutti e non solo di alcuni. Sul “bene comune” sono dunque chiamate a vegliare le istituzioni – la famiglia, la scuola, tutte le realtà sociali -; ciascuno di noi e noi tutti insieme siamo responsabili di esso” (Cardinale Martini).Cosa centra il bene comune con la cura dell’alcolismo? Nulla, perché l’alcolismo non si cura: ci si prende cura della persona che ha problemi derivanti dall’uso dell’alcol. L’attenzione, l’interesse di questa persona è tutta concentrata sulla “bottiglia”. La bottiglia è il suo “bene” fondamentale ed è “privato”. Il resto del mondo non conta, non esiste: la “bottiglia” è.  -“Il bene comune?! Mai sentito parlare, è uno sconosciuto”. -Il percorso nel club fa scoprire il “bene comune”. La mia felicità c’è se anche sei tu sei felice. La mia salute c’è se anche tu stai bene: la tua salute mi fa star bene. In questa ottica, i valori che cerchiamo di vivere nel club (si cerca… nessuno ha l’aureola) sono valori che desideriamo vivere anche fuori dal club, negli spazi quotidiani di vita. Non occorre sprecare parole per accorgersi che sono valori non molto presenti nella vita pubblica. Il “bene privato”, il mio interesse è molto più attrattivo che cercare il “bene comune”.Qualche flash concreto dal Congresso.Più volte è stata citata Greta Thumberg. È bello l’impegno dei giovani per lo squilibrio ecologico, il loro richiamo a noi adulti e vecchietti. Perché non accogliere questo grido e collaborare per contrastare l’inquinamento sociale? Le relazioni aggressive, conflittuali, l’indifferenza, la cultura dello scarto?Personalmente ho condiviso con le oltre mille persone presenti due momenti per me molto significativi. Domenica 5 maggio ho vissuto con amici che si ispirano al Beato Charles de Foucauld una giornata di spiritualità con l’Imam Nader di Trieste. Questo poi ci ha scritto: “Bellissimo incontro di dialogo interreligioso non di teologia, ma di spiritualità.” Dopo un momento di Lodi, di preghiera, dopo la S. Messa con la sua presenza e il pranzo condiviso, ci ha parlato dei quattro livelli del dialogo interreligioso e della “spiritualità interreligiosa comunionale”. Abbiamo anche letto e commentato assieme il documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato da papa Francesco e dal Grande Imam Ahmad  El Tayyeb.Al Congresso, ancora una volta ho incontrato e abbracciato il pope A.N. Baburin di Mosca, nonno di otto nipoti, psichiatra che segue i club a Mosca. Ci ha donato una sua relazione, coerente con la sua spiritualità ortodossa dal titolo “Sangue di Cristo inebriami”. Domenica abbiamo celebrato la Messa con la sua presenza. Alla fine ci ha donato un canto russo che ci ha molto emozionato.”Club e bene comune”: Avere l’umiltà di ascoltare l’altro e accogliere, rispettare una cultura, una visione religiosa diversa dalla mia è uno stile di vita che contribuisce a promuovere il bene comune.”Il club è il lievito del pane quotidiano che sono le relazioni utili per il bene comune”.