“Fa di me ciò che ti piace”

La goriziana Anna Medeossi da qualche tempo si trova in Algeria, dove vive un’intensa esperienza di volontariato nella città di Orano, all’interno di una piccola, ma importante e vivace, comunità cattolica.L’abbiamo contattata e ci siamo fatti raccontare del suo quotidiano in terra algerina, dei suoi progetti e di come la comunità qui sia espressione di una reale, bellissima, fraternità.

Mi piacerebbe partire raccontando un po’ la tua storia, quindi qual è stato il “percorso” che ti ha portata a scegliere di proporti e offrirti come volontaria?Ho chiesto di partire come volontaria per vivere un’esperienza forte che mi permettesse di re – orientare una vita già donata al Signore da tempo nelle Fraternità Monastiche di Gerusalemme, dove avevo pronunciato e rinnovato i voti temporanei. Avevo bisogno letteralmente e spiritualmente di “prendere il largo”. Cercavo un altro modo di mettermi totalmente “in gioco”. Desideravo rimanere a servizio della Chiesa, diversamente. Sono partita in realtà da monaca (!) con un permesso di assenza di un anno. Decisivo.

Perché proprio l’Algeria? È una terra che hai scelto o ti è stata affidata? Quali la tua reazione e le tue emozioni quando hai saputo che saresti potuta partire?Ho dato la mia disponibilità per qualsiasi dei 50 e più Paesi del mondo possibili. Volevo solo partire. Rapidamente. Non ho scelto l’Algeria. Mi è stato proposta, ma subito mi sono detta: “Non è a caso!”. Nessuno lo sapeva, ma il mio cammino era stato segnato da un pellegrinaggio in Algeria, nel cuore del Sahara, sul massiccio dell’Assekrem, sui passi del beato Charles de Foucauld e di frère Pierre-Marie Delfieux (fondatore delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme), esattamente 10 anni prima. Come loro, l’estate scorsa ho potuto vivere un tempo in eremo all’Assekrem. Come loro, nel silenzio, solo a Solo, ripetere “Fa di me ciò che ti piace”, con cuore libero e disponibile alla novità che già stava maturando. Nessuno ritorna da un’esperienza in missione “come prima”. Io mi ritrovavo a ritornare “alle origini” per ritrovare la sorgente. E acqua nuova!

Quali principalmente i tuoi compiti lì? Come si svolge una tua giornata tipo?Più che la “giornata tipo”, mi sembra interessante la “settimana tipo”.Come architetto ho lavorato al rinnovo del santuario Notre – Dame de Santa Cruz, luogo simbolo della città di Orano. Accanto al cantiere, tanti dossier amministrativi mi tengono in ufficio, al vescovado, dalla domenica – che qui è il primo giorno lavorativo – al giovedì. Lavoro “in casa” e il week – end “fuori casa”! Il venerdì e il sabato partecipo ad escursioni naturalistiche, con diverse associazioni locali, o ad eventi sportivi – sono iscritta ad un club di corsa -: un modo per “uscire”, per immergersi completamente nella società (e nella lingua) algerina, vivere delle sue mode, dei suoi gusti e dei suoi ritmi… lenti!

L’Algeria, così come le nazioni che la circondano, sono a prevalenza musulmana. Che “peso” ha la comunità cattolica e soprattutto com’è la convivenza tra le religioni? Ti sei mai sentita a disagio o in difficoltà appartenendo alla minoranza?L’Algeria è di fatto uno stato islamico, non uno stato laico a maggioranza mussulmana. La legge garantisce la libertà di culto e, almeno per gli stranieri, è vero.La comunità cristiana cattolica non ha nessunissimo “peso”, né per numeri, né per opere. La Chiesa ha uno statuto giuridico fragilissimo, riconosciuta al pari di una qualsiasi associazione civile. Ma non è insignificante. L’attenzione ai migranti (in parrocchia, negli ospedali e nelle prigioni), gli eventi culturali (conferenze, esposizioni), le attività per donne (cucito, mosaico, pittura, aerobica) e per bambini (ludoteca, centro estivo), le giornate “porte aperte” a Santa Cruz: tutto suscita l’interesse della gente… e della polizia! Sempre presente, in modo più o meno discreto. Ma non mi sento a disagio. Perché non vivo – e la Chiesa non vive – da “minoranza”, isolata o ripiegata su sé stessa. Tutte le attività non solo sono rivolte ad algerini, ma sono organizzate da loro o con loro! “Saint Eugène” è un centro parrocchiale dei mussulmani e per i mussulmani, attivo dal sabato al giovedì pomeriggio; dicono “il nostro vescovo”.I giovedì sera “sbarcano” dalle città universitarie gli studenti subsahariani per stare insieme, poter cucinare i piatti del loro Paese e preparare la messa del venerdì (messa della domenica)… ed è tutta un’altra musica!Quando l’uno o l’altro evento richiama cristiani e mussulmani insieme – e la consacrazione del 1° novembre sarà uno di questi – allora si tocca con mano come una vera fraternità sia possibile.

Che tipo di Chiesa hai trovato lì e che tipo di comunità?Che “tipo” di Chiesa? Una Chiesa a-tipica! Anziana e giovane allo stesso tempo, con alcuni preti e religiose da una vita nel Paese e tanti studenti di passaggio. Una famiglia di stranieri! Tante nazionalità diverse, rarissimi gli algerini. Qualche famiglia francese rimasta dopo l’indipendenza del Paese e qualche coppia mista. Altrimenti donne incinte e mamme, senza fidanzato e marito. Uomini soli, senza le loro famiglie. Ad Orano infatti le persone in migrazione rappresentano numericamente il grosso della comunità.Una Chiesa francese per storia e tradizioni, “nera” per musiche e ritmi. Un luogo di rifugio e di respiro per tutti, confrontati quotidianamente all’ignoranza e al razzismo. La messa del venerdì è veramente il tempo della festa e dell’incontro.

Qual è la cosa che più ti ha colpita, magari totalmente inaspettata, che hai incontrato in questo tuo percorso?L’accoglienza, l’affetto, l’amicizia, la fiducia ricevuti dentro e fuori della Chiesa. Là trovo forza e senso per rimanere.

Quanto durerà questa tua esperienza? Cosa ti piacerebbe fare “dopo”, hai magari avuto nuove idee e stimoli, nati proprio da questo cammino?Ho fatto 3 anni di “esperienza”. La consacrazione nell’Ordo Virginum per la diocesi di Orano è un “sì per sempre” al Signore nella sua Chiesa, che è in Algeria. Per me è un nuovo punto di partenza. Non per un “dopo” o un “altro”, ma per poter andare “più lontano” sul posto! Per il petrolio o per Dio… qui tocca scavare! Non lo so quanto durerà. Con un visto che vieta un vero lavoro e dunque impedisce un’inserzione stabile nella società, con un permesso di soggiorno sempre temporaneo, in un paese in hirak (movimento… di decine di migliaia di persone che manifestano ogni venerdì da febbraio) da cui tutti cercano di fuggire… come fare calcoli?Come ha detto Thierry, prete da 60 anni in Algeria, arrivato in piena guerra: “Si può rischiare la propria vita su un’intuizione apparentemente folle quando è accompagnata dalla gioia e dalla pace”.