Esperienza davvero sinodale

Anche la diocesi di Gorizia ha partecipato al grande cammino che ha coinvolto più di 190 diocesi d’Italia nei primi giorni di agosto e che è stato il modo dei giovani di prepararsi al Sinodo del prossimo ottobre che avrà come tema “I giovani, la fede ed il discernimento vocazionale”. Se “sinodo” vuol dire fare strada insieme, i giovani hanno preso alla lettera la parola e si sono messi lo zaino sulle spalle e le scarpe ai piedi, hanno lasciato il divano e si sono messi in cammino. I giovani della diocesi hanno camminato da Kobarid ad Aquileia prima di andare a Roma per l’incontro finale a Circo Massimo ed in piazza S. Pietro. Il cammino era caratterizzato a livello di luoghi e di contenuti dal desiderio di scoprire che cosa significa essere uomini e donne di pace. Lì dove 100 anni fa si combatteva aspramente per conquistare pochi metri di terreno abbiamo potuto camminare come pellegrini di pace.

Sabato 4La partenza è stata sabato 4 agosto dal cimitero di guerra di Kobarid, lì il vescovo Carlo, che ha fatto tutto il cammino coi giovani, ha dato la benedizione ai pellegrini e ha invitato a scoprire Gesù che si fa compagno di strada, come avviene per i discepoli di Emmaus. Siamo poi andati alla cascata Kozjak e alla riva dell’Isonzo dove abbiamo riflettuto che per essere uomini e donne di pace bisogna immergersi nella realtà: solamente se si ha il coraggio di entrare in gioco, di immergersi nella realtà, sporcandosi un po’ le mani si può costruire la pace. C’è stato anche un “rito di immersione”: ogni giovane ha detto qual è il suo desiderio per i giorni di cammino ed è stato accompagnato ad immergersi simbolicamente nell’Isonzo. Il cammino di una ventina di kilometri nel pomeriggio assolato ha portato fino a Tolmin dove siamo stati ospiti della parrocchia locale.

Domenica 5Domenica 5 agosto, al mattino presto, abbiamo partecipato alla messa insieme alla comunità locale nella chiesa di Tolmin. Siamo stati veramente sorpresi di vedere tante persone alla messa delle 7.00 del mattino. Il vescovo Carlo ha presieduto la celebrazione e la sua omelia è stata tradotta anche per i fedeli di lingua slovena. Ripresi gli zaini abbiamo avuto un simpatico fuori programma: per tagliare un po’ la strada abbiamo guadato l’Isonzo… non abbiamo risparmiato molto tempo, ma è cresciuto l’entusiasmo e il senso dell’avventura. La salita alla chiesetta di Mengore, attraverso la Via Crucis artistica realizzata dal Centro Aletti, è stata l’occasione per comprendere che per essere costruttori di pace bisogna superare prospettive ristrette e bisogna essere capaci di guardare lontano. La sosta a Most na So¤i e il bagno ristoratore nell’Isonzo ha aiutato ad affrontare il cammino del pomeriggio che si è svolto sotto la pioggia fino ad arrivare a Kanal dove siamo stati nuovamente ospiti della locale parrocchia. Nei primi giorni è stata un’equipe della parrocchia di Romans che si è preoccupata di portarci la cena ed il pranzo.

Lunedì 6Lunedì 6 agosto sembrava il giorno più impegnativo di cammino, perché era necessario salire di quota fino a raggiungere Svetagora – Montesanto seguendo l’itinerario della “Via dei monti sacri” che collega Svetagora-Lig-Castelmonte. In realtà il gruppo ha camminato molto bene e siamo arrivati alla meta già per pranzo. Una parte del cammino è stato svolto in silenzio con l’invito ad avere uno sguardo contemplativo, altro ingrediente necessario per essere uomini e donne di pace. Nel santuario abbiamo celebrato l’eucarestia e nella casa di spiritualità dove eravamo ospiti abbiamo vissuto un momento di adorazione. A Montesantosono stati gli “Amigos” di S. Anna a provvedere al cibo.

Martedì 7Martedì 7 agosto siamo scesi rapidamente verso Gorizia e siamo entrati in Italia passando per la piazza della Transalpina dove abbiamo accolto anche un gruppo di ragazzi più giovani di Sagrado e Gradisca. Siamo andati poi verso il S. Luigi dove sono accolti dei minori stranieri non accompagnati. Lì abbiamo vissuto un momento di conoscenza, di scambio e di condivisione a partire dalla consapevolezza che ciascuno di noi sta affrontando un viaggio importante nella propria vita. Nel pomeriggio la condivisione è continuata nel registro pratico dello sport e del servizio comune. È stata l’occasione per accorgersi che per costruire la pace bisogna superare le diffidenze e aprirsi alla condivisione. Don Fabrizio e gli operatori della Viarte sono stati molto disponibili e contenti di accogliere il nostro gruppo. L’ultimo pezzo di strada della giornata, passando per il centro di Gorizia, ha condotto alla parrocchia di S. Andrea dove abbiamo goduto di una generosa ospitalità e della delicata cucina. Anche a S. Andrea abbiamo celebrato insieme alla comunità locale.

Mercoledì 8Mercoledì 8 agosto abbiamo lasciato la città di Gorizia e ci siamo collegati all’itinerario della “Romea Strata” che collega Mirenski Grad ad Aquileia. Siamo saliti sul Carso e abbiamo attraversato i luoghi di aspri combattimenti e località tristemente famosi per le distruzioni della prima guerra mondiale. Abbiamo fatto pausa sopra il sacrario di Redipuglia lasciando spazio alla riflessione. C’è stata anche la celebrazione dell’eucarestia nella cappella del sacrario.Questa è stata una giornata di riflessione e di particolare silenzio (l’interiorità e l’ascolto sono condizioni ulteriori per costruire la pace): dopo la cena preparata dalla comunità di Sagrado c’è stata anche l’occasione di vivere la riconciliazione avendo come vista il cimitero militare di Redipuglia, monito del carico di morte che porta la mancanza di riconciliazione. In questa tappa abbiamo avuto anche un breve incontro con una rappresentanza dei Comuni di Fogliano-Redipuglia e di S. Pier d’Isonzo che hanno voluto salutare i giovani pellegrini. La palestra di Redipuglia ha offerto ospitalità per la notte.

Giovedì 9Giovedì 9 agosto è stato l’ultimo giorno di cammino. L’itinerario, soprattutto da Redipuglia a Pieris è stato sorprendentemente bello e all’ombra lungo le rive dell’Isonzo. C’è stato anche il tempo per un ultimo bagno refrigerante nell’Isonzo. Gli spazi della parrocchia di S. Valentino di Fiumicello ha offerto un luogo adatto al riposo e ad una condivisione finale. L’ultimo tratto di strada ha fatto arrivare ad Aquileia passando per delle strade secondarie. Avere una meta e arrivare ad una meta è diventata per i giovani la metafora della capacità di costruire qualcosa nei tempi lunghi, anche in assenza di soddisfazioni immediate: senza questa capacità di tendere ad una meta è difficile essere persone di pace. Dopo la gustosa cena finale preparata dall’equipe di Cervignano, abbiamo vissuto l’eucarestia di ringraziamento nella basilica di Aquileia. Lì il vescovo Carlo ha effettuato un’omelia itinerante che ha condotto i giovani a rivivere il mistero di passione, morte e risurrezione grazie alla contemplazione del crocefisso, della riproduzione medioevale del S. Sepolcro e la lettura dei mosaici.

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Dal punto di vista educativo l’idea di effettuare il cammino si è rivelata una scelta vincente. I giovani stessi hanno riconosciuto che quando si prende uno zaino sulle spalle e si fa fatica insieme si vive con più verità, deponendo le maschere. La presenza del vescovo Carlo che ha camminato con i giovani e con gli educatori ha reso proprio visibile una Chiesa che cammina.