Dalla “Laudato sì” una proposta pastorale?

Qualcuno ha parlato di “un Angelus da ricordare fattivamente”, lungo tutto un anno intero (forse anche di più…). Si tratta dell’Angelus di domenica 24 maggio scorso nel quale timidamente, Papa Francesco invitava ad “aderire, prendere cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle più fragili” (che sono poi le misure per evitare di diffondere il contagio sono già un primo passo di attenzione a tutti i fratelli), forti anche dell’esperienza di questi mesi che hanno -almeno in parte –  modificato stili di vita che si credevano ormai assodati, per dare vita, in spirito creativo, ad iniziative – in collaborazione con la Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale nel quinto anniversario della Enciclica “Laudato sì”.Papa Francesco ne aveva parlato nel corso delle’udienza del mercoledì ricordando che “Siamo i figli del grande Re, capaci di leggere la sua firma in tutto il creato, quel creato che oggi noi non custodiamo, ma in quel creato c’è la firma di Dio che lo ha fatto per amore”; pensiero completato con una sottolineatura all’Angelus successivo cove il papa ha aggiunto: “Il Signore ci faccia capire sempre più profondamente questo e ci porti a dire grazie, e quel grazie è una bella preghiera”. L’ Anno speciale dedicato alla riflessione e alla preghiera sui temi della Laudato si’ (LS) iniziato appunto domenica 24 si concluderà il 24 maggio 2021.Obiettivo e compito della enciclica era ed è quello di chiedere ai cristiani, ed a tutte le “persone di buona volontà”, di “riflettere sull’enciclica, aderire e prenderci cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle più fragili” . Un tema fondante e che, per la verità, ha trovato adesioni fuori dalla Chiesa e nella chiesa ma che fa fatica a sfondare nella comprensione della teologia e della pastorale proprio nelle due dimensioni caratteristiche della cioè quello dell’impegno della cura del creato e della formazione di una coscienza che guarda al creato come la casa comune.Da cinque anni abbiamo in mano uno strumento di lettura e interpretazione delle tematiche più urgenti; nel nostro Paese – e quindi in alcune diocesi – da quindici anni prima timidamente e poi con documenti della Conferenza episcopale italiana (commissione del lavoro) si celebra a partire dal primo settembre la giornata del creato; le principali agenzie ecclesiali parlano di altre chiese del mondo impegnate su questo fronte, ma ci dicono di quanto arduo sia incentrare la azione pastorale in queste tematiche e responsabilità. Senza dimenticare quanti movimenti ecclesiali ci hanno ricordato a partire dagli anni settanta che “la terra è di Dio” e che spetta all’uomo ed ai popoli la sua custodia attiva e coerente. Una risposta alla crisi provocata, provvidenzialmente, dal virus C 19.In vista della scelta dei temi pastorali del nuovo anno: possiamo pensarci? Tutti insieme. Grazie.