Chiesa e luoghi di lavoro

Nella scia di un’antica tradizione – che aveva visto nelle fabbriche occupate degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso la presenza dei sacerdoti per condividere la condizione della loro gente  anche quest’anno in occasione della Pasqua, l’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli ha visitato ed incontrato sul luogo del lavoro imprenditori e dirigenti, tecnici ed operai di un numeroso gruppo di aziende e comunità del lavoro della diocesi di Gorizia.Due le motivazioni – che poi diventano una benedizione ed uno scambio di auguri – che motivano tale gesto: incontrare le persone nei diversi luoghi de lavoro e farsi prossimo della chiesa con il mondo del lavoro. Una vera e propria scelta: quella di approssimarsi e quella di condividere uscendo dagli schemi e privilegiando l’incontro allo scopo anche di conoscere direttamente quello che il mondo del lavoro ha da dire alla chiesa e che la chiesa intende fare proprio nella quotidianità della vita comunitaria e di fede. Far percepire  “l’odore del gregge” e “uscire dal recinto”.Nel ricco itinerario -predisposto dai responsabili della pastorale del lavoro in sintonia con le comunità parrocchiali – l’arcivescovo Redaelli ha fatto sosta in oltre una ventina di aziende: dai cantieri della Fincantieri di Monfalcone, della Nedec o delle officine Cimolai o Vescovini fino alle tipografie presenti sul territorio ed alla Cartiera della Burgo, alle aziende dell’artigianato del legno, come anche alle aziende del vino e della nuova agricoltura. Una panoramica di temi e di interessi che hanno consentito non solo un intenso dialogo con il pastore della diocesi al quale imprenditori e tecnici hanno tenuto a illustrare le caratteristiche tecniche e produttive, ma soprattutto sono stati affrontati i nodi principali dell’occupazione giovanile e non, della formazione dei giovani, della presenza del sindacato.Dal mondo del lavoro viene una voce ed una domanda di presenza e di condivisione che si fonda sulla conoscenza reciproca; di condivisione di nuove visioni della vita e dei conflitti; una domanda di senso che si accompagna al nuovo modo di lavorare e alle diverse tipologie di produzione; fino alle esigenze di mercato e di lavoro. Domande ed interrogativi molto esigenti sul futuro dei giovani ma anche sulle carenze di una cultura del lavoro che latita più ancora che i numeri; è stata ribadita l’esigenza di uno stretto rapporto scuola-fabbrica dopo il fallimento di alcune proposte.Dalla Chiesa, il mondo del lavoro chiede che si lavori sulla categoria della dignità del lavoro e di ogni lavoro, ma anche si rimettano all’ordine del giorno la necessità del rispetto delle persone, della giustizia sociale dentro ad un interesse centrale che, cioè non perda di vista il bene comune; Finanche una domanda di spiritualità che si ispiri a mutate condizioni con uguale intensità. Gli incontri hanno testimoniato gli alti livelli di lavorazione di tutte le aziende, alcune delle quali veri e propri gioielli di tecnologia; hanno consentito di toccare con mano i valori di umanità e di amore per la terra e l’ambiente ma anche nuove ipotesi di lavoro  per una agricoltura rinnovata.Nei diversi incontri l’arcivescovo ha presieduto la concelebrazione con gruppi di cristiani, in alcune aziende;  ha incontrato e salutato di persona i singoli operai, a tutti ha formulato parole di ammirazione e di ringraziamento; ha condiviso la preghiera e ha chiesto che la benedizione diventi un modo nuovo di lavorare: a tutti ha lasciato una immagine della Madre di Dio e del Signore, l’artigiano fabbro di Nazaret non mancando di ricordare che il lavoro e dignità e segno di redenzione perché è realizzazione di sé, collaborazione alla creazione e “prova” di riscatto.