La Chiesa goriziana in ascolto dei giovani

Nella lettera pastorale del nostro Arcivescovo “una Chiesa che ascolta e che accoglie” che guiderà il cammino della Chiesa diocesana durante quest’anno, sono evidenziate tre attenzioni pastorali:

  1. l’iniziazione cristiana e la valorizzazione del cammino del battesimo.

  2. la confermazione, curando maggiormente i cammini post cresima e di professione di fede in età adulta

  3. l’accoglienza.

A me ha particolarmente interessato visto anche il mio lavoro d’insegnante di religione, quello sui cammini post cresima, che si può anche leggere come rapporto Chiesa-giovani.Nella mia esperienza colgo che molti giovani si stanno allontanando dalla Chiesa e da un sentimento di accoglienza del trascendente tradizionalmente inteso. Per tanti giovani il fare un’esperienza religiosa non è immediato, né avvertito come una cosa necessaria o spontanea. È ovvio che questa lacuna e deriva spirituale può portare a gravi conseguenze esistenziali e morali. In alcuni giovani sono assenti, dunque, punti di riferimento etici, prevalgono relativismo assoluto e nichilismo. Il sociologo Castegnaro, sostiene che la religiosità nei giovani è posta da loro in “stand bay”. Questo fa pensare che essi siano indifferenti e insensibili al tema della fede, ma solo apparentemente. Se sono stimolati a porsi delle domande su Dio e la Chiesa ecco che il loro interesse scaturisce come un fiume in piena. Nei giovani, che incontro nelle aule scolastiche, noto che di fronte al tema del credere e alla Chiesa, si dimostrano incerti, delusi, rassegnati, e precludono con quest’atteggiamento ogni possibile accostamento o coinvolgimento. Viene da chiedersi e la Chiesa, cioè noi, cosa facciamo? Il tutto si giocherà sulla capacità, che dimostreremo come Chiesa, di porci in ascolto delle giovani generazioni. Un passo avanti è stato compiuto da Papa Francesco che è già in sintonia con questo desiderio di cambiamento all’interno dell’istituzione ecclesiastica. Bisogna chiedersi quali altri modi deve assumere la Chiesa oggi per proporsi ai giovani, di relazionarsi con essi, accogliendo finalmente anche i loro punti di vista, leggendo l’editoriale di Voce del 18 ottobre sembra che qualcosa finalmente si muova.La Chiesa ha il dovere morale di dare una risposta alle domande dei giovani. Adesso si deve rincominciare a parlare con i giovani, porsi in un atteggiamento di ascolto e accoglienza delle loro speranze, aspettative, attese. Un primo passo è mettere in sinergia chi lavora con i giovani e attira presenza di giovani impegnati in un cammino di fede: pastorale giovanile, associazioni (AC e Scout in particolare), movimenti religiosi, proponendo e valorizzando nelle parrocchie i loro cammini e predisponendo alcune tappe diocesane d’incontro-confronto. La consulta delle “Aggregazioni laicali” dovrebbe tornare a essere luogo di conoscenza, incontro e sperimentazione di cammini fra le associazioni e movimenti presenti in Diocesi. Quando è stata ricostituita dall’Arcivescovo Bommarco, doveva avere questo scopo, ora il suo impegno si limita a qualche incontro e momento di riflessioni, si può riscoprire in questo modo il dono delle associazioni e movimenti alla Chiesa.Questo è un primo piccolo passo affinché quella fede “in stand by” possa essere motivata, cercata, sperimentata, desiderata, voluta e fatta propria portando una ventata di freschezza e novità nella nostra vita ecclesiale diocesana e parrocchiale.La nostra Chiesa goriziana è pronta ad accogliere la sfida?