Regeni: quelle domande che restano senza risposta

Che cosa c’è che il cittadino italiano non può e non deve sapere? Che cosa sanno il Capo del Governo italiano ed il Ministro degli Esteri che non può essere reso noto? Le domande, che restano aperte, riguardano i giorni di tortura e l’assassinio del ricercatore di Fiumicello Giulio Regeni, allora di 28 anni, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2016 nella capitale egiziana. In questi anni, ministri e capi di governo hanno incontrato il Presidente egiziano Al Sisi ed ogni volta hanno riferito nei loro comunicati della attenzione e della volontà di collaborazione dell’Egitto per raggiungere la verità sulla morte di Giulio Regeni. Affermazioni che sono state più volte smentite dai fatti e dalla stessa Procura egiziana che ha detto chiaramente che non c’è motivo di collaborare con la Procura di Roma su questi fatti. Quelli che in Italia vengono indicati come autori del sequestro, delle torture e dell’assassinio di Giulio Regeni, appartenenti ai servizi segreti egiziani, sono già stati inquisiti e ritenuti innocenti nella sede giudiziaria egiziana. All’Italia non si rendono noti nemmeno i loro indirizzi ai quali consegnare la richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Roma. Siccome non si può aprire un processo senza che la persona imputata ne sia a conoscenza, il gioco pare fatto. L’impunità pare garantita. Ma queste sono le vicende giudiziarie ormai note e che il 31 maggio prossimo avranno una nuova puntata proprio per verificare la possibilità che il processo inizi il suo corso. Fa riflettere la motivazione con cui l’Avvocatura dello Stato ha reso noto al Gup del Tribunale di Roma l’impossibilità del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Esteri italiani a presentarsi, il tre aprile scorso, come testimoni per illustrare al Giudice quali siano concretamente le risposte del presidente egiziano alla richiesta di collaborazione della giustizia italiana. I contenuti dei colloqui non possono essere rivelati per non far venire meno la credibilità del nostro Paese nelle relazioni internazionali. I contenuti di questi colloqui possono essere resi noti solo attraverso comunicati congiunti e condivisi. Non troveremo nessun comunicato congiunto in cui si parli della collaborazione per chiarire cosa, come, dove e perché Giulio Regeni è stato brutalizzato e ucciso nella capitale egiziana da agenti dei servizi segreti di quel Paese. Eppure sono stati individuati dalle indagini della Procura di Roma che li indica come imputati per il processo chiesto alla Corte di assise ma non aperto per mancanza della certezza che loro siano a conoscenza delle imputazioni. E allora le domande che girano nella nostra mente restano ancora senza risposta.Non è così per le relazioni commerciali, culturali, turistiche, di ricerca e sul piano degli armamenti, che vanno implementandosi, in quanto si attribuisce all’Egitto un ruolo chiave nella politica internazionale nel Mediterraneo e grande importanza nel settore dell’approvvigionamento energetico. Spesso si è affermato che i rapporti con l’Egitto sono importanti per contrastare la partenza di migranti verso l’Italia soprattutto dalla vicina Libia. I fatti dicono che dalla Libia, confinante con l’Egitto, le partenze irregolari di migranti sono notevolmente aumentate. Insomma, qualcosa non quadra, e non solo in Egitto. Ci si chiede perché, pur in mezzo a grandi strette di mano, non si ottengono dall’Egitto quattro indirizzi che aprirebbero la strada ad un processo nel quale gli imputati possono difendersi e dimostrare, se è il caso, la loro innocenza? Sono molti i cittadini che non dimenticano e appoggiano la famiglia di Giulio Regeni nella richiesta di verità e giustizia perché solo la verità rende credibili i rapporti fra le persone e fra gli Stati, altrimenti si vive nell’ipocrisia e nella conseguente insicurezza. Se guardiamo alla situazione attuale nel mondo e nel nostro Paese possiamo ben comprendere il significato della parola ’insicurezza’ per mancanza di collaborazione, verità e giustizia. Operare per giustizia e verità sulla morte di Giulio Regeni non è solo un atto dovuto a lui e alla sua famiglia, è la strada della coerenza per chi vuole che verità e giustizia siano alla base dei rapporti tra le persone e gli Stati, oggi drammaticamente tesi e fin troppo vicini alla rottura.