Christòs voskrés!

La sera dell’Ottava di Pasqua ho alzato nuovamente il telefono e prima che la persona dall’altro capo mi rispondesse, ho esclamato: “Chrystos voskres”, Cristo è risorto! che è il saluto-augurio pasquale in lingua ucraina, la risposta è stata piena di gioia, la voce squillante di suor Rosetta dalla Moldavia, da Chisinau. Così mi ha raccontato di questa giornata, la Pasqua per i fedeli ortodossi, piena di gioia, di tanti segni, ma anche di tristezza per tante donne che avevano già sentito del bombardamento di Odessa e da lì provenienti. Attualmente sono un centinaio i profughi che hanno accolto nella loro casa. Così in un lungo dialogo, suor Rosetta mi ha confidato di sentirsi, da una parte, veramente impotente davanti a tanta sofferenza che si legge nei volti, ma di non sentirsi stanca perché la possibilità di fare del bene, di lenire in qualche modo un po’ delle sofferenze di quella povera gente esiliata dal proprio paese, le mette le ali, anche perché sono infinitamente riconoscenti prestandosi anche in diversi servizi comunitari della casa.  Una giornata comunque bella, diversa, più serena del solito per la preparazione del pranzo, del dolce tipico pasquale, la Paska, qualcosa di più reso possibile dall’aiuto giunto per ricordare la bella persona di Adriano Granzini di Cormons che tanto si é prodigato per atti di squisita solidarietà per le suore della Provvindeza e la loro missione in Romania e Moldavia. Ma una Pasqua ricca anche dello stare insieme, anche se certamente diversa dal clima che un anno fa queste persone ucraine avevano respirato nelle loro belle chiese ricche di ori e di icone con le lunghe liturgie che si protraggono per tutta la notte. Una cosa che l’ha colpita, e al telefono ho sentito la sua emozione, è stato che, quando le persone si sono messe a tavola davanti al pranzo pasquale e hanno cominciato a piangere, piangere di riconoscenza, poi espressa da una di loro, per le tante attenzioni offerte, per aver trovato riparo, cibo, ma soprattutto casa e famiglia, calore umano e testimonianza cristiana dentro il vortice di questa diabolica guerra fratricida. Per il nostro legame con le suore della Provvidenza, ho detto a suor Rosetta che è lì un po’ anche a nome nostro, travolta da due mesi in una avventura missionaria nuova, visto che da noi l’impegno missionario è cambiato,  per certi versi scemato, e questo è un bel segno pasquale di speranza pur tra tante difficoltà.