Volontariato: la gioia di donarsi – Gocce di Carità

Questo tempo di pandemia ci ha fatto capire quanto importanti siano la gratuità e la condivisione, perché come dice Papa Francesco “la solidarietà è la strada per uscire dalla crisi diventando migliori”. Nei mesi più duri dell’emergenza sanitaria e della crisi economica e sociale, causata dall’epidemia, hanno fatto notizia sui media alcune professioni, che in genere non sono sotto i riflettori degli organi di informazione: si pensi ai medici, agli infermieri o agli operatori socio-sanitari.A “fare notizia” sono stati anche i volontari, perché l’impegno del mondo del volontariato non si è mai fermato neanche nel tempo del ’lockdown’, anzi in molti casi è cresciuto a causa dell’aumento del disagio sociale e di conseguenza delle richieste che il mondo della solidarietà ha intercettato.Il Direttore della Caritas diocesana, diacono Renato Nucera, e tutto l’equipe diocesana della Caritas saranno sempre grati ai volontari della rete Caritas presenti sul territorio della nostra Arcidiocesi che anche nei momenti di ’lockdown’ hanno continuato le loro opere buone ricche di accoglienza, ascolto, sostegno e condivisione. Ci sono tante testimonianze di volontari delle Caritas parrocchiali o della Caritas diocesana che non solo hanno continuato il loro impegno a fianco degli ultimi, ma hanno anche reinventato il loro servizio per renderlo più efficace ai bisogni e alle esigenze dovute all’emergenza sanitaria.L’impegno dei volontari c’era prima della pandemia e continua ancora oggi quando i riflettori dei media si sono spenti. Quotidianamente i volontari della Caritas nel silenzio testimoniano l’Amore e la Misericordia di Dio verso le persone più fragili.  Nel loro impegno sono anche dei Maestri, perché indicano la via di una nuova cultura. In una società in cui tutto deve essere teso al profitto o al divertimento il volontario della Caritas testimonia che si può investire il proprio tempo e i propri talenti gratuitamente per costruire un mondo migliore. In un tempo in cui, come dice Papa Francesco, vige la cultura dello scarto il volontario della Caritas afferma che nessun uomo può essere ritenuto uno scarto, ma tutti gli esseri umani hanno la dignità di essere figli di Dio. Essere volontari non significa solo fatica, impegno e dedizione, ma anche gioia. I volontari nel loro servizio esperimentano ciò che ha detto Gesù che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.  Chi volesse sperimentare la gioia di servire e donarsi alle persone più fragili diventando volontari della Caritas può chiamare il numero 0481 525188 o mandare una mail a promozionecaritas@caritasgorizia.it.

RingraziamentiLa Caritas diocesana di Gorizia ringrazia di cuore quanti, anche in questo momento di crisi economica, sostengono l’impegno della Caritas a favore dei più deboli. In particolare i coniugi B. F. e N.G. hanno offerto 500,00 euro a favore degli Empori della Solidarietà, il sig. V. F. ha donato 330,00 euro in occasione della Prima Comunione del figlio, la signora B. S. ha voluto contribuire con 400,00 euro il Fondo Famiglie in Salita che sostiene le persone disoccupate offrendo loro occasioni di inserimento lavorativo, anche i coniugi B. G. e D. R. hanno donato 50,00 euro al Fondo Famiglie in Salita, infine hanno voluto aiutare i progetti della Caritas diocesana a favore delle persone più bisognose la signora T. L. con una donazione di 150,00 euro, i coniugi M. F e K. S. con un contributo di 200,00 euro e il signor P. N. con una donazione di 500,00 euro.

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In questa Seconda Domenica di Avvento si propone il brano evangelico della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci. Gesù decide di non congedare la folla che ascoltava il Suo insegnamento, ma propone ai discepoli “di dare loro stessi da mangiare”.

Dal Vangelo di Marco (Mc.  6,34-44)Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: “Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli disse loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. Si informarono e dissero: “Cinque, e due pesci”. E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Dall’Angelus di Papa Francesco, domenica 3 agosto 2014In questo avvenimento possiamo cogliere tre messaggi. Il primo è la compassione. Di fronte alla folla che lo rincorre e – per così dire – “non lo lascia in pace”, Gesù non reagisce con irritazione, non dice: “Questa gente mi dà fastidio”. No, no. Ma reagisce con un sentimento di compassione, perché sa che non lo cercano per curiosità, ma per bisogno. Ma stiamo attenti: compassione – quello che sente Gesù – non è semplicemente sentire pietà; è di più! Significa con-patire, cioè immedesimarsi nella sofferenza altrui, al punto di prenderla su di sé. Così è Gesù: soffre insieme a noi, soffre con noi, soffre per noi. E il segno di questa compassione sono le numerose guarigioni da lui operate. Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre. Le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri, che non hanno il necessario per vivere. Noi parliamo spesso dei poveri. Ma quando parliamo dei poveri, sentiamo che quell’uomo, quella donna, quei bambini non hanno il necessario per vivere? Che non hanno da mangiare, non hanno da vestirsi, non hanno la possibilità di medicine… Anche che i bambini non hanno la possibilità di andare a scuola. E per questo, le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri che non hanno il necessario per vivere.Il secondo messaggio è la condivisione. Il primo è la compassione, quello che sentiva Gesù, il secondo la condivisione. È utile confrontare la reazione dei discepoli, di fronte alla gente stanca e affamata, con quella di Gesù. Sono diverse. I discepoli pensano che sia meglio congedarla, perché possa andare a procurarsi il cibo. Gesù invece dice: date loro voi stessi da mangiare. Due reazioni diverse, che riflettono due logiche opposte: i discepoli ragionano secondo il mondo, per cui ciascuno deve pensare a sé stesso; ragionano come se dicessero: “Arrangiatevi da soli”. Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione. Quante volte noi ci voltiamo da un’altra parte pur di non vedere i fratelli bisognosi! E questo guardare da un’altra parte è un modo educato per dire, in guanti bianchi, “arrangiatevi da soli”. E questo non è di Gesù: questo è egoismo. Se avesse congedato le folle, tante persone sarebbero rimaste senza mangiare. Invece quei pochi pani e pesci, condivisi e benedetti da Dio, bastarono per tutti.E attenzione! Non è una magia, è un “segno”: un segno che invita ad avere fede in Dio, Padre provvidente, il quale non ci fa mancare il “nostro pane quotidiano”, se noi sappiamo condividerlo come fratelli.Compassione, condivisione. E il terzo messaggio: il prodigio dei pani preannuncia l’Eucaristia.Lo si vede nel gesto di Gesù che “recitò la benedizione” (v. 19) prima di spezzare i pani e distribuirli alla gente. È lo stesso gesto che Gesù farà nell’Ultima Cena, quando istituirà il memoriale perpetuo del suo Sacrificio redentore. Nell’Eucaristia Gesù non dona un pane, ma il pane di vita eterna, dona Sé stesso, offrendosi al Padre per amore nostro. Ma noi dobbiamo andare all’Eucaristia con quei sentimenti di Gesù, cioè la compassione e quella volontà di condividere. Chi va all’Eucaristia senza avere compassione dei bisognosi e senza condividere, non si trova bene con Gesù.Compassione, condivisione, Eucaristia. Questo è il cammino che Gesù ci indica in questo Vangelo.Un cammino che ci porta ad affrontare con fraternità i bisogni di questo mondo, ma che ci conduce oltre questo mondo, perché parte da Dio Padre e ritorna a Lui.

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Una proposta per la preghiera dei fedeli:Preghiamo insieme e diciamo: consola il Tuo popolo oh Signore.In questo tempo di angoscia e di paura sostieni il Papa Francesco, il Vescovo Carlo, i sacerdoti, i diaconi, i catechisti e gli animatori della carità, affinché continuino a confortare le comunità cristiane loro affidate con la luce del Vangelo. Per questo Ti preghiamo.Per noi cristiani riuniti intorno a questa Mensa Eucaristica, perché in questo tempo di Avvento, che ci prepara alla festa del Natale, seguendo l’appello di Giovanni Battista, intraprendiamo un cammino di conversione aprendoci di più alla gratuità e sforzandoci di essere più essenziali. Per questo Ti preghiamo.  Per coloro che si impegnano nell’amministrazione pubblica, perché non si dimentichino mai che la Politica è prima di tutto un servizio il cui scopo è costruire il bene comune e un mondo più fraterno. Per questo Ti preghiamo.Signore Ti preghiamo di confortare quanti vivono nell’angoscia, nella solitudine e nella sofferenza, perché trovino nel loro cammino fratelli e sorelle capaci di compassione e misericordia. Per questo Ti preghiamo.Affidiamo alla Tua misericordia le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti. Ti preghiamo di rincuorare i loro cari con la speranza che un giorno saremo tutti accolti nel Tuo Regno. Per questo Ti preghiamo.