Cormons: le due chiese di San Michele Arcangelo

Quante chiese dedicate a San Michele Arcangelo esistevano a Cormons?Fino ad oggi gli storici, che si sono cimentati a studiare la presenza delle chiese a Cormons, hanno sostenuto l’esistenza di una sola, che si trovava nella casa eretta dalla famiglia Ribisini e poi ceduta, a metà del Seicento, alla famiglia Nehaus e che si trovava nell’attuale via Cancelleria vecchia. Giovanni Battista Falzari (pre’ Tite), che per primo ha curato uno studio organico sulle chiese di Cormons pubblicato a puntate nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso sul bollettino del santuario di Rosa Mistica, qualche dubbio sull’ubicazione della chiesa deve averlo avuto perché scrive che “in una nota del 1605 è detta in cemeterio”. Ma il cimitero, che allora si trovava attorno alla parrocchiale, era un po’ distante da casa Nehaus.Alla fine Falzari, dopo aver ipotizzato altre sedi, sostiene che la chiesa di San Michele Arcangelo si trovava a casa Nehaus dove in un sottoportico trasformato in una officina meccanica vi erano tracce di affreschi. In effetti, chiusa l’officina e restaurato l’edificio, sono stati recuperati parte di due affreschi, che rappresentano uno San Michele Arcangelo e l’altro un crocifisso oggi visibili in una parete interna.Pre’ Tite aveva ragione perché la chiesa di San Michele era la cappella dominicale della famiglia Nehaus eretta dai Ribisini a metà del ’400, ma recenti studi portano a ritenere che a Cormons ci fosse una seconda chiesa intitolata a San Michele Arcangelo e che questa si trovasse sulla strada del cimitero come sosteneva l’atto del 1605. Questa tesi ora è avvalorata da una ricerca effettuata in questi ultimi mesi i cui risultati sono riportati nel libro “Cormons, storia e onomastica”, edito dalla Società Cormonese Austria e scritto da Maurizio Puntin, Giovanni Battista Panzera, Franco Femia e Mauro Belletti. Il libro verrà presentato dal giornalista Bruno Pizzul giovedì 1° ottobre, alle 20, nel centro pastorale “Mons. Giuseppe Trevisan”.Scavando tra archivi e documenti è stato trovato un atto notarile del 3 gennaio 1647, redatto dal notaio Sebastiano Colombicchio e riportato da Blasutic in “Memoriali cormonesi” (un manoscritto mai pubblicato), dove si legge che Andrea Piasenti cede a titolo di dote a sua sorella Giovannina sposata con Gian Giuseppe Locatelli una casa che si trovava nella piazza di Cormons e che confinava con la via pubblica, la Loggia comunale, la casa del nobile Locatelli e con la chiesa di San Michele. La Loggia comunale, che sorgeva dove oggi c’è il bar Rullo, era contigua alla via che portava al cimitero della parrocchiale come si nota anche in un una mappa riportata in “Vecchi ricordi cormonesi” di Costantino Cumano e che descrive come era nel Cinquecento l’attuale piazza XXIV Maggio.A sostenere ancor di più questa ipotesi c’è un altro atto notarile del 12 novembre 1669, sempre citato da Blasutic, in cui “Helena ved. bar. Del Mestri, nata Ribisina, coerede di suo padre Francesco Ribisino indica la chiesa di San Michele situata sopra il cimitero di S.to Adalberto”.La presenza di questa chiesa vicino al cimitero può spiegare la sua intitolazione a San Michele Arcangelo. Tale titolo veniva di solito dato a chiese, cappelle o ossari nei cimiteri perché San Michele Arcangelo, come sottolinea monsignor Mauro Belletti, era venerato come “psicopompo” (“conduttore delle anime”), cioè colui che “pesava” la vita dei defunti e li portava in paradiso. La chiesa probabilmente venne demolita con la ristrutturazione dell’area avvenuta all’inizio dell’Ottocento che comportò anche la demolizione della Loggia comunale.A quel tempo non esisteva più il cimitero, dismesso nel novembre 1784 per decisione dell’imperatore Giuseppe II che vietava il seppellimento dei morti nei cimiteri attorno alle chiese e anche nelle cripte interne alle chiese. Una parte del nuovo libro su Cormons, di 256 pagine corredato da numerose immagini anche d’epoca e da mappe del catasto giuseppine e del periodo napoleonico, è dedicata all’illustrazione dei toponimi esistenti nel vasto territorio comunale di Cormons. Si tratta di una ricerca di importante rilevanza, compiuta da Maurizio Puntin in modo organico e dettagliato come mai era stato fatto.Viene anche ricostruita l’etimologia del nome Cormons, che non ha ancora trovato negli studiosi unanimi consensi sebbene sia accertato, e il libro lo conferma, che sia di origine prelatina. Si citano le varie ricerche effettuate e le diverse tesi sostenute degli studiosi che vanno dalla radice gallica “carmo” (Giovanni Frau) a quella prelatina “Curm” (Cornelio C. Desinan) con una continuazione in “cormonìe); c’è poi una terza via di ricerca che ha individuato nell’origine gallica la radice “corm”. Mentre viene esclusa, e su questo tutti gli studiosi concordano, la derivazione dal latino “Cor Montium (cuore dei monti)” suggerita da alcuni letterati del primo Novecento e sposata poi dal regime fascista.Il volume ha una sua parte dedicata alla odonomastica, cioè alla storia delle strade di Cormons, Borgnano e Brazzano con le loro intitolazioni che cambiavano a seconda degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato il Novecento.L’attuale piazza XXIV Maggio, tanto per citare un caso, in 50 anni ha cambiato per sei volte nome. Nello scorrere delle vie ci si accorge che le donne sono le grandi dimenticate: solamente Caterina Percoto a Brazzano e Santa Fosca a Borgnano hanno strada che le ricorda.Infine il libro dedica spazio ai nomi, cognomi e soprannomi dal secolo XI al XX riguardanti Cormons e le sue frazioni.A conclusione c’è un capitolo su caffè, ristoranti, trattorie e alberghi che esistevano a Cormons. Una carrellata, dunque, di tanti ricordi dietro ad ognuno di questi ci sono le persone che hanno fatto la storia della comunità.