Insieme, da 60 anni

Ne risulta l’opportunità e la necessità di dare degli avvenimenti una prospettiva ed una interpretazione tale da consentire anche ai meno provveduti un orientamento alla formazione di un’opinione che si inquadri nelle esigenze della vita comunitaria, nella precisa volontà di compiere un considerevole e doveroso servizio realizzando la visuale giusta degli avvenimenti” (dal primo editoriale di Voce Isontina, 16 febbraio 1964)

Fra poco più di un anno, l’8 febbraio 2025, prenderanno ufficialmente il via le manifestazioni che vedranno Nova Gorica condividere con Gorizia l’esperienza di Capitale europea della cultura.
Mi pare davvero significativo che l’ultimo periodo di avvicinamento a questa data, venga in qualche modo “accompagnato” dal ricordo dei 60 anni dalla pubblicazione del primo numero di Voce Isontina, avvenuto il 16 febbraio 1964.
L’allora arcivescovo mons. Andrea Pangrazio, sin dal suo arrivo in diocesi e sulla scia dei cambiamenti che la Chiesa stava vivendo in quegli anni segnati dal Vaticano II, aveva voluto dare nuovo rilievo alla stampa diocesana. A fine 1963 era stato approvato il Decreto conciliare “Inter mirifica” sugli strumenti della Comunicazione sociale ed il settimanale diocesano si proponeva non solo come strumento di informazione ma anche “sorgente di cultura”. Un impegno di “essere” (prima ancora che di “fare”) cultura grazie al quale l’Isontino stavauscendo dall’isolamento in cui era stato relegato dal primo muro di confine imposto in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Gorizia diveniva un laboratorio per tutto il Continente per dimostrare che le divisioni erano solo un accidente temporaneo e che le reciproche diffidenze potevano essere nuovamente superate nel luogo dove per secoli, grazie all’eredità aquileiese, popoli di lingue, cultura, religione diverse avevano saputo incontrarsi, facendo nascere da quell’incontro un arricchimento reciproco.
In questi 60 anni possiamo davvero dire che n’è passata tanta di acqua sotto i ponti che uniscono le rive dell’Isonzo. Anche con il mutare delle tecnologie, Voce Isontina rimane uno strumento fondamentale per la nostra Chiesa diocesana non solo nel raccontare se stessa ma anche per mettersi in ascolto e sviluppare un dialogo sempre più intenso e proficuo con il territorio.
Ed in un tempo sinodale come quello che stiamo vivendo è questo è il mandato che affidiamo ai giornalisti ed ai collaboratori di Voce Isontina anche in questo 60° anno di attività.
+ Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo