50 anni fa l’inaugurazione della chiesa di S. Stefano

Il 1968 è stato ricco di novità e di manifestazioni a Ronchi: tra le altre, ricordiamo volentieri, la benedizione ed inaugurazione della nuova chiesa di S.Stefano nuovo. La realizzazione -nata a cavallo degli annoi cinquanta e sessanta e poi solennizzata dal grande  progetto di costruzione di nuove chiese che ha animato il servizio pastorale dei vescovi monsignor Giacinto Ambrosi (1951 – 1962) e di monsignor Andrea Pangrazio (1962 – 1967) – aveva preso corpo fra il 1967 ed il 1968: era stato lo stesso arcivescovo Pangrazio, nominato segretario della Conferenza episcopale dei vescovi italiani, a benedire la prima pietra appunto a conclusione del mandato nel gennaio del 1967. Le attese della diocesi – dopo il tempo della ricostruzione – erano di pari passo con il boom economico e le prospettive di aumento della popolazione: per Gorizia si parlava di una città di sessanta-ottantamila persone e, nel monfalconese, era previsto un aumento per la città dei cantieri (con la realizzazione di nuove parrocchie e la costruzione di tre chiese, S.Giuseppe, SS Redentore e S. Nicolò). A Ronchi invece si era parlato e con grande entusiasmo di altre tre chiese: S.Stefano nuovo a Vermegliano, appunto, e poi Maria Madre della Chiesa nel rione della SS Trinità e Santa Domenica a Selz. Un vero e proprio progetto, con tante attese e speranze e un impegno che ha riguardato i sacerdoti e le comunità. A metù degli anni sessanta era nata la parrocchia di S.Stefano a Vermegliano, sede dell’antica cappellania; don Attilio Della Mora era diventato il primo parroco. A lui ed a monsignor Mario Virgulin, parroco di S.Lorenzo la chiesa madre, era stato affidato il compito di trovare i mezzi per la nuova costruzione. In quella grande stagione la risposta fu corale: una grande adesione al progetto e un impegno sottoscritto da tante famiglie che , mese dopo mese, hanno raccolto il denaro per pagare i mutui e i lavori. Una risposta corale: le giovani famiglie e la gente anziana ha risposto con uguale entusiasmo, andando oltre alle divisioni ideologiche. La chiesa di S.Stefano nuovo -opera dell’architetto   – è stata sentita da tutti come una questione di ogni abitante e di ogni famiglia di Vermegliano. La sottoscrizione ha esaurito il suo compito solo dopo molti anni e, per la verità, ora supporta anche il pagamento dei mutui per l’opera di restauro portata a termine una decina di anni orsono. Le dimensioni della realizzazione facevano problema già in quegli anni…La festa di domenica 22 giugno 1968 vedeva la presenza dell’arcivescovo Pietro Cocolin, della gente di Vermegliano e di Ronchi, dei sacerdoti del decanato; erano presenti anche i due diaconi, Lorenzo Boscarol e Luigi Fontanot, cittadini di Ronchi e nati tutti e due a Vermegliano, che avevano ricevuto il diaconato nell’ultimo giorno dell’anno scolastico in Seminario e si preparavano nel mese di settembre ed ottobre a celebrare la prima messa. Una festa di popolo per una chiesa di popolo. Oggi le esigenze e le responsabilità sono altre ma tutte dentro a quella comune vocazione alla partecipazione.  Senza dubbio con nuove scelte per il futuro.