L’arcivescovo incontra il mondo del lavoro

L’arcivescovo mons. Carlo Redaelli, a nome della Chiesa goriziana, la prossima settimana incontrerà il mondo del lavoro. Aziende e fabbriche vivranno insieme un momento di saluto e di incontro: al centro di tutto la dignità del lavoro che si trasformerà in testimonianza per quanti intraprendono e per quanti, attraverso il lavoro, realizzano la loro vita e sono aperti alla solidarietà ed al bene comune.Una iniziativa tradizionale che in diocesi ha visto la presenza dell’arcivescovo in tempi lontani e che, con le nuove situazioni, si rinnova diventando appunto un appuntamento di solidarietà, di scambio di esperienze e di riconoscimento in tempi profondamente rinnovati. La visita dell’arcivescovo in occasione della Pasqua diventa un motivo in più per cogliere la stretta relazione tra chiesa e società, la centralità del lavoro come collaborazione al progetto di Dio e costruzione di comunità unite e solidali, come esperienza di vita di ogni persona.In particolare, l’arcivescovo sarà lunedì 26 marzo alle officine SBE a Monfalcone celebrando la Messa, alla Blueline di Monfalcone e celebrerà la Messa anche alla Centrale A2A; nel pomeriggio visiterà a Cervignano la Friul Air, a Fiumicello l’Azienda Feresin, la Ideal e la azienda Petrini di Ronchi.Invece nella giornata di martedì 27 celebrerà la Messa all’ex Ansaldo; visiterà la Fogal a Ronchi e incontrerà la comunità dell’Azienda del Porto a Monfalcone; nel pomeriggio a Gorizia visiterà la comunità del lavoro della Soteco e della Coveme a Gorizia.Infine, nella giornata di mercoledì celebrerà la Messa nella Mensa della Fincantieri a Monfalcone; visiterà la Modi a Ronchi e successivamente la Cartiera del Timavo di Sistiana. Nel pomeriggio sarà a Gradisca nell’azienda Bortoluzzi, alle Latterie Montanari e all’azienda Cortem Elfit a Villesse.Nel mese di aprile celebrerà la Pasqua alla Leonardo e alla MW di Ronchi.Come occasione di riflessione ed approfondimento proponiamo i passi centrali dell’omelia che il vescovo Carlo ha tenuto lunedì 19 marzo, a Chiopris Viscone, nel corso dell’incontro avuto con gli artigiani.

Il mondo del lavoro oggi è particolarmente complesso. In particolare si sono accentuate le tensioni tra diverse esigenze che non è per nulla facile contemperare e la cui corretta impostazione spesso supera le possibilità non solo di un singolo operatore, ma anche di una nazione e persino di istanze sovranazionali. Ne accenno alcune. Si può ricordare, per esempio, la tensione tra l’esigenza di tutelare l’ambiente, sia nella sua salubrità, sia persino nel suo fatto estetico di paesaggio e contemporaneamente la necessità di garantire il lavoro, senza la pretesa che avvenga a impatto zero sulla realtà circostante o che non sia necessaria una saggia e concreta valutazione tra costi e benefici. O ancora, esiste da una parte l’urgenza di attenersi alle norme con precisione e scrupolo e anche di farle osservare con rigore e dall’altra l’impegno a evitare che adempimenti burocratici eccessivi o interventi formalmente corretti, ma sproporzionati, di chi deve controllare e reprimere illeciti, non blocchino attività lavorative sostanzialmente sane o con problemi facilmente risolvibili. Pensiamo poi alla necessità, come si usa dire, di “stare sul mercato globale” affrontando una sempre più combattiva concorrenza, ma questo non può comportare ritmi di lavoro insostenibili, salari non dignitosi, sfruttamento di lavoratori, scelte non corrette circa mezzi e risorse. Altra tensione può esserci tra la valorizzazione di chi ha capacità imprenditoriali, da retribuire giustamente, e la sua responsabilità verso l’impresa, che è composta non solo dall’imprenditore ma anche dai dipendenti, dai fornitori, dai clienti. Una responsabilità che è anche verso il contesto sociale in cui l’impresa è inserita, realtà da rispettare e arricchire (contesto che, a sua volta, deve vedere l’impresa non quasi come un fastidio, ma come una risorsa ultimamente a servizio del bene e della prosperità comune). Non va poi dimenticato il grave problema dei giovani e del loro difficile ingresso nel mondo del lavoro e la non facile composizione di questa esigenza con la tutela di chi è più anziano e non riesce ad andare in pensione. Concludo, infine, riferendomi alla complessa dialettica tra la tutela del prodotto locale (soprattutto se tipico) e la necessità di evitare misure protezionistiche di chiusura come pure la scelta di modelli di sviluppo e di commercio che penalizzino le economie più deboli (è facile, a proposito dei migranti, dire: “stiano a casa loro” o, più elegantemente, “aiutiamoli a casa loro”, ma se poi, per esempio, non si acquistano i loro prodotti non si favorisce certo uno sviluppo economico dei loro paesi).Come potete osservare, anche solo i problemi che ho accennato, dimenticandone sicuramente altri, sono difficili e complessi e coinvolgono scenari che superano il nostro contestoregionale e persino l’economia della nostra nazione. Sono comunque una sfida da affrontare con coraggio perché a noi è chiesto di vivere oggi e di mettere in gioco oggi le nostre responsabilità. L’augurio e l’auspicio è di trovare nella fede, nell’esempio e nell’intercessione di san Giuseppe, la forza per individuare le strade giuste nel rispetto della dignità di tutte le persone coinvolte, nella valorizzazione del lavoro, nella tutela di questo mondo che Dio ha affidato alle nostre mani. Così potremo contribuire almeno un poco a rendere il mondo migliore. Ed è ciò che alla fine conta.L’omelia integrale può essere letta sul sito diocesano al link:www.gorizia.chiesacattolica.it/wd-interventi-vesc/3610